Il problema della dispersione scolastica è uno dei più gravi che affliggono le scuole di tutto il mondo, compresa purtroppo anche quella italiana. Stando ai dati dell’Eurostat, nel 2002 la dispersione riguardante le scuole secondarie di primo e secondo grado in Italia era pari al 24%, mentre oggi è scesa all’11,5%. Questo, dunque, costituisce un notevole passo avanti, ma il nostro Paese rimane ancora indietro rispetto alla media europea, che è rilevata pari al 9,6% e punta a raggiungere il 9% nel 2030.
Questi dati medi, però, presentano per l’Italia una pericolosa disparità tra il Nord, dove la dispersione è attualmente già calcolata sotto il 10%, e il Sud, dove raggiunge punte massime in Campania e Sicilia pari rispettivamente al 16% e al 21%.
Se a questi dati si sommano poi quelli relativi al cosiddetto “analfabetismo di ritorno”, anch’essi preoccupanti, ci si rende conto che la situazione è ancora assai lontana dalla soluzione positiva. Infatti, nel 2019 era pari al 30% il dato degli analfabeti di ritorno, definiti come «quelle persone che, se pur siano state scolarizzate, col tempo, perdono le competenze acquisite evidenziando, di fatto, difficoltà nella lettura e scrittura. Ciò avviene, principalmente, per il mancato esercizio di quelle stesse competenze alfanumeriche, apprese e lasciate lì in un angolo, negli anni, senza attenzioni né cure».
Per contrastare questo fenomeno negativo, l’Europa è intervenuta tra l’altro con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e l’Italia, per il 2024, ha destinato al problema già 750 milioni per le scuole statali secondarie di primo e secondo grado e 40 milioni per i CPIA (Centri Provinciali di Istruzione per Adulti). Ora, inoltre, il Ministero ha stanziato altri 45 milioni a favore delle scuole paritarie.
La dispersione scolastica riguarda in particolare anche gli studenti con disabilità, con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) e con ulteriori BES (Bisogni Educativi Speciali). È opportuno, pertanto, che le famiglie, e anche quelle di studenti con disabilità, chiedano ai dirigenti scolastici della scuola secondaria di primo e secondo grado cui l’alunno o lo studente si è iscritto o dovrebbe iscriversi, di aderire al bando del Ministero, predisponendo un progetto di lotta alla dispersione scolastica con relativa proposta di budget. Troppo spesso, infatti, le famiglie, dopo la terza media, tendono a mandare i propri figli con disabilità presso centri diurni o, peggio ancora, in centri residenziali, disattendendo così all’obbligo scolastico e violando il diritto alla loro inclusione scolastica.
Il presente contributo è già apparso nella testata «La Tecnica della Scuola» e viene qui ripreso, con alcune modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.
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