«Questa Sentenza è un duro colpo per i diritti degli studenti con disabilità, rischiando di minare i diritti costituzionalmente garantiti e rappresentando un grave passo indietro nella tutela dei diritti fondamentali»: è duro il commento della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) su quanto sancito dal Consiglio di Stato, con la recente Sentenza 7089/24, che innanzitutto, secondo la Federazione, «nega il diritto all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione, declassato ad un semplice interesse legittimo e subordinato alle disponibilità di bilancio degli Enti Locali, ciò che contrasta apertamente con la giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale, tra cui la nota Sentenza 275/16».
«Nello stabilire poi che le richieste del PEI (Piano Educativo Individualizzato) possono essere disattese dai Dirigenti Scolastici e dagli Uffici Scolastici Regionali – proseguono dalla Federazione -, la Sentenza si pone in contrasto con la precedente Sentenza dello stesso Consiglio di Stato 2023/17, che aveva riconosciuto l’autorità esclusiva del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione) nella determinazione del PEI».
«E infine – concludono dalla Federazione – si evidenzia una visione distorta del concetto di “accomodamento ragionevole” previsto dall’articolo 3, comma 2 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, in quanto la Sentenza sostiene che qualsiasi intervento volto a garantire il diritto all’autonomia e alla comunicazione rappresenti un onere finanziario spropositato».
«Di fronte a queste gravi incongruenze – afferma Vincenzo Falabella, presidente della FISH – e al palese conflitto con la precedente giurisprudenza della Corte Costituzionale e dello stesso Consiglio di Stato, auspichiamo con forza che venga convocata al più presto un’adunanza generale del Consiglio di Stato stesso affinché sia adottato un orientamento coerente e rispettoso dei diritti degli studenti e studentesse con disabilità, ristabilendo la piena tutela di diritti che non possono e non devono essere soggetti a interpretazioni riduttive o condizionamenti di natura economica. Questo pronunciamento, infatti, fa arretrare in termini culturali il nostro Paese». (S.B.)
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