Torino deve diventare realmente una città a misura di tutti

«È particolarmente frustrante – scrive tra l’altro Giovanni Ferrero – notare che, sulla carta, la città di Torino ha tutte le potenzialità per diventare un modello di riferimento a livello nazionale visto che per molti aspetti è un passo avanti rispetto ad altre realtà urbane e mancherebbe davvero poco per compiere l’ultimo miglio e diventare un esempio per tutto il Paese. Per fare il salto di qualità definitivo, però, è urgente passare dalle buone intenzioni all’azione, creando una città realmente adatta non solo a chi ha limitazioni di qualunque genere, ma a tutte le stagioni della vita»

Torino oggi si presenta come una città dinamica e inclusiva, erede di storici e importanti primati sociali, e soprattutto paladina dei diritti, ma sebbene siano stati compiuti progressi significativi in àmbiti strategici come la mobilità sostenibile e l’organizzazione di grandi eventi, molti dei quali di respiro internazionale, sul suo territorio persiste una giungla impenetrabile di barriere architettoniche che limitano la vita di molti cittadini.
La città da una parte si distingue per una maggiore sensibilità verso i temi dell’accessibilità, dall’altra parte, però, vanta dati molto negativi rispetto agli spazi non accessibili.

Guardando ad altri contesti metropolitani, se muoversi con una carrozzina a Milano o Roma è spesso un’impresa ardua, a Torino lo è forse un po’ meno, ma siamo ancora lontani dall’attuazione di un piano che elimini tutte le barriere esistenti.
È particolarmente frustrante notare che, sulla carta, la città ha tutte le potenzialità per diventare un modello di riferimento a livello nazionale visto che Torino è, per molti aspetti, un passo avanti rispetto ad altre realtà urbane e mancherebbe davvero poco per compiere l’ultimo miglio e diventare un esempio per tutto il Paese.

Per fare il salto di qualità definitivo, è urgente passare dalle buone intenzioni all’azione, creando una città realmente adatta non solo a chi ha limitazioni di qualunque genere, ma a tutte le stagioni della vita. Gli ultimi dati ISTAT evidenziano che gli under 30 rappresentano il 20,3% e gli ultrasessantacinquenni il 25,9% della popolazione, un dato che rende ancora più urgente un intervento complessivo.
Torino, grazie all’organizzazione continua di grandi eventi e all’impegno in iniziative già radicate che l’hanno posta al centro dell’attenzione nazionale e internazionale, non può che porsi obiettivi sempre più ambiziosi. Tra questi, l’obiettivo primario dev’essere quello di diventare una città per tutti, per qualunque età e condizione. È necessario guardare oltre i confini nazionali, ma anche fare i conti con il presente.
In questo senso, è importante segnalare alcuni campanelli d’allarme che non possono essere ignorati. Recentemente, la nostra organizzazione [CPD-Consulta per le Persone in Difficoltà, N.d.R.] ha rilevato che il 75% degli esercizi commerciali torinesi è totalmente inaccessibile, con scale ripide, porte strette e marciapiedi dissestati che rappresentano ostacoli quotidiani per migliaia di persone. Immaginate di non poter entrare in un negozio, di dover rinunciare a un caffè con gli amici o di dover chiedere aiuto per attraversare la strada. O ancora, immaginate cosa significhi per una persona con difficoltà motorie avere un ascensore non funzionante per mesi, come recentemente denunciato da Luciana Littizzetto riguardo alla situazione della propria madre.
Le testimonianze dei torinesi che evidenziano una città che fatica a essere inclusiva e accogliente purtroppo si sprecano.

Questa è la triste realtà per molte persone con disabilità, anziane o con difficoltà motorie, ma ancora più preoccupante è il silenzio dell’amministrazione locale, delle istituzioni, delle organizzazioni di settore e dei rappresentanti del commercio, che non hanno fornito alcuna risposta né si sono espressi pubblicamente riguardo a questa grave situazione.
Chiediamo quindi che queste risposte arrivino al più presto e che finalmente si mettano in atto iniziative concrete. Per trasformare Torino in una città realmente a misura di tutti, è necessario l’impegno di ogni componente delle istituzioni e della società civile, con un approccio multidisciplinare che dia vita a soluzioni fondamentali, sintetizzabili nei seguenti punti:
Mobilità per tutti: investire in infrastrutture accessibili, come percorsi pedonali sicuri, trasporti pubblici efficienti e servizi di bike e car sharing inclusivi.
Spazi pubblici inclusivi: rendere accessibili musei, parchi, biblioteche e altri spazi pubblici, garantendo l’uso di tecnologie assistive e la presenza di personale qualificato.
Eventi per tutti: organizzare eventi culturali e sportivi che tengano conto delle esigenze di tutte le persone, con servizi di assistenza e informazioni chiare.
Turismo accessibile: promuovere Torino come destinazione turistica inclusiva, offrendo pacchetti turistici accessibili e formando il personale degli alberghi e dei ristoranti.
Collaborazione tra pubblico e privato: coinvolgere aziende, associazioni e cittadini nella creazione di una rete di servizi e iniziative a favore dell’accessibilità.
Solo attraverso l’applicazione di queste soluzioni, Torino potrà cogliere l’opportunità unica di diventare un modello per il Paese e per altre città europee, sviluppando un processo che metta al centro la persona, in tutte le sue sfaccettature.

Torino può e deve fare di più. Il mio appello, insieme a quello della CPD, è rivolto a tutta la città: è ora di dire basta ai limiti alla libertà di movimento e di investire in una città davvero accessibile a tutti, dove ognuno possa sentirsi a casa.
Come diceva Paolo Osiride Ferrero, storico presidente della CPD: «Cosa mi dà più fastidio? Chi, potendo migliorare la vita delle persone con disabilità, non lo fa per indifferenza o pigrizia».

Direttore della CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà).

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