Si è conclusa il 10 luglio scorso la terza fase della campagna itinerante L’inclusione si fa solo insieme, che abbiamo definito a suo tempo come un vero e proprio “giro della Lombardia” di oltre novanta tappe, con focus group ed eventi di formazione e informazione, per presentare alla maggior parte delle persone la Legge Regionale della Lombardia 25/22 (Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità), facendo emergere quali possano essere i cambiamenti possibili per renderne effettiva l’implementazione.
L’iniziativa – promossa dalla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e realizzata in collaborazione con CSVnet Lombardia, la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), il Forum del Terzo Settore Lombardia e il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca – ha preso il via nella primavera del 2023 e ha portato in totale a svolgere 98 incontri che hanno toccato tutte le Province della Lombardia tra focus group (46), seminari pubblici (23), incontri di formazione, convegni e presentazioni. Ad essi si sono aggiunti un evento svoltosi ad Asti e un webinar realizzato in collaborazione con la FISH Calabria. Complessivamente, dunque, hanno partecipato agli incontri poco più di 3.000 persone.
«Obiettivo dell’iniziativa – sottolineano dalla LEDHA – è segnatamente quello di presentare la Legge 25/22 al maggior numero di persone e di realtà territoriali possibili, costituendo al tempo stesso un’occasione per un dialogo aperto con cittadine e cittadini, Comuni, ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali), associazioni, enti gestori di servizi e anche direttamente con persone con disabilità, familiari, operatori e volontari, per mettere a fuoco i problemi e valorizzare le esperienze già attive nella promozione del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità che vivono in Lombardia». A tal proposito, dunque, sono stati somministrati dei questionari ai partecipanti, cui hanno risposto in totale 500 persone, chiedendo una valutazione su alcuni aspetti della vita delle persone con disabilità nel territorio di appartenenza, come il tasso di inclusività, la “quantità” delle prestazioni e dei sostegni disponibili per le persone con disabilità e una valutazione rispetto alle possibilità delle stesse persone con disabilità di poter o meno scegliere dove e con chi vivere.
«Analizzando i dati raccolti – si legge nel report con cui la LEDHA ha fotografato l’andamento della campagna – si può notare come il welfare sociale lombardo appaia non adeguato alle esigenze delle persone con disabilità, ma anche che quanto esistente possa risultare il punto di partenza per creare un welfare inclusivo. Emerge in sostanza la necessità di un incremento tanto quantitativo che qualitativo, capace di stabilizzare e sviluppare le collaborazioni già esistenti, di superare la frammentazione degli interventi e avviare azioni capaci di contrastare l’isolamento e la solitudine delle persone con disabilità. Particolarmente significative, a questo proposito, appaiono le richieste di riforma dell’attuale sistema dei servizi domiciliari, semiresidenziali e residenziali».
Un quadro analogo è emerso dalla restituzione dei partecipanti ai focus group (45 in tutto, organizzati in 38 città diverse) cui hanno partecipato circa 600 persone che nel 48% dei casi fanno parte di enti pubblici e nel 47% di enti del privato sociale. «“Complessità” e “fatica” – dicono dalla LEDHA – sono i due termini maggiormente utilizzati per definire la vita delle persone con disabilità nei propri territori. Rispetto ai questionari, infatti, emerge con maggior forza la parola “fatica” e viene confermata la descrizione della condizione delle persone con disabilità come segnata dalla “solitudine” e dalla “frammentazione”. Tra le parole positive si trovano invece “evoluzione” e “opportunità”».
In merito allo stato di salute del sistema di welfare sociale locale, all’interno dei focus group sono prevalse le osservazioni critiche e quindi le segnalazioni dei problemi e dei disagi vissuti dalle persone con disabilità, dai familiari e dagli operatori. «Non sono mancati, tuttavia – ricordano dalla Federazione lombarda -, gli interventi che in apertura mettevano comunque in risalto i “grandi passi in avanti” compiuti e anche il fatto che il mondo della disabilità stia vivendo una fase “vivace” e “di fermento”, così come gli apprezzamenti per l’esistenza di una “rete” fra i diversi attori del welfare sociale territoriale».
«Nel complesso – è la conclusione della LEDHA -, il punto di vista delle persone coinvolte nei focus group sembra confermare come i sostegni offerti dall’attuale modello di welfare consentano a molte persone con disabilità (ma non certo a tutte) di trovare risposte ai propri bisogni assistenziali, ma con ancora il deciso supporto dei propri familiari. Un complesso di interventi, servizi e prestazioni che appare però non adeguato a promuovere e rispettare non solo il diritto all’indipendenza e all’inclusione sociale ma anche la semplice partecipazione di molte persone con disabilità alle scelte che riguardano le loro esistenze». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.
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