Toccante è questa nostra chiacchierata con Daniele Matterazzo, trentaquattrenne padovano, a pochi giorni dal suo ritorno dalla traversata in solitaria della Groenlandia Ovest, The Polar Route. Le sue parole sono intrise di soddisfazione, orgoglio e felicità.
Daniele non è un escursionista qualunque, all’età di 15 anni, in seguito a un grave incidente stradale, ha compromesso seriamente l’utilizzo della spalla, dell’avambraccio e della mano sinistra, rischiandone l’amputazione. A 15 anni di distanza dal drammatico infortunio, Matterazzo è riuscito ad accettare e a “superare” la propria disabilità, con cui convive tuttora, facendo lunghi tragitti a piedi in solitaria per terre remote, durante i quali ritrova il coraggio di mettersi in gioco e sfidare se stesso. Tra il 2020 e il 2021 ha compiuto i suoi primi importanti cammini, Santiago e la Via Francigena; si è poi dedicato ad attraversate impegnative nell’Europa del Nord: Svezia, Irlanda, Lapponia e lo scorso gennaio ha percorso l’Islanda da nord a sud di cui abbiamo parlato nel blog InVisibili del «Corriere della Sera.it» (a questo link).
Si può affermare che la scelta dell’ultima meta, la Groenlandia appunto, sia stata da parte di Daniele una decisione abbastanza azzardata. È l’isola più grande del mondo, ma, allo stesso tempo, la meno popolata; un territorio decisamente primordiale, costituita da elementi naturali poco consoni all’uomo, come l’80% della superficie ricoperta da ghiaccio, solamente 56 chilometri di strade in tutta la nazione e pochissimi centri urbani, concentrati, per lo più, sulle coste. Sicuramente una traversata in un simile contesto non è facile per nessuna persona “normodotata”, immaginiamo per Daniele, che ha una mobilità, e quindi un’attività, alquanto ridotta dell’arto superiore sinistro. Il nostro esploratore è riuscito a trovare degli accorgimenti e delle strategie, grazie alle quali è stato in grado di portare a termine la sua impresa in completa autonomia.
Daniele, sei tornato a casa da pochi giorni, come ti senti, sensazioni, emozioni? Se dovessi fare un bilancio del tuo viaggio in Groenlandia, qual è?
«Sicuramente è stata un’ulteriore avventura positiva e arricchente da aggiungere all’elenco delle esperienze vissute, anche se devo ancora sedimentare buona parte di ciò che è stato. Ho notato di essere ritornato con una maggiore motivazione. Riprendendo i miei allenamenti settimanali, mi sono reso conto di metterci molto più impegno e costanza. Il bilancio finale dell’esperienza lo definirei neutro anche se positivo: un’avventura molto simile a quelle precedenti che ho fatto nel Nord Europa per diversi aspetti, paesaggio, meteo, tracciato e condizioni di cammino. In particolare, l’ho trovata alquanto simile alla Lapponia Svedese, dove ero stato due anni fa. Mi aspettavo molto di più da questa attraversata, sono sincero, ma mi sono reso conto di essere partito con troppe aspettative… e si sa che le aspettative non sono mai buoni compagni di avventura. Il lato sfidante è venuto un po’ a mancare; bene o male erano tutti aspetti che avevo già vissuto. L’unico brivido e differenza esclusiva di questo percorso era sapere di essere nella terra dell’orso bianco, che potenzialmente avrei potuto incontrare lungo il mio tragitto».
La scelta di affrontare l’attraversata del Groenlandia non è sicuramente alla portata di tutti e non è così scontata. Perché hai deciso di affrontare questo viaggio? Quali accorgimenti e ausili hai utilizzato?
«La Groenlandia era un sogno nel cassetto, era una di quelle terre nordiche che non vedevo l’ora di scoprire quanto prima. Mi affascinava molto la sua posizione; il fatto che per l’80% fosse ricoperta da ghiacci; la sua parte cosi remota e selvaggia in un territorio incontaminato ricco di fauna artica. Possedeva fattori e caratteristiche affascinanti che speravo fossero e divenissero proprio il valore aggiunto che avrebbe differenziato questa avventura dalle precedenti.
Gli accorgimenti e gli ausili utilizzati sono stati quasi nulli, nulla di nuovo, se non aver tentato di attraversare un grande lago con una canoa, utilizzando una fascia elastica per simulare la presa della mano sinistra nell’afferrare la pagaia. Tentativo finito irrimediabilmente male, visto che dopo solo una decina di metri, ho perso il baricentro della canoa e ho iniziato ad imbarcare acqua da un lato, bagnandomi e bagnando lo zaino. Fortunatamente, il tutto è accaduto non troppo lontano dalla costa… non oso immaginare cosa sarebbe successo se fosse capitato in centro lago…».
Durante il viaggio c’è stato un momento particolarmente difficile in cui hai pensato di abbandonare tutto?
«I momenti difficili sono stati diversi, ma, per fortuna, non ho mai pensato di abbandonare tutto e tornare a casa. Scelgo e intendo sempre portare a compimento i miei progetti nel bene o nel male. Anche se avessi voluto… non è mai così semplice abbandonare fisicamente questi percorsi una volta iniziati, non avendo centri abitati nelle vicinanze e non incontrando mai vie di fuga fino all’arrivo. Abbandonare queste tipologie di attraversate è possibile unicamente servendosi dell’intervento di soccorritori e dell’elicottero, intervento che posso eventualmente avvertire e richiedere per mezzo di strumentazioni satellitari e pagando grosse somme di denaro. La grande difficoltà di questa avventura è stata dettata dal terreno calpestabile che per centinaia di chilometri non presentava mai un vero e proprio fondo stabile e asciutto, ma continui acquitrini costanti riversati su muschi e vegetazione in cui si sprofondava a ogni passo con estrema facilità, con i piedi bagnati, rimasti cosi dall’inizio alla fine del percorso».
Qual è la cosa più bella del viaggio che ti sei portato a casa?
«Maggiore motivazione, determinazione e costanza. È ancora presto per dirlo, ma sono stati aspetti riconosciuti fin da subito e che ho messo in pratica fin dal primo giorno, una volta tornato».
Hai già in mente la prossima meta?
«Certamente. Ho una lunga lista di terre e nuove avventure da voler scoprire da programmare nel tempo, in base alla preparazione e alle esperienze accumulate. Le prossime avventure immagino saranno svolte in stagioni diverse da quelle finora usufruite (estate), andando così a ricercare volutamente nuove condizioni, situazioni e difficoltà finora non ancora vissute. Il tempo e la volontà mi sapranno consigliare e indirizzare, ma non nego possano nascere nuovi intenti e sfide personali, non solo legate a lunghe attraversate a piedi, a partire già dal 2025. Ho già qualche idea in proposito, ma non mi sbilancio ad annunciare ancora nulla».