La FNP CISL Pensionati Veneto, articolazione veneta della Federazione Nazionale Pensionati del Sindacato CISL, ha reso noti gli esiti dell’indagine denominata Caregiver in Veneto: avere cura di chi ha cura, rivolta ai propri iscritti e alle proprie iscritte, e finalizzata a sondare la condizione del caregiver familiari nel territorio regionale. Alla rilevazione, condotta nei mesi scorsi, hanno risposto poco meno di 1.000 persone, di cui quasi 500 caregiver. Il 57,6% del campione è costituto da donne, il 42,4% da uomini.
Dall’indagine (il cui rapporto di ricerca è disponibile a questo link) è emerso che l’83,6% dei/delle caregiver familiari si sente abbandonato/a dalle Istituzioni, dalle quali ritiene di ricevere poco o nessun sostegno; che il 70,4% afferma di avere bisogno di aiuto per svolgere l’attività di caregiver, ma il 59% si ritrova a fare tutto da solo/a: non ha, ad esempio, altre forme di supporto come una badante o l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Mentre l’87% non si appoggia a una rete sociale esterna, come il volontariato. Il 55,9%, inoltre, ritiene pesante o molto pesante prendersi cura del proprio familiare, con il rischio di ammalarsi a sua volta: il 46,2% dichiara peggioramenti nella propria salute fisica, e il 53,8% nella propria salute mentale. Quasi la metà, infine, il 46,6%, ha dovuto lasciare il lavoro o lo studio per fare il caregiver.
«Le difficoltà espresse dai nostri iscritti nascono dalla mancanza di una normativa nazionale e regionale che regoli in modo uniforme e universale i diritti e i doveri dei caregiver familiari – commenta Tina Cupani, segretaria generale della FNP Veneto –. La disabilità e quindi la non autosufficienza hanno diverse forme: si può nascere con una disabilità, ci può essere un evento improvviso che la determina o si può sviluppare nel processo di invecchiamento. Il comune denominatore è che essa ricade in primo luogo sulle famiglie, e non saper dove “sbattere la testa” è il primo ostacolo, da cui scaturiscono gli altri».
La distribuzione del questionario è avvenuta esclusivamente tra gli iscritti alla FNP Veneto, precisano dal Sindacato, allo scopo di indagare come stanno i caregiver familiari in una popolazione con un’età mediamente alta, quindi di anziani che per lo più assistono altri anziani. Infatti, gli assistiti sono per il 59,7% i propri genitori, il 15,1% si occupa del coniuge o del partner, mentre il 5,5% dei/delle caregiver si prende cura di fratelli-sorelle, e il 4% dei suoceri. Il 27,9% dedica tra le 10 e le 20 ore settimanali all’assistenza del proprio congiunto, mentre per il 22,9% l’impegno è di oltre 40 ore settimanali, praticamente un “lavoro” a tempo pieno.
«I caregiver familiari – sottolinea ancora Cupani – sono i “grandi invisibili” del welfare: al momento l’unica definizione di caregiver in Italia è quella scritta nella Legge di Bilancio per il 2018 [contenuta nell’articolo 1, comma 255* della Legge 205/17, N.d.R.] che, sostanzialmente, parla di assistenza gratuita e volontaria a un familiare non autosufficiente riconosciuto invalido. In base a questa definizione vengono erogate delle indennità: sono soldi del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza ripartiti per le Regioni, che poi li distribuiscono generalmente con bandi».
«Tuttavia – argomenta ancora Cupiani – ci sono diverse discrepanze tra questa definizione e la realtà, realtà in cui, per esempio, ci si può ritrovare a essere caregiver all’improvviso».
Ma tutelare i/le caregiver, cioè avere cura di chi si prende cura, va oltre la mera erogazione di sostegni economici. Ad esempio, l’Emilia Romagna è stata la prima a dotarsi nel 2014 di una Legge Regionale (2/14), dopodiché hanno provveduto altre dieci Regioni, ma non il Veneto. «In Emilia Romagna hanno costruito per il caregiver un chiaro percorso di riconoscimento come soggetto attivo della rete di welfare, al quale sono garantiti nel territorio supporti precisi, obbligatoriamente previsti anche dai Piani di Zona. Non sarà mai troppo presto farlo anche da noi, considerando anche che a livello nazionale si è mosso finalmente qualcosa con la Legge Delega Anziani [Legge Delega 33/23, N.d.R.], ma i tempi vanno accelerati», conclude Cupani, con un riferimento al Tavolo tecnico per l’analisi e la definizione di elementi utili per una legge statale sui caregiver familiari, istituito nel mese di gennaio di quest’anno dai Ministeri per le Disabilità e del Lavoro e delle Politiche Sociali. (Simona Lancioni)
*Legge 205/17 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), articolo 1, comma 255: «Si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18».
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con alcune modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.