Assai poche 200 licenze per taxi accessibili a Roma

«L’assegnazione di sole 200 licenze per veicoli accessibili non può essere considerata adeguata e non garantire un numero sufficiente di taxi accessibili significa non rispettare il diritto alla mobilità di una parte importante della popolazione. Chiediamo dunque un ulteriore intervento delle Istituzioni per rivedere questa distribuzione»: lo dicono dalla Federazione FISH, commentando la ripartizione delle 1.000 nuove licenze taxi previste dal bando appena chiuso da Roma Capitale, sulle quali solo 200 sono destinate a veicoli allestiti per il trasporto di persone con disabilità

Taxi di Roma«L’assegnazione di sole 200 licenze per veicoli accessibili non può essere considerata adeguata e non garantire un numero sufficiente di taxi accessibili significa non rispettare il diritto alla mobilità di una parte importante della popolazione. È impensabile, infatti, che in una città come Roma ci sia un’attenzione così bassa nei confronti delle persone con disabilità e per i temi della mobilità accessibile. Chiediamo dunque un ulteriore intervento delle Istituzioni per rivedere questa distribuzione e aumentare il numero di licenze accessibili, al fine di garantire pari opportunità a tutti i cittadini e turisti, nel pieno rispetto dei principi di inclusione sociale»: così Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commenta la ripartizione delle 1.000 nuove licenze taxi previste dal bando appena chiuso da Roma Capitale, sulle quali solo 200 sono destinate a veicoli allestiti per il trasporto di persone con disabilità.

«Ci saremmo aspettati – si legge in una nota diffusa dalla FISH – che tutti fossero accessibili in nome di quell’accessibilità universale che invochiamo. Anche perché sarebbe stata a costo zero per l’Amministrazione Comunale e molto probabilmente avrebbe abbassato i costi del servizio di trasporto individuale per persone con disabilità, che al momento il Comune è costretto ad appaltare in parte a società esterne. Roma, va anche ricordato, è una città dove i trasporti pubblici di linea sono quasi totalmente inaccessibili. Il taxi sarebbe stata un’alternativa per sanare questa grave mancanza. Si tratta di traporto pubblico non di linea, e per questo deve rispondere alle esigenze di tutta la popolazione».

«Le licenze speciali per taxi accessibili – concludono dalla Federazione – costituiscono dunque appena il 20% del totale, mentre è evidente che la domanda di servizi di trasporto accessibili sia in costante crescita, soprattutto in una città come Roma, che dovrebbe essere all’avanguardia nell’offrire servizi inclusivi e sostenibili. Vero è che solo il 2,5% si è candidato per la licenza per taxi accessibili, ma il 18,5% lo ha fatto per entrambe, segno che la disponibilità c’è». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.

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