Come fa regolarmente da alcuni anni, il Ministero dell’Istruzione, ora Ministero dell’Istruzione e del Merito, pubblica all’inizio dell’anno scolastico un report statistico chiamato Focus. Quello di quest’anno, Focus Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2024/2025, si può scaricare a questo link.
In una sorta di “focus sul focus”, abbiamo analizzato quattro dei dati contenuti nel report ministeriale, ossia gli alunni, le classi, gli alunni con disabilità delle scuole statali e i posti di sostegno divisi per Regione, calcolando anche il numero medio di alunni per classe, la percentuale degli alunni con disabilità rispetto alla popolazione scolastica complessiva e il rapporto tra alunni con disabilità e posti di sostegno.
Per quanto riguarda dunque gli alunni/alunne in generale, ce ne sono 120.000 in meno rispetto all’anno scorso, diminuendo in tutte le Regioni. Complessivamente è come se tutta la popolazione scolastica dell’Umbria fosse scomparsa, con un totale di 2.241 classi in meno (solo il Molise, nonostante 709 alunni in meno, conserva lo stesso numero di classi, anzi una in più).
Diminuisce anche il numero medio di alunni per classe: di media si è sotto ai 20 alunni per classe, ma si sa che la realtà è molto disomogenea. In quattro Regioni, ad esempio (Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna), la media è vicina ai 17 alunni per classe, mentre una sola (Emilia Romagna) supera i 21 di media.
Interessante è poi dividere i dati degli alunni per classe per ordine di scuola. È nella scuola primaria che si hanno classi meno numerose e questo era facilmente prevedibile, perché in base al DPR 81/09 in questo ordine di scuola bastano 15 alunni per formare una classe, mentre ce ne vogliono almeno 18 all’infanzia e alla secondaria di primo grado e 27 alla secondaria di secondo grado.
In alcune Regioni la media degli alunni per classe è inferiore al numero minimo richiesto e questo significa ovviamente che le deroghe applicate sono frequenti.
Sarebbe interessante indagare sull’applicazione dell’articolo 5 del citato DPR 81/09, quello che indica in 20 come numero massimo di alunni nelle classi dove ci sono alunni con disabilità. Sembra strano, infatti, che in alcune Regioni in cui il numero di alunni con disabilità è nettamente maggiore del numero delle classi, si possa superare il 20 come numero medio, mentre in altre, in cui ci sono più classi che alunni con disabilità la media è 17. Ad esempio: in Lombardia, nella scuola secondaria di primo grado ci sono 17.953 alunni con disabilità e 12.208 classi attivate e la media è di 21 alunni per classe. In Calabria, sempre nella scuola secondaria di primo grado, ci sono 2.677 alunni con disabilità e 2.809 classi che hanno in media 17,6 alunni.
Veniamo allo specifico degli alunni/alunne con disabilità. Qui, in un anno, se contano quasi 20.000 in più, ma non è una novità; è da oltre vent’anni, infatti, che aumentano con questo ritmo e non c’è nulla da stupirsi. O meglio: dovrebbe stupire il fatto che tutto questo venga considerato come un evento naturale e inevitabile e non si faccia nulla non solo per porre rimedio a questa situazione, ma neppure per cercare di capire seriamente quale ne sia la causa e cosa stia succedendo ai nostri bambini.
Infine i dati sui posti di sostegno, per altro non definitivi, in quanto non tutti gli Uffici Scolastici Regionali hanno completato la definizione dei posti in deroga e questi numeri possono quindi aumentare, come succede praticamente ogni anno. L’anno scorso, infatti, il report iniziale del Ministero a settembre indicava 194.481 posti di sostegno, ma nella relazione al Decreto Legge 71/24, presentata alla Camera il 31 maggio 2024, ne risultavano 228.000. Dobbiamo limitarci quindi ad alcune osservazioni generali.
La prima è che i posti di sostegno sono aumentati ancora, crescendo di 10.772 unità, pari al 5,5% in più. Un po’ meno quindi degli alunni con disabilità (aumentati del 6,4%), sempre però ricordando che i dati sul sostegno non sono definitivi.
Gravi e incomprensibili rimangono ancora una volta le differenze regionali. Si spera, per altro, che qualche dato anomalo venga quasi certamente corretto con le deroghe in arrivo, come quello della Lombardia che ha un rapporto alunni con disabilità/posti di sostegno pari a 2,22 e quello della Liguria che avrebbe addirittura un quinto di posti in meno rispetto all’anno scorso, pur aumentando del 5% le certificazioni. In queste due Regioni, se tutto va bene, si arriverà a un rapporto 1:2 (adesso non c’è neppure quello) e quindi un insegnante di sostegno seguirà in media due alunni con disabilità.
Non si capisce, però, perché ci debbano essere Regioni dove ciascun insegnante di sostegno segue di media circa 1,2 alunni: Piemonte (1,24), Umbria (1,20), Marche (1,27), Molise (1,27) e Sardegna (1,27). Curioso il caso del Molise che l’anno scorso aveva 1.374 alunni con disabilità e 1.335 insegnanti di sostegno, in pratica 1:1 per tutti, o quasi.
Ma a parte queste situazioni limite, è un dato di fatto che in alcune Regioni d’Italia nessun alunno con disabilità ha meno di mezzo posto di sostegno (11 ore alla primaria, 9 alla secondaria), mentre in altre si assegnano abitualmente quote orarie di 5,5 o 4,5 ore. In alcune Regioni tutti gli alunni con gravità (articolo 3, comma 3 della Legge 104/92) hanno un posto di sostegno completo, in altre solo in casi particolari.
A questo punto la domanda finale è sempre la stessa: si potrà mai sapere perché in alcune Regioni, a parità di alunni con disabilità, gli insegnanti di sostegno sono il doppio che in altre?
A questo link è disponibile il testo integrale del focus elaborato da Flavio Fogarolo, comprese alcune tabelle ulteriormente chiarificatrici.