«Le persone con disabilità sono tra le più vulnerabili nei conflitti e pagano un prezzo altissimo in termini di sofferenza e discriminazione. Chiediamo alla comunità internazionale di intervenire urgentemente per garantire la protezione dei civili, con particolare attenzione ai più fragili, e di assicurare che vengano messe in atto tutte le misure necessarie per una soluzione pacifica del conflitto. Non c’è futuro senza pace»: a dirlo sono i componenti della Giunta Nazionale della FISH (Federazione Nazionale Italiana per il Superamento dell’Handicap), in una nota diffusa, oggi, 7 ottobre, a un anno esatto dall’attacco di Hamas, che ha provocato l’uccisione di circa 1.200 israeliani e il rapimento di circa 255 ostaggi, «di cui – come viene ricordato dalla Federazione – un centinaio sono ancora prigionieri dei terroristi. Un massacro, questo, che ha scatenato la risposta di Israele e ha portato a una sanguinosa guerra che finora ha causato migliaia di morti e feriti nella Striscia di Gaza, tra cui molte donne e bambini. Ora anche in Libano si registrano morti e feriti a causa dell’escalation del conflitto».
«La guerra – sottolineano ancora dalla FISH – non solo devasta economie, città e vite, ma lascia segni indelebili sulla salute fisica e mentale di migliaia di persone. Spesso con esiti permanenti che compromettono la qualità della vita. Uno degli effetti più drammatici e tangibili dei conflitti armati è infatti l’incremento esponenziale di persone che acquisiscono una disabilità fisica, sensoriale, psichica, con conseguenze devastanti sulla loro capacità di condurre una vita autonoma. A Gaza, dove l’accesso ai servizi di base, alle cure mediche e al supporto necessario per una vita dignitosa è estremamente limitato, anche la situazione delle persone con disabilità è particolarmente grave». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.
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