Passare dalle parole ai fatti non è mai semplice, soprattutto quando si tratta di cambiare il proprio modo di lavorare. È quanto oggi richiesto agli assistenti sociale e agli educatori, con la progressiva entrata in vigore delle norme, nazionali e regionali, che pongono il “Progetto di vita” delle persone con disabilità, come elemento regolatore dell’insieme dei sostegni del nostro sistema di welfare sociale.
I “progetti individuali”, sia dei Servizi Sociali che delle “Unità di Offerta” diurne e residenziali, in uso da ormai molti anni, hanno sempre avuto lo scopo di permettere di accedere alle risorse, sia in termini di erogazioni economiche che di servizi. La logica del “Progetto di vita” è ovviamente diversa e trova, spesso, gli operatori sociali impreparati.
Dal punto di vista teorico e culturale c’è un sempre maggiore consenso verso una forte personalizzazione degli interventi e di un loro orientamento verso il rispetto del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità; poi, però, non si sa ancora bene come tradurre in pratica queste affermazioni di principio che ora sono anche contenute nel Decreto Legislativo 62/24, oltreché nella Legge Regionale della Lombardia 25/22 (Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità).
Non è quindi curioso, né casuale, che nel 2024 Erickson abbia deciso di pubblicare due libri, diversi e complementari fra loro, dedicati proprio ad offrire indicazioni pratiche agli assistenti sociali e agli educatori professionali, impegnati nei percorsi di progettazione individuale, personalizzata e partecipata, previsti dalle nuove norme.
Progetto di vita e disabilità, passo dopo passo vede come autrici Maria Turati e Monica Pozzi, trovando il proprio fondamento nel lavoro svolto negli anni scorsi, sul territorio del Nord Milano, dal progetto L-inc (Laboratorio-inclusione sociale e disabilità), culminato nella formazione di un’Agenzia per la Vita Indipendente [per approfondire su L-inc si legga qui sulle nostre pagine, N.d.R.].
I fondamentali per la progettazione personalizzata e partecipata è scritto invece da Natascia Curto e Daniela Gariglio e fa riferimento alla pluriennale esperienza del Centro Studi per i Diritti e la Vita Indipendente delle Persone con Disabilita dell’Università di Torino, che ha abbinato a quella di studio un’intensa attività sul campo, proprio a sostegno della progettazione partecipata.
Si tratta di due opere dichiaratamente “didattiche” anche nel formato: il primo, extra large, che ricorda i libri di testo delle scuole secondarie, il secondo invece più contenuto, con la forma del quaderno di appunti o di agenda, con tanto di elastico esterno, per tenere chiuse le pagine. I riferimenti culturali sono in gran parte sovrapponibili e fanno riferimento all’approccio sociale alla disabilità che sta a fondamento della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità: il libro di Pozzi e Turati presta una maggiore attenzione al tema della qualità della vita, mentre quello di Curto e Gariglio a quello della deistituzionalizzazione.
Il cuore e il valore di entrambe le opere lo si trova nel tentativo di descrivere come il sostegno alla redazione e implementazione del Progetto di Vita delle persone con disabilità possa divenire lavoro quotidiano e feriale degli operatori sociali, uscendo dal recinto delle “sperimentazioni” e delle “buone prassi”.
La descrizione dei vari passaggi è minuziosa, condita di esempi e riflessioni e anche di strumenti pratici: non manca la proposta di esercitazioni e di “compiti” con l’obiettivo di facilitare l’apprendimento pratico.
Non mancano quindi le differenze, anche significative, di contenuto e approccio tra i due volumi, ma questa va considerata come una ricchezza e un’opportunità, che dovrebbe spingere gli operatori sociali alla lettura di entrambi.
Perché alla fine, quello che emerge dalle riflessioni e delle analisi proposte, così come delle esperienze vissute, è che, pur essendo importanti le procedure e gli strumenti, quello che conta e fa la differenza è la dimensione relazionale. Quello che farò o non farà evolvere il nostro sistema di welfare sarà la volontà o meno di riconoscere le persone con disabilità, non come utenti o casi, ma come persone, i cui desideri e volontà sono da conoscere e rispettare: essendo disposti a cedere una buona parte di potere.
Direttore della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
° Maria Turati e Monica Pozzi, Progetto di vita e disabilità, passo dopo passo. Metodi e strumenti operativi, (Serie “Lavoro sociale passo dopo passo”), Trento, Erickson, 2024, 127 pagine.
° Natascia Curto e Daniela Gariglio, I fondamentali per la progettazione personalizzata e partecipata. Guida pratica per il lavoro con adulti con disabilità (Serie “Primi passi nella professione”), Trento, Erickson, 2024, 170 pagine.
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