Lo scorso 12 ottobre la testata «Il NordEst Quotidiano» ha pubblicato un interessante redazionale dal titolo Prostituzione a casa e in RSA legale per i disabili in Tirolo (il cui testo è leggibile a questo link), dove la sigla RSA sta per Residenze Sanitarie Assistite.
Il breve testo è tutt’altro che asettico, e già l’occhiello esprime una precisa interpretazione della notizia: «La civiltà di un popolo si dimostra anche nel garantire un’assistenza completa, compresa quella sessuale», insomma, promuovere la prostituzione nelle case private e nelle Residenze Sanitarie Assistite sarebbe un segno di civiltà. L’affermazione non è meglio argomentata, si dà per constatato che chi legge condivida questo assunto lapalissiano.
Quindi è spiegato che nel Tirolo la prostituzione è una pratica soggetta a una disciplina diversa da quella in vigore nello Stato Italiano. È scritto infatti: «In Tirolo la prostituzione non risente dei nefasti effetti della Legge Merlin [Legge 75/58, “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui”, N.d.R.] che ha trasformato le periferie italiane in vasti bordelli all’aria aperta, visto che è legale praticarla nelle case di appuntamento, punendo però la pratica nelle case private o per le strade» (la formattazione di questa e delle altre citazioni testuali non corrisponde a quella originale).
La Legge Merlin è stata introdotta per porre un freno allo “sfruttamento della prostituzione altrui”, ma per la redazione di questo quotidiano tale aspetto non ha alcuna rilevanza, loro non hanno nessun tipo di riserva contro i “bordelli”, né si chiedono per quale motivo siano stati aboliti, sembrano tuttavia essere molto contrariati dai «bordelli all’aria aperta». La logica è: purché non si sappia, si può fare qualsiasi cosa…
Leggendo l’articolo si comprende poi che le prestazioni domiciliari sono riservate ai “disabili”, non alle persone con disabilità, espressione che, oltre ad essere quella accettata dal movimento mondiale delle persone con disabilità, includerebbe sia uomini che donne. “Disabili” è scritto al maschile (come anche “il cliente”) perché, giustamente, di solito “le disabili” non si servono delle prostitute, e la redazione non sembra avere notizia che queste abbiano esigenze sessuali. Il passaggio è il seguente: «Ora, in Tirolo i disabili in un prossimo futuro potranno usufruire dei servizi delle prostitute anche al di fuori dei bordelli, superando gli attuali divieti. I disabili potranno ricevere prostitute anche “in luoghi privati”».
Quindi la redazione spiega che la notizia è stata ripresa dal «Tiroler Tageszeitung», un quotidiano regionale austriaco, e che questa novità allineerebbe il Titolo con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (ribattezzata per l’occasione «Convenzione delle Nazioni unite per i disabili»): «Come spiega la “Tiroler Tagezeitung”, gli incontri potranno avvenire nei loro appartamenti, come anche in case di cura e RSA. Il Land Tirolo si adegua con questa riforma alla Convenzione delle Nazioni unite per i disabili per garantire loro una serena sessualità. Lo potranno fare a pagamento, senza doversi recare in una casa di appuntamento, che in Austria sono legali. Il cliente, secondo la riforma di legge, deve comunque essere in possesso della carta disabilità».
In tanti anni di studio, dobbiamo ammettere che questa interpretazione della Convenzione ONU che promuove la prostituzione ci era sfuggita. Ma la redazione insiste, e non solo afferma che sotto questo profilo il nostro Paese sarebbe inadempiente nell’applicazione della Convenzione ONU, ma scrive (anche qui senza argomentare) che, senza prostituzione, i maschi disabili non potrebbero vivere la propria sessualità: «Sarebbe utile che anche in Italia la questione venisse seriamente affrontata sotto il duplice aspetto del superamento della legge Merlin e sulla garanzia anche per i disabili italiani di potere vivere la propria sessualità, oggi resa oltremodo difficile se non impossibile. Anche perché la richiamata Convenzione delle Nazioni Unite per i disabili dovrebbe essere valevole anche per l’Italia».
Alla fine siamo costretti/e a complimentarci perché nemmeno Cetto La Qualunque, il bellissimo personaggio interpretato da Antonio Albanese in Qualunquemente (film del 2011 diretto da Giulio Manfredonia), è riuscito ad arrivare a queste vette di comicità.
Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo di riflessione è già apparso. Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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