La Salute è un bene troppo prezioso e importante: non si può scegliere chi curare

«Che succede se una persona con disabilità motoria grave viene colpita da ictus? – scrive Maria Pia Amico – La risposta più ovvia sarebbe che venisse curata come gli altri pazienti “normali”. E, infatti, le vengono prestate le cure adeguate, almeno fino a quando il quadro clinico non si è stabilizzato e si deve passare alle terapie riabilitative. Ma qui le cose, inaspettatamente, cambiano. Infatti, mentre è accertato che un paziente comune abbia accesso ai centri di riabilitazione, non è così per chi ha una disabilità dalla nascita»

Particolare di persona in carrozzina spinta da un infermiereChe succede se una persona con disabilità motoria grave viene colpita da ictus? La risposta più ovvia sarebbe che venisse curata come gli altri pazienti “normali”. E, infatti, le vengono prestate le cure adeguate, almeno fino a quando il quadro clinico non si è stabilizzato e si deve passare alle terapie riabilitative. Ma qui le cose, inaspettatamente, cambiano. Infatti, mentre è accertato che un paziente comune abbia accesso ai centri di riabilitazione, non è così per chi ha una disabilità dalla nascita.
I motivi di questa esclusione sono da ricercare in quanto stabilito dal Sistema Sanitario Nazionale, il quale non prevede la possibilità, per chi ha già un handicap grave preesistente, di accedere alle strutture di riabilitazione convenzionate. In questi casi, infatti, si deve seguire un diverso iter, che prevede una specifica valutazione, per poter individuare una situazione più idonea.
Ma perché è tutto così complicato, per una persona con disabilità, curarsi come gli altri? E, veramente, non ci sono margini di miglioramento?

Tutto ciò è capitato a una signora genovese con tetraparesi spastica, colpita da ictus nell’agosto scorso. Attualmente è ricoverata presso un istituto per lungodegenti, dopo un’attesa di più di 45 giorni in ospedale, anche perché la casa famiglia in cui risiedeva le ha fatto sapere che non poteva ospitarla perché non ha personale qualificato, anche per la sua sopravvenuta disfagia, cioè la difficoltà a deglutire cibo e bevande in modo abituale.

È indubbio che il settore sanitario pubblico attraversi una profonda crisi, finanziaria e di organico: mancano fondi e personale competente, dato che si continuano a tagliare risorse necessarie. Questo, naturalmente, va a discapito dei pazienti, che spesso ricorrono a cure private per evitare lunghe liste d’attesa. Nel caso della signora sopracitata, tuttavia, bisogna porsi delle domande e delle considerazioni. È giustificabile che una persona con ridotta mobilità congenita, debba essere esclusa dalla riabilitazione, dopo un ictus? Forse la si considera una perdita di tempo e denaro? Purtroppo, è risaputo che gli ospedali e tutto il settore siano diventati delle aziende, che cercano di “tirare” sui costi di gestione.
La Salute, però, è un bene troppo prezioso e importante per poter pensare di scegliere chi curare. Ogni persona ha diritto ad essere curata, indipendentemente dal suo stato sociosanitario. Non si può, né si deve, escludere chi è già stato tanto colpito dalla Vita.

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