C’è un «vento di cambiamento nell’aria» anche in Italia per quanto riguarda la difesa dei diritti umani nel campo della salute mentale. Ad evidenziarlo, anche se «la strada è ancora lunga», è stato il CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani), durante la conferenza Trattamenti coercitivi e lesivi della dignità umana: Linee guida ONU e OMS, la necessità di una riforma, tenutasi pochi giorni fa, a Verona (se ne legga anche la nostra presentazione).
La conferenza è stata l’occasione per una disamina delle nuove linee guida sul tema, comparandole alla situazione attuale in Italia. Un’Italia che al momento non ne esce benissimo: «La strada è ancora lunga nonostante negli ultimi anni si sia parlato, anche a livello politico, di eliminare trattamenti lesivi della dignità umana, come ad esempio la contenzione», come si legge in una nota.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha rinviato alla Corte Costituzionale gli articoli 33, 34 e 35 della Legge 833/78, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale, stabilendo come l’attuale normativa sui Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) non rispetti vari articoli della Costituzione e della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo.
«In particolare – si spiega nella nota diffusa dal CCDU – la legge non prevede la notifica del provvedimento al diretto interessato né la possibilità di difendersi in contraddittorio prima dell’esecuzione del TSO. Questo, secondo i giudici, viola il diritto alla difesa e al giusto processo. La legge attuale permette solo un ricorso posteriore all’esecuzione del TSO, il che è considerato irragionevole e insufficiente per tutelare i diritti della persona coinvolta».
A livello internazionale le cose si stanno muovendo: il 9 ottobre 2023, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani hanno pubblicato le loro linee guida finali su Salute mentale, diritti umani e legislazione.
«Nelle recenti Linee Guida viene promosso un approccio alla salute mentale basato sui diritti umani, sull’abbandono dell’attuale logica alla ricerca della pillola magica, sul riconoscimento e il rispetto della capacità giuridica delle persone, sul poter vivere una vita autodiretta, sul rafforzamento del senso di sé e dell’autostima e, soprattutto, il superamento dell’approccio coercitivo. Un’aria di cambiamento, insomma, che ci fa ben sperare ma che allo stato attuale è ben lontano dal realizzarsi».
Secondo il CCDU, «la recente ordinanza della Corte di Cassazione riguardo l’incostituzionalità del TSO e quella dello scorso maggio con cui i Giudici Supremi stabilivano l’illegittimità di un’amministrazione di sostegno eccessivamente invasiva e sostitutiva del volere della persona tutelata sono segni di un cambiamento che sta avvenendo nel Paese, ed è importante che tutti noi continuiamo questa battaglia culturale per il ripristino dei diritti umani nel campo della salute mentale». (Carmela Cioffi)
Per ulteriori informazioni: info@ccdu.org.