Augusto Romagnoli: cent’anni dopo la pubblicazione di “Ragazzi ciechi”

È in programma per il 23 ottobre a Roma, presso l’Università degli Studi Roma Tre, il convegno denominato “Augusto Romagnoli, ‘Ragazzi ciechi’, 1924-2024. Cento anni di una storia plurale”. A spiegare chi sia stato esattamente Augusto Romagnoli e cosa abbia rappresentato e rappresenti tuttora l’Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma, è Iacopo Balocco, che ne è tra l’altro docente, con l’approfondimento che presentiamo oggi a Lettori e Lettrici

Un evento di particolare importanza è in programma per il 23 ottobre a Roma, presso l’Università degli Studi Roma Tre (Aula Volpi del Dipartimento di Scienze della Formazione, Via del Castro Pretorio, 20), organizzato dalla stessa struttura ospitante (Laboratorio di Ricerca per lo Sviluppo dell’Inclusione Scolastica), insieme all’Istituto Statale Augusto Romagnoli di specializzazione per gli educatori dei minorati della vista e all’Associazione Professionale Proteo Fare Sapere.
Si tratta del convegno denominato Augusto Romagnoli, “Ragazzi ciechi”, 1924-2024. Cento anni di una storia plurale, che si avvarrà anche del patrocinio della SIPeS (Società Italiana di Pedagogia Speciale), voluto in occasione appunto del centenario della prima pubblicazione del libro Ragazzi ciechi di Augusto Romagnoli.
Rimandando Lettori e Lettrici al programma completo del convegno (disponibile a questo link), andiamo a capire chi sia stato esattamente Augusto Romagnoli e cosa abbia rappresentato e rappresenti tuttora l’Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma, cedendo ben volentieri la parola a Iacopo Balocco, docente dello stesso Istituto Romagnoli, componente del GLIR (Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale) presso l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, docente a contratto nei corsi di specializzazione per le attività di sostegno e amministratore della rassegna stampa su Nuove Tecnologie, Didattica e Bisogni Educativi Speciali.

Augusto Romagnoli

Augusto Romagnoli (1879-1946)

Augusto Romagnoli
Nato a Bologna il 19 luglio 1879, Augusto Romagnoli diventa quasi totalmente cieco poche settimane dopo la nascita, per una grave forma di congiuntivite. Sottoposto più tardi ad un intervento chirurgico, riesce a recuperare un residuo di vista e a distinguere le ombre. Intorno ai tre anni la sua condizione si aggrava, tanto da essere costretto ad accedere, nel 1884, all’Istituto Francesco Cavazza di Bologna, dove studia e consegue la licenza liceale. Dopo la maturità classica frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna. Nel 1906 si laurea con una tesi dal titolo Introduzione all’educazione dei ciechi, tesi che ebbe numerosi riconoscimenti, tra i quali il più significativo il premio per le ricerche di studi e di cultura “Vittorio Emanuele Secondo”.
Negli anni successivi affronta il problema dell’educazione dei ciechi con conferenze e per mezzo della stampa e nel 1912 la regina Margherita lo chiama a Roma per sperimentare il suo metodo con un gruppo di cinque bambine accolte presso l’“Ospizio per poveri ciechi” in Via del Casale di San Pio Quinto, in una vecchia villa papale. Le cinque bambine avevano un’età compresa tra i 9 e i 12 anni, erano cieche dalla nascita e da sempre cresciute e vissute nell’ospizio.
In questo contesto si inserisce improvvisamente l’idea nuova di Augusto Romagnoli di una scuola attiva, operativa, fondata oltre che sull’insegnamento del Braille e delle materie grafo-lessicali, soprattutto sul ripristino dell’attività fisica e sull’intensa stimolazione della curiosità pratica e dell’intelligenza operativa.
Per cinque anni Romagnoli studia quotidianamente con molta attenzione lo sviluppo motorio, le coordinazioni senso percettive, l’apprendimento del metodo di letto-scrittura Braille, la funzione immaginativa e la formazione del carattere dei ragazzi ciechi, realizzando nel frattempo il suo intervento educativo con effetti ben apprezzabili.
Augusto Romagnoli, libro "Ragazzi ciechi"L’esperimento nel casale di Roma sarà poi raccontato nel 1924 dal suo stesso autore nel volume Ragazzi ciechi, che costituisce una fra le più importanti opere tiflo-pedagogiche pubblicate in Italia e che può senz’altro essere definito come uno dei più preziosi contributi recati nel mondo dell’educazione dei fanciulli ciechi. In esso Romagnoli sostiene che la meraviglia e la pietà possano e debbano trasformarsi in operazioni benevole quanto intelligenti, svelando e facilitando nella condotta dei ciechi nuove e migliori possibilità evolutive.
Il suo discorso tiflologico scaturisce direttamente dalla sua sensibilità di educatore, ma soprattutto dalla convinzione che il miglioramento delle condizioni dei ciechi avrebbe favorito non poco il progresso della civiltà umana.
Il metodo di Romagnoli non diede i suoi frutti solo in ambito scolastico, ma anche sul piano legislativo. L’estensione dell’obbligo scolastico fino ai 14 anni per gli alunni ciechi ritenuti educabili fu ottenuto con il Regio Decreto numero 3126 del 30 dicembre 1923, con il quale veniva predisposta anche la formazione di personale adeguatamente specializzato all’insegnamento del Braille, della mobilità ed orientamento, delle attività manuali ecc., accanto ad altre importanti acquisizioni giuridiche nel settore del diritto allo studio. Nelle ordinanze esplicative di tale Decreto Regio si fa esplicito riferimento alle concezioni metodologico-didattiche di Romagnoli.
Nasce così nel 1925 a Roma la “Regia Scuola di Metodo per gli educatori dei ciechi”, unica Scuola di Metodo per educatori dei ciechi del nostro Paese. Tale “lungimirante” e innovativa istituzione, di cui si parlerà ampiamente in seguito, avrà come suo primo direttore ovviamente Romagnoli e ricoprirà per diversi decenni in Italia un ruolo centrale nella consulenza tiflodidattica e nell’orientamento professionale degli educatori dei privi della vista.
Il suo contributo al progresso dell’istruzione dei ciechi appare indubbiamente fondamentale e ancora oggi tale da farlo considerare come il fondatore della tiflologia in Italia e tale da promuovere nuovi studi e ricerche. Si tratta di un contributo concreto, concentrato a focalizzare l’attenzione sociale sull’educabilità dei ciechi e ad invitare i ciechi stessi a partire dalle proprie responsabilità. Nonostante Romagnoli pensasse che «l’ideale sarebbe che venissero educati coi loro compagni vedenti», sapeva che «i tempi non sono maturi»: nacquero così le “scuole speciali”.

Istituto Augusto Romagnoli, Roma

L’attuale sede dell’Istituto Augusto Romagnoli

L’Istituto Statale Augusto Romagnoli
La storia dell’Istituto Statale Augusto Romagnoli inizia, come detto, quando Romagnoli, insegnante non vedente di ruolo sulla cattedra di Filosofia, avvia nel 1912 una sperimentazione didattica, di scuola, con alcune bambine e adolescenti che vivevano presso l’“Ospizio per poveri ciechi” di Roma, presso il quale lo stesso Romagnoli inizia a concretizzare la metodologia, la didattica e i concetti psicopedagogici espressi nella sua tesi di laurea Introduzione all’educazione dei ciechi.
A seguito dei lusinghieri risultati ottenuti, nel 1923 il ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile invita Romagnoli a predisporre disposizioni legislative per la scolarizzazione dei minori privi della vista e a ispezionare gli Istituti per ciechi di tutto il territorio nazionale, al fine di scegliere quelli idonei alla trasformazione da Istituti di beneficenza a Istituti per l’assolvimento dell’obbligo scolastico degli alunni ciechi.
Nella relazione presentata al Ministro nel 1925, Romagnoli inserisce il progetto dell’obbligo della scuola elementare per i minori ciechi e propose l’istituzione della Scuola di Metodo per gli educatori dei minorati della vista, da strutturarsi sempre presso il Casale di San Pio V in Roma.
Il 15 novembre 1925, dunque, con il Regio Decreto n. 2483, viene istituita la già citata “Regia Scuola di Metodo per gli educatori dei ciechi”, che il professor Romagnoli avrebbe diretto fino alla sua morte.
La Scuola di Metodo, che con il Decreto Ministeriale del 12 dicembre 1946, venne intitolata allo stesso Romagnoli, fu riordinata in virtù della Legge n. 1734 del 30 dicembre 1960. Nacque così l’“Istituto Statale Augusto Romagnoli di specializzazione per gli educatori dei minorati della vista”, con annesse scuole materne, elementari, medie e convitto, per l’espletamento dell’obbligo scolastico degli alunni non vedenti. I corsi di qualificazione erano di durata biennale per gli educatori e gli insegnanti della scuola dell’obbligo, e di durata annuale per gli insegnanti di educazione fisica (quest’ultima specializzazione era prevista per i soli insegnanti vedenti).
Con la Legge 517/77, che ha garantito l’integrazione delle persone con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado, l’Istituto Statale Augusto Romagnoli ha ampliato le proprie funzioni, incrementando le attività di consulenza, formazione, supporto, orientamento per le scuole di ogni ordine e grado e moltiplicando le attività e servizi rivolti agli alunni, ai docenti e alle famiglie. La Legge n. 59 del 15 marzo 1997 (articolo 21, comma 10) ha confermato la validità e l’importanza di tali attività.
L’Istituto continua oggi ad essere alle dirette dipendenze del Ministero dell’Istruzione e del Merito (articolo 64 del Decreto Legislativo 297/94) e ad attuare gli interventi inerenti ai propri compiti istituzionali, senza prevedere alcun costo a carico dell’utenza e delle Istituzioni Scolastiche.

Docente dell’Istituto Augusto Romagnoli, componente del GLIR (Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale) presso l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, docente a contratto nei corsi di specializzazione per le attività di sostegno e amministratore della rassegna stampa su “Nuove Tecnologie, Didattica e Bisogni Educativi Speciali”.

Per ulteriori approfondimenti accedere a questo link.

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