Di recente, chi scrive ha accolto con grande favore la Nota del Ministero dell’Istruzione e del Merito del 30 ottobre 2024 n. 7431, avente per oggetto Terminologia in materia di disabilità a seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 62 del 2024, con la quale il Ministero stesso ha trasmesso, su richiesta dell’Ufficio di Gabinetto del Ministro per le Disabilità, la Nota Protocollo n. 1921 del 24 ottobre, prodotta da quest’ultimo, concernente il medesimo argomento.
In pratica, grazie alla suddetta Nota Ministeriale, le strutture dirigenziali dell’Amministrazione Scolastica centrale e periferica dovranno conformarsi alla terminologia in materia di disabilità, come aggiornata dall’articolo 4 del Decreto Legislativo 62/24. Gli Uffici Scolastici Regionali dovranno altresì provvedere alla massima diffusione della Nota di cui sopra presso le Istituzioni scolastiche statali e paritarie del territorio.
Vale la pena riprendere integralmente il citato articolo 4 del Decreto Legislativo 62/24 (in vigore dal 30 giugno 2024), che ha appunto aggiornato la terminologia in materia di disabilità, al fine del rispetto dei diritti e della dignità delle persone con disabilità.
Articolo 4, comma 1, Decreto Legislativo 62/24, Terminologia in materia di disabilità:
A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente Decreto: a) la parola: “handicap», ovunque ricorre, è sostituita dalle seguenti: “condizione di disabilità»; b) le parole: «persona handicappata», «portatore di handicap», «persona affetta da disabilità», «disabile» e «diversamente abile», ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: «persona con disabilità»; c) le parole: «con connotazione di gravità» e «in situazione di gravità», ove ricorrono e sono riferite alle persone indicate alla lettera b) sono sostituite dalle seguenti: «con necessità di sostegno elevato o molto elevato»; d) le parole: «disabile grave», ove ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: «persona con necessità di sostegno intensivo».
Si tratta di un cambiamento di prospettiva e di paradigma rispetto al tema della disabilità che non è soltanto simbolico ma effettivo. L’uso del linguaggio a scuola e tra le giovani generazioni, soprattutto in materia di disabilità, non è questione irrilevante e marginale, costituendo invece la “base” e il “cuore” del nostro vivere civile.
Infatti, da dirigente scolastico ed esperto dell’inclusione di persone con disabilità visiva, talune volte mi è capitato di dover discutere in alcuni Istituti del nostro Paese con interlocutori poco attenti e superficiali di fronte al loro uso delle parole che fanno riferimento alla condizione di disabilità (“handicappato”, “mongoloide”, “spastico”, “cerebroleso” ecc.) come un insulto e con un’accezione volutamente e “spudoratamente” offensiva e negativa. Noi persone con disabilità siamo stanche di simili stereotipi stigmatizzanti, perché la terminologia emarginante e dispregiativa con la quale ancora nel 2024 non di rado veniamo etichettati non solo è impropria, ma è soprattutto irrispettosa e lesiva della nostra dignità e dei nostri diritti.
Pertanto, ben vengano note come quella del Ministero dell’Istruzione e del Merito del 30 ottobre scorso sul linguaggio riguardante la disabilità in un contesto come quello scolastico che è e deve essere, per il suo stesso DNA, presidio educativo di legalità e del rispetto di tutti e di ciascuno, sgombrando il campo da ogni forma di anacronistico “abilismo” e pregiudizio.
L’auspicio di chi scrive, pertanto, è che le Istituzioni scolastiche italiane si adoperino con ogni sforzo per promuoverne la più ampia divulgazione tra le studentesse e gli studenti, contribuendo concretamente e finalmente a veicolare sin dai banchi di scuola una nuova e positiva cultura della diversità e della disabilità, viste non più come un rischio o un pericolo, ma come un’occasione imperdibile di crescita inclusiva della società.