Come un cretino

«Mi sorgono due grandi dubbi: è proprio così grave essere disabili? E poi: vale davvero la pena essere “normodotati”? Tenterò di dare delle risposte, dividendo la trattazione in due parti ben distinte fra loro»: è con la consueta pungente ironia (e autoironia) che Gianni Minasso propone una nuova incursione nella sua rubrica “A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia)”, che si muove talora all’insegna del grottesco e anche della comicità più o meno involontaria che, come ogni altra faccenda umana, può riguardare anche il mondo della disabilità

Partita doppia disabili/normodotati (di Gianni Minasso)

Realizzazione grafica di Gianni Minasso

Cari colleghi disabili, sensoriali, motori, intellettivi e psichici, siamo onesti: il nostro handicap, di qualsiasi tipo si tratti, è sempre contraddistinto da una Partita Doppia, nella quale è sì presente la colonnina del Dare, ma anche quella dell’Avere, che sfoggia fior di voci anche significative. Di conseguenza lamentiamoci pure della nostra condizione, va bene, ma ricordiamoci sempre dei vantaggi che ci procura. Lo so già: pochi compagni di sventura saranno della mia idea, ritenendo di essere in possesso di una Partita Doppia con lo spazio del Dare zeppo di problemi, guai, dolori eccetera, e con quello dell’Avere in cui stazionano rarissime positività. Tuttavia, pur col groppone carico di opinioni discordanti, ho scelto di provare a confutare queste convinzioni, riconoscendo però al contempo che la mia tesi non è applicabile nella generalità dei casi.
In conclusione sorgono allora due grandi dubbi: è proprio così grave essere disabili? E poi: vale davvero la pena essere normodotati”? Tenterò di dare delle risposte, dividendo la trattazione in due parti ben distinte fra loro.

Prima parte
In genere i normodotati dinamici fanno palestra e jogging, vanno in bici, giocano a tennis, padel, calcetto, biliardo eccetera.
Invece io che sono disabile, come un cretino attraverso mezza città per sudare (inutilmente) in grigie sale di riabilitazione ascoltando i pettegolezzi di inefficaci fisioterapiste.

In genere i normodotati, finito il succulento piatto di tagliatelle condite col ragù alla bolognese, si dedicano alla saporita arte della scarpetta.
Invece io che sono disabile, come un cretino, finito il succulento piatto di tagliatelle condite col ragù alla bolognese, cerco invano di spiegare alla mia badante peruviana che ha finito d’imboccarmi e il modo giusto per asciugarmi il sugo dal mento.

In genere i normodotati si recano da un concessionario d’auto e, dopo avere sfogliato vari dépliant, preso informazioni su un modello, averlo provato, discusso sugli optional, sorseggiato un caffè e aver pattuito il prezzo di vendita, lo acquistano.
Invece io che sono disabile, come un cretino ho fatto la coda per la visita fisiatrica, ho implorato la prescrizione di una carrozzina, ho discusso a lungo per i relativi codici del Nomenclatore, ho raccolto i preventivi degli ortopedici, ho aspettato l’autorizzazione, ho rifiutato i vecchi catorci proposti dall’ASL, ho atteso la fornitura dell’ausilio, ho effettuato il collaudo e infine ho avuto la “soddisfazione” di parcheggiare il mio posteriore su una nuova sedia a rotelle.

In genere i normodotati, quando si trovano di fronte a un ascensore guasto, imprecano e poi, magari sbuffando, salgono le scale.
Invece io che sono disabile, come un cretino, quando mi trovo di fronte a un ascensore guasto, urlo, bestemmio, piango, chiamo la Croce Rossa, i vigili del fuoco, i carabinieri, l’esercito, tutti i santi del paradiso e poi me ne ritorno mestamente a casa.

In genere i normodotati, in piena solitudine, stanno seduti sul water leggendo i giornali sportivi o di gossip, cantano la Traviata facendo la doccia, si depilano le ascelle rispondendo al telefonino, cercano i boxer o il reggiseno chiacchierando con i pesci rossi dell’acquario eccetera.
Invece io che sono disabile, come un cretino sono sempre in compagnia grazie a un assistente che mi segue come un’ombra dappertutto: al cesso, in camera da letto e in tutti quei luoghi intimi dove sarebbe veramente cosa buona e giusta, mio dovere e fonte di salvezza (sicuro da ogni turbamento), starmene da solo.

In genere i normodotati, senza prestarvi molta attenzione, ricevono dai loro simili qualifiche di tutti i generi, come ad esempio: pirla, babbeo, grullo, cornuto, spaventapasseri, gallina, imbecille, lazzarone, citrullo, allocco e via di questo passo.
Invece io che sono disabile, come un cretino incomincio ad avere mal di pancia quando mi chiamano diversamente abile, soggetto con bisogni speciali, portatore di disabilità, persona fragile eccetera.

In genere i normodotati, tranne quelli timidi e quelli imbranati, si dedicano volentieri e senza problemi, seppur con alterne fortune, allo sport più vecchio del mondo: il sesso.
Invece io che sono disabile, come un cretino continuo a raccattare vagonate di “insostituibili amicizie eterne” dagli esponenti dell’altro sesso, ma in quanto a smutandamenti… zero assoluto.

 

Seconda parte
In genere i disabili che si svegliano alle sette della mattina si voltano dall’altra parte perché i casi sono due: o non sono costretti a lavorare per vivere o hanno la 104.
Invece io che sono normodotato, come un cretino alle sette di ogni mattina mi butto giù dal letto e incomincio a correre a perdifiato verso l’ufficio, il cantiere, la fabbrica…

In genere i disabili arrivano all’ultimo momento, parcheggiano subito davanti all’ingresso desiderato ed entrano tranquillamente nella sede della loro destinazione.
Invece io che sono normodotato, come un cretino arrivo tre ore prima, cerco sterilmente un posto dove lasciare l’auto e infine, dopo ore, la mia costanza viene premiata perché scovo un rettangolino libero. A un paio di chilometri dalla mia meta.

In genere i disabili, giustamente o ingiustamente, ma sempre in tutta semplicità, ottengono a priori l’attenzione e il rispetto altrui.
Invece io che sono normodotato, come un cretino devo sudare sette camicie e trovare qualcosa di assolutamente intelligente da dire affinché qualcuno, una volta ogni tanto, si degni di ascoltarmi (seppur distrattamente) almeno per un minutino.

In genere i disabili sono più ricchi di Paperon de’ Paperoni di tempo libero da dedicare a se stessi.
Invece io che sono normodotato, come un cretino lavoro, aiuto in casa, assolvo doveri, mi assoggetto ad obblighi e corro, corro, corro, senza neanche riuscire ad avere il tempo di guardarmi allo specchio.

In genere i disabili godono di un discreto assortimento di detrazioni, sgravi, esenzioni, contributi, sconti, agevolazioni, bonus, zero bollo auto, biglietti d’ingresso gratuiti eccetera.
Invece io che sono normodotato, come un cretino devo aspettare i dodici lustri d’età per ottenere, se sono ancora vivo, qualche misero sconticino per gli over 60.

In genere i disabili si fanno scudo del loro handicap, qualunque esso sia, simulando mali, fatiche, impossibilità, e così riescono a evitare appuntamenti noiosi, persone sgradevoli, doveri indigesti e responsabilità impegnative.
Invece io che sono normodotato, come un cretino devo per forza andare a trovare zia Clotilde (appuntamenti noiosi), inveire contro i fracassoni delle movide (persone sgradevoli), partecipare alle assemblee condominiali (doveri indigesti) e gestire le grigliate di Pasquetta (responsabilità impegnative).

In genere i disabili vivono sulla propria pelle la caducità di tutte le cose e forse, rendendosi bene conto che ogni giorno vissuto in più è un giorno strappato al destino, possono intuire il vero senso della vita.
Invece io che sono normodotato, come un cretino continuo a lamentarmi che oggi è lunedì, che piove, che si è rotto il rubinetto della doccia, che non so dove andare in vacanza, che ho perso il torneo di scopone, che non vinco mai al SuperEnalotto…
Andy e Nonandy

Nella colonnina a fianco del testo raggiungibile a questo link (Articoli correlati), vi è l’elenco dei vari contributi di Gianni Minasso pubblicati da «Superando.it», per la rubrica intitolata A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia).

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