Mi sembra che lo scritto del professor Justin Glyn [è il saggio “Us” not “Them”. Disability and Catholic Theology and Social Teaching (“‘Noi’, non ‘loro’. Disabilità, teologia e dottrina sociale cattolica”) pubblicato nel giugno del 2019, che è stato tradotto in italiano e inserito nel volume collettivo a cura di Giovanni Merlo e di Alberto Fontana, dal titolo A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità (La Vita Felice, 2022). Se ne legga una presentazione a questo link, N.d.R.], pur segnando un notevole passo avanti nella teologia della liberazione delle persone con disabilità, sia ancora incompleto. Infatti l’Autore, rimanendo nell’affermazione biblica della creazione dell’uomo “ad immagine di Dio”, confuta, giustamente, la tradizionale immagine di un Dio perfetto e onnipotente. Così, al racconto mitologico della creazione, in cui Dio afferma che anche l’opera della creazione degli esseri umani era “buona”, affianca l’identificazione delle persone con disabilità all’uomo-Dio che si è concretizzata in Gesù crocifisso.
Tuttavia fermarsi a questa visione è insufficiente, infatti questa identificazione delle persone con disabilità con il “Dio sofferente” è stata utilizzata, nelle epoche passate, per gratificare psicologicamente e religiosamente le persone con disabilità, cercando di trasformare la loro rassegnazione per il loro stato nella gratificazione per sentirsi “ad immagine di un Dio sofferente”.
Dunque, in passato, questa è stata assai spesso un’educazione religiosa che, se ha creduto di risolvere teologicamente e psicologicamente il problema «di tutti gli esseri umani, anche sofferenti, [di pensarsi] ad immagine di Dio», sia sotto il profilo psicologico che sotto quello teologico, si è rivelata incompleta, e ha talora determinato forme di accettazione consolatoria e passiva della disabilità. È incompleta sotto il profilo psicologico perché ha talora prodotto forme di rassegnazione fatalistica del proprio stato; è incompleta sotto il profilo teologico, perché la teologia cristiana non si ferma col mistero della Crocifissione, ma, anzi, si conclude con la Resurrezione. Addirittura San Paolo dice «se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (Prima lettera ai Corinzi, 15).
Allora bisogna completare la teologia della “Crocifissione” con quella della “Resurrezione”. E qui la spinta propulsiva della teologia della liberazione ci aiuta moltissimo. Infatti i miracoli operati da Gesù sono modi di reinserimento di tali persone nel contesto sociale, essendo anche “segni” che Egli è il Messia, cioè Colui che è venuto a riscattare l’umanità dalle conseguenze del peccato originale e a ristabilire nell’universo la finalità dell’ordine “buono” voluto da Dio creatore.
L’“annuncio del regno di Dio” già presente su questa terra, predicato da Gesù, è la nuova finalità data ai credenti in Gesù stesso, perché si sforzino di “rifare buone tutte le cose”. Questo nuovo cammino dell’umanità redenta include anche le persone con disabilità. Esse, infatti, lungi dal rassegnarsi gratificate dal loro stato, debbono impegnarsi per inserirsi attivamente, secondo le loro possibilità e anche grazie alle tecnologie assistive, nelle rispettive comunità di vita, mentre le persone senza disabilità debbono impegnarsi per la loro inclusione. Pertanto la teologia della liberazione si orienta verso il “superamento delle barriere” che ostacolano questa inclusione, promuove la predisposizione dei “facilitatori” necessari alla realizzazione della piena eguaglianza di diritti tra le persone con disabilità e quelle senza disabilità, e richiede lo sforzo di contrastare le discriminazioni.
Io non sono un teologo, ma un semplice “cattolico praticante” (altri usano l’espressione “cattolici militanti”, ma poiché io, che sono un pacifista, preferisco l’altra). Questo è almeno quello che io ho tratto dalla teologia della liberazione, e che ho rappresentato al Sinodo Mondiale dei Vescovi Cattolici sulla vocazione e la missione dei laici, svoltosi nel 1987.
Ovviamente si tratta di un abbozzo, che però, se sviluppato da esperti teologi, potrebbe completare la visione assai importante del professor Glyn.
Nella colonnina a destra dell’articolo presente a questo link (Articoli correlati), sono presenti tutti i contributi già pubblicati in «Superando.it», che hanno preso spunto dal libro A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.