Il tema più generale a cui afferisce il vivace dibattito di queste settimane sulla “mototerapia”, e la relativa Leggepromossa dal Ministero per le Disabilità (manca solo la pubblicazione sulla GU), è presente nell’ambito della disabilità e di quella branca della medicina che è la “riabilitazione”, da almeno 45 anni. Terapie fuori dai box, recitava il titolo di un convegno dedicato alla psicomotricità e alla musicoterapia che ebbi occasione di incrociare alla fine degli Anni Settanta, allora giovane studente di fisioterapia.
Da allora, a torto o a ragione, molte altre “terapie” hanno fatto capolino nel dibattito (…delfinoterapia, arteterapia, ippoterapia, clownterapia, ortoterapia, velaterapia, onoterapia… vado a memoria…) e molte sono anche uscite di scena. Il buon senso vorrebbe si recuperasse quanto scritto di sensato in materia e non applicare la solita logica “nuovo vs. vecchio”, ma cogliere fili rossi e continuità dei dibattiti.
La parola terapia va maneggiata con cura, molta cura, ma è anche vero che nell’attuale stagione culturale della disabilità italiana tutti proclamano, giustamente, la necessità di una visione bio-psico-sociale, ma alla fine, nella comunicazione, di bio c’è poco o nulla, qualcosina di psico e il sociale, declinato nel politico e nel culturale (soprattutto attraverso le parole d’ordine “inclusivo”, “accessibile”, “antidiscriminatorio”) è dei tre elementi quello che occupa quasi tutti i ragionamenti… detti o scritti. Saperne un minimo, in forma ovviamente divulgativa, di riabilitazione, di neuropsichiatria, di sviluppo senso motorio – per limitarsi ai bambini piccoli con disabilità, ad esempio – non farebbe male ai tanti che proclamano il «basta con un approccio solo medico» che la stessa medicina ha da decenni superato, iniziando fin dai tempi di Adriano Milani Comparetti, medico neuropsichiatra, fratello di don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, già negli Anni Sessanta/Settanta (se ne legga a questo link).
Ma càpita solitamente che il mondo sanitario acquisisca anche competenze e lessico sociale, ma è molto più difficile che accada il contrario, e nella comunicazione ciò è evidentissimo.
Siccome siamo nell’era e nella società della comunicazione, che spesso si riduce a titoli e sottotitoli, e dato il tasso di ideologia che a volte accompagna il dibattito attuale nel mondo della disabilità (e non solo), penso che la cosa migliore sia l’invito a documentarsi e ad andare al di là degli slogan, anche se pieni di elementi validi e perfettamente auspicabili.
Va ricordato, infine, che nella Legge non è previsto alcun nuovo finanziamento per sostenere queste attività che andranno eventualmente supportate da fondi già esistenti.
In materia di “mototerapia”, per approfondire e farsi una opinione, ecco di seguito alcuni consigli di lettura, avendo anche l’accortezza, per chi non sa l’inglese e per chi non è avvezzo al linguaggio medico, di prestare attenzione, onde non prendere clamorosi abbagli, che “moto” significa anche, non a caso, “movimento” – vedi “apparato moto-rio”, “deficit moto-rio”, “mot-ilità”… – e che mototerapia/mototherapy è anche una linea di pensiero riabilitativo riferito a tale accezione. Quindi occhio a quello che si legge o che si cerca su Google!!!).
In generale la documentazione che si trova in italiano con la parola chiave mototerapia è di tipo divulgativo/cronachistico e molto collegata alle polemiche circa la legge approvata. Sulla più grande banca dati medico sanitaria (PUBmed della National Library Medicine americana) nulla appare né in lingua italiana né in inglese. Nella banche dati/motori di ricerca da riviste specializzate più usate in Italia (researchgate, academia.edu, google scholar) compaiono due articoli in materia (2020 e 2024). Per il materiale video, su YouTube, la maggioranza di quelli presenti illustrano le varie esibizioni/convention di mototerapia svoltesi in Italia (Treviso, Genova, Savona, Varazze, Lanciano, Roma, Valle d’Aosta…) e ne danno quindi una immagine positiva e innovativa.
Al di là delle polemiche politiche (sostanzialmente centrosinistra contro, centrodestra a favore) e degli interventi “a soccorso” di queste, si può dire che sia l’associazionismo in area disabilità, sia il mondo accademico scientifico sono (…un-po’/abbastanza/molto/totalmente) per ora, in maggioranza, dubbiosi in materia… su quella “terapia”.
Mototerapia. Il testo della Legge
– Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia.
– Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia, Schede di lettura, Camera dei Deputati.
– Mototerapia, Dossier di documentazione del Senato.
Articoli pro
– Mototerapia e Psicomotricità: eventi e benefici.
– Locatelli: «Mototerapia e terapie complementari? Non è solo strappare un sorriso».
– The potential of Freestyle Motocross (FMX) therapy as integrative medicine in pediatric oncology: A pre-post study design.
– Mototerapia: il Senato approva la proposta di legge.
– Mototerapia, Guidi (FdI): “Provvedimento necessario per contrastare ipermedicalizzazione”.
– La mototerapia per regalare emozioni ai disabili (video).
Mototerapia: articoli che prospettano necessità di approfondimenti o che esprimono seri dubbi
– Mototerapia. Catania (Ordine Tsrm-Pstrp Milano): “Non sono le ‘terapie complementari’ a garantire la dimensione umana della cura, ma i professionisti”.
– Mototerapia per bambini oncologici, l’incredibile denuncia della prof.ssa Cattaneo (video).
– La mototerapia in ricetta? Qualche dubbio c’è.
– La vergogna della mototerapia di Stato: non c’è prova di efficacia contro l’autismo (podcast).
– Perché si perdono tempo e risorse a discutere di mototerapia?
– Acute effects of a mototherapy session on the explosive strength of males living with different abilities. Explorative study.
– Mototerapia”: utile per altri motivi, ma non una terapia.
– Non terapia complementare, ma attività ludico-ricreativa di sollievo.
Testi… che la mototerapia è un’altra cosa
– Mototerapia: facciamo chiarezza.
– Luca Nuzzo, La mia mototerapia. Manuale di psicomotricità in moto, Il Menabò Editore, 2019.
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