“Pensiero Imprudente”: il tè con gli “s-pasticcini”!

«Le parole, si sa, cambiano nel tempo, così come cambia la cultura. Avrebbero lo scopo di migliorare i contesti, rendendoli più accessibili e inclusivi, e darebbero alle persone la possibilità di costruire la propria identità»: sono appunto le parole e il linguaggio sulla disabilità a dare questa volta sostanza al tema trattato da Claudio Imprudente nella sua rubrica “Pensiero Imprudente”

PasticciniQuesta volta ho il grande piacere di portarvi indietro nel tempo per raccontarvi di un episodio che risale alla mia adolescenza.
Verso la fine degli Anni Settanta, fui invitato ad una festa prima del periodo natalizio in cui la gente iniziava a prepararsi “a essere più buona”, perché si sa che a Natale tutte e tutti dovremmo esserlo…
La location, se non erro, era nel cuore di Bologna: un attico da cui si intravedeva la nota Torre degli Asinelli, e gli invitati erano “la crème de la crème” della società!
Ricordo ancora le loro pellicce di visone alla moda in quegli anni – in barba agli ambientalisti – e i fermacravatte d’oro con le iniziali di nome e cognome.
Era stata invitata l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), per cui erano presenti delle persone con disabilità: tutti sorridevano loro, le “carezzine si sprecavano”, i discorsi caritatevoli non stiamo nemmeno a parlarne… Così, il Natale cominciava a sortire i suoi effetti.

In questo quadro di bontà, arrivò finalmente l’atteso momento del tè con i biscotti, ovviamente alle cinque in punto! Una signora della cosiddetta “Bologna bene”, tutta vestita a modo con il suo foulard di seta firmato, esclamò improvvisamente: «Buono, questo tè con gli “spasticcini”!».
Il silenzio fu immediato, e la signora arrossì paurosamente! C’era solo una risata forte: la mia! La signora si corresse frettolosamente. Fu un momento epico, a dir poco esilarante, e al tempo stesso imbarazzante!
Ancora adesso mi chiedo se sia stato veramente un “lapsus freudiano” oppure una battuta degna del miglior Crozza.

Claudio Imprudente

Claudio Imprudente cura per «Superando.it» lo spazio fisso denominato “Pensiero Imprudente”

Ma perché vi ho raccontato questo aneddoto così divertente?
Perché giorni fa, il 30 ottobre, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha rilasciato una Nota che aveva come oggetto Terminologia in materia di disabilità a seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 62 del 2024, da divulgare obbligatoriamente in tutte le scuole. Nel testo della Nota si può leggere: «A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente Decreto: a) la parola: “handicap”, ovunque ricorre, è sostituita dalle seguenti: “condizione di disabilità»; b) le parole: “persona handicappata”, “portatore di handicap”, “persona affetta da disabilità”, “disabile” e “diversamente abile”, ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: “persona con disabilità”; c) le parole: “con connotazione di gravità” e “in situazione di gravità”, ove ricorrono e sono riferite alle persone indicate alla lettera b) sono sostituite dalle seguenti: “con necessità di sostegno elevato o molto elevato”; d) le parole: “disabile grave”, ove ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: “persona con necessità di sostegno intensivo”».

Le parole, si sa, cambiano nel tempo, così come cambia la cultura. A mio parere, dovrebbero essere un po’ come la signora di cui parlavo prima: dovrebbero “rompere” quelle situazioni intrise di perbenismo e pietismo. Avrebbero lo scopo di migliorare i contesti, rendendoli più accessibili e inclusivi, e darebbero alle persone la possibilità di costruire la propria identità.
Questa Nota del Ministero ha come specifico riferimento l’uso delle parole nel contesto scolastico.
La scuola è il luogo delle parole, in particolare, il luogo dove si educa, anche attraverso le parole.
Usiamole con consapevolezza, ma senza avere paura di rimanere intrappolati nelle etichette.

Ops… sono le cinque del pomeriggio, ora devo proprio lasciarvi. Vado a prendere il tè con gli… s-pasticcini!
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.

Pensiero Imprudente
Dalla fine del 2022 Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa suo spazio fisso che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale sta impreziosendo le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.

Nella colonnina a fianco dell’articolo intitolato “Pensiero Imprudente”: L’educazione? Un viaggio in tandem! (Articoli correlati, a questo link), tutti i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.

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