«In ogni nostro progetto manteniamo salda come guida la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, un documento importante e necessario che ci rende partecipi in particolare del diritto all’istruzione, alla partecipazione sociale, all’accrescimento della consapevolezza delle persone con disabilità, che sono più di un miliardo al mondo. Con questa iniziativa, dunque, vogliamo fare un passo avanti nel rendere le scuole contesti più inclusivi e accessibili, dove tutti i minori, con e senza disabilità, possano sviluppare al massimo le loro potenzialità: personalità, talenti, creatività, abilità»: a dirlo è Massimo Maggio, direttore di CBM Italia, presentando un progetto che intende unire l’Italia e l’Ungheria sotto il comune obiettivo di costruire una scuola che sappia abbracciare le diversità e valorizzare le potenzialità di ogni studente e studentessa.
Si tratta del progetto Just Two Steps: Schools of Inclusion and Participation (“Solo due passi: Scuole di inclusione e partecipazione”), che vede quale capofila la stessa CBM Italia – componente nazionale di un’organizzazione internazionale impegnata nella salute, l’educazione, il lavoro e i diritti delle persone con disabilità – in collaborazione con l’Istituto dei Sordi di Torino e la Scuola per Ciechi di Budapest, avvalendosi di un cofinanziamento dell’Unione Europea nell’àmbito del programma Erasmus+.
«Il progetto – spiegano da CBM Italia – coinvolge 45 classi tra Milano, Torino e Budapest, per un totale di 1.000 studenti, con e senza disabilità, della fascia d’età 6-14 anni, a cui vengono proposti, da questo mese di novembre e fino al prossimo gennaio, una serie di laboratori da svolgere dentro e fuori l’aula, dal titolo Scuola senza barriere. Queste attività, dove i bambini/bambine e i ragazzi/ragazze sono protagonisti nel rendere più accessibili e inclusivi i loro contesti scolastici e sociali, si basano segnatamente sull’articolo 24 della Convenzione (Educazione), che recita: «Gli Stati riconoscono il diritto all’istruzione delle persone con disabilità. Allo scopo di realizzare tale diritto senza discriminazioni e su base di pari opportunità, gli Stati Parti garantiscono un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita. […] Scopi: – pieno sviluppo del potenziale umano, del senso di dignità e dell’autostima ed al rafforzamento dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della diversità umana”. Nel concreto, per acquisire consapevolezza delle barriere fisiche, sensoriali, culturali e attitudinali che rendono le loro scuole meno inclusive, ai bambini più piccoli viene chiesto di effettuare ricognizioni per valutare l’accessibilità degli ambienti più vicini a loro (l’aula, i bagni e la mensa), disegnando poi in gruppo l’ambiente che ritengono invece ideale. Gli studenti più grandi, invece, si cimentano con modelli tridimensionali, allargando il contesto anche ai dintorni della scuola e osservando ad esempio le strade e la segnaletica, per proporre soluzioni concrete al fine di migliorarne l’accessibilità e promuovere così i diritti dei compagni con disabilità».
Un’ulteriore azione prevede poi il coinvolgimento delle famiglie di studenti con disabilità nella formazione di un gruppo internazionale (Milano, Torino e Budapest) che periodicamente si riunirà per confrontarsi sulle discriminazioni incontrate nei contesti educativi e per realizzare alla fine un documento di raccomandazioni e un video di sensibilizzazione, per contrastare pregiudizi e stereotipi sulla disabilità.
Non manca infine nemmeno l’azione rivolta al personale scolastico, coinvolto in un percorso di approfondimento e confronto per acquisire conoscenze sui diritti delle persone con disabilità e competenze sull’Universal Design for Learning (“Progettazione universale per l’apprendimento”), per esercitare una didattica inclusiva. (S.B.)
Per ulteriori approfondimenti sul progetto Just Two Steps: Schools of Inclusion and Participation, accedere a questo link. Per altre informazioni: Silvia Panzarin (silvia.panzarin@leacrobate.it).