La Conferenza Stato-Regioni ha finalmente dato il via libera al “Decreto Tariffe” (disponibile al seguente link), approvando i due tariffari per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e la protesica, e provvedendo dunque all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza sanitari (LEA).
È stata accolta la richiesta delle Regioni di posticipare l’entrata in vigore del Decreto al 30 dicembre 2024, mentre per il momento non è stata recepita quella – promossa principalmente dalla Lombardia – di poter derogare alle tariffe massime utilizzando le risorse del Fondo Sanitario. Se anche questa richiesta dovesse essere recepita, potrebbe essere introdotta con un emendamento nella prossima manovra finanziaria.
Il Decreto contiene oltre 3.000 voci e avrà un impatto complessivo di 550 milioni di euro.
Sotto un profilo formale, dopo il via libera della Conferenza Stato-Regioni, nelle prossime settimane dovrebbe arrivare quello al riparto del Fondo Sanitario Nazionale 2024.
Già alcune testate hanno proposto approfondimenti sui contenuti, tra le quali «Il Sole-24 Ore», «Quotidiano Sanità.it» e l’OMAR (Osservatorio Malattie Rare), raggiungibili rispettivamente a questo, questo e questo link.
Tra i primi commenti segnaliamo quello dell’Associazione Luca Coscioni, che pur accogliendo positivamente l’approvazione, sottolinea «l’assurdità istituzionale di questa vicenda, se è vero che ci sono voluti vent’anni per completare l’aggiornamento delle prestazioni sanitarie».
In tal senso, si ricorda che «dispositivi medici che la tecnologia rendeva disponibili per le persone con disabilità, tra cui, ad esempio, i comunicatori a comando oculare, essenziali per chi ha gravi difficoltà motorie, sarebbero dovuti essere previsti già nei primi Anni Duemila. Si tratta di un ritardo che evidenzia una grave mancanza di gestione nel Servizio Sanitario Nazionale, che si muove tra estenuanti mediazioni interne senza rispondere con tempestività alle reali esigenze di salute dei cittadini».
«E la debolezza istituzionale – concludono dall’Associazione Coscioni – è aggravata dall’assenza del Piano Sanitario Nazionale, strumento fondamentale di programmazione, fermo da oltre 16 anni. Come si può infatti discutere di sanità e salute senza un piano che delinei le priorità del settore? È inaccettabile che si continui a rimandare l’approvazione di strumenti così cruciali per l’inclusione e la dignità delle persone. Per questo invitiamo il Ministero della Salute e le Regioni ad agire con urgenza per una Sanità più giusta e inclusiva». (S.B.)
Ringraziamo Simona Lancioni per la collaborazione.