Lettori di schermo, display Braille, sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR), dispositivi di puntamento alternativi al mouse e molte altre tecnologie informatiche e tecniche realizzate per rendere accessibili i prodotti hardware o software anche per le persone con disabilità: ormai l’inclusione, il benessere, lo stesso progetto di vita di persone con disabilità, anziani e gruppi vulnerabili passa ineludibilmente attraverso l’uso delle tecnologie assistive e digitali.
Dal 28 al 30 novembre prossimi, presso l’Istituto Aldini Valeriani di Bologna, la Fondazione ASPHI presenterà Handimatica 2024, la mostra-convegno dedicata alle tecnologie digitali “per una società inclusiva” (lo abbiamo annunciato in questo pezzo): diversi gli eventi in programma pensati per coinvolgere persone con disabilità e professionisti del settore, come quello del 28 novembre, intitolato Gli ausili oggi e domani – Il progetto di vita individualizzato e le tecnologie assistive e digitali.
Abbiamo intervistato Gabriele Gamberi, esperto di processi di inclusione per ASPHI, che aprirà i lavori dell’evento sul rapporto tra progetto di vita e e tecnologie assistive e digitali, un incontro cui parteciperanno, tra gli altri, Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e Carlo Lepri, membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità.
Quale impatto possono avere le tecnologie assistive e digitali all’interno del progetto di vita delle persone con disabilità?
«Innanzitutto, le tecnologie assistive che possono utilizzare le persone con disabilità dipendono da vari elementi, come le caratteristiche funzionali, personali e quelle legate allo stato di salute della persona stessa che vuole affrontare un percorso di vita inclusivo e di piena partecipazione sociale. Nella scelta dei supporti spesso non si considera il livello di accettazione che la persona riesce a stabilire con la tecnologia, nella ricerca di un nuovo equilibrio, tra il prima – senza ausilio – e il dopo – con la dotazione di strumenti sostitutivi o compensativi delle proprie “periferiche” e delle proprie “autonomie” -. A questo si aggiunge un aspetto da non trascurare, come la gradevolezza della tecnologia assistiva e digitale, cercando di nasconderla agli occhi degli altri; se invece è visibile, allora deve essere un oggetto curato anche dal punto di vista estetico».
Può farmi un esempio nel mondo del lavoro?
«Per quello che riguarda il mondo del lavoro, soprattutto nei ruoli e nelle mansioni che prevedono l’uso di strumenti, le tecnologie assistive sono soprattutto digitali, ad esempio una sintesi vocale che legge per chi ha difficoltà visive, un riconoscitore di voce per chi non riesce a digitare sulla tastiera, un software che traduce in testo un parlato per un lavoratore con sordità mentre sta facendo una call, un libro digitale sulla sicurezza per una persona con dislessia. Il bisogno di AT (tecnologie assistive) per la partecipazione è legato al progetto di vita individualizzato che interessa anche l’ambiente di lavoro. Infatti, nell’àmbito della Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), i dispositivi AT possono essere visti come “accomodamenti ragionevoli” e quindi obbligatori per l’eliminazione di tutte le barriere fisiche, relazionali, di comunicazione, digitali ecc., finanziabili (al 50%) da tutte le Regioni attraverso i relativi fondi».
Quali sono le principali criticità per l’ottenimento delle tecnologie assistive digitali indispensabili, ad esempio, per ogni studente e utente con disabilità?
«Il Global Report on Assistive Technology, sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’UNICEF, propone una visione olistica del ruolo delle AT durante tutto il ciclo di vita, evidenziando il fatto che si tratta di tecnologie per la partecipazione e non solo di tipo sanitario o riabilitativo. Tale documento sottolinea inoltre che alla piena partecipazione contribuiscono anche la formazione e i servizi che accompagnano la fornitura delle AT. La formazione è fondamentale per garantire che le persone abbiano le competenze necessarie per utilizzare le AT in modo efficace, migliorando così la loro autonomia e qualità della vita.
In Italia, ad oggi, il canale di fornitura è soprattutto sanitario a livello di LEA (Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria, DPCM del 12 gennaio 2017), che purtroppo non segue l’evoluzione rapida delle tecnologie e del digitale e quindi diventa un supporto obsoleto. Sussistono anche alcuni canali paralleli (scuola/università, INAIL ecc.), rispetto ai quali sarebbe necessario un maggior coordinamento a livello nazionale sulle iniziative legate alle tecnologie assistive extra LEA».
E l’intelligenza artificiale quale ruolo può giocare?
«L’intelligenza artificiale (IA) è tra di noi e nei nostri strumenti tecnologici da diversi anni. Sicuramente aprirà nuovi sbocchi e nuovi campi di applicazione, forse abbatterà anche i costi relativi ad alcune tecnologie assistive. Certamente l’IA sfrutta ed elabora in modo straordinariamente veloce i dati di un particolare contesto, i quali molte volte sono insufficienti per riuscire a progettare soluzioni coerenti con i bisogni. Molte aziende tecnologiche stanno però avviando dei percorsi di ricerca e alcune stanno anche collaborando con ASPHI per indirizzare le soluzioni in un’ottica di progettazione universale. Durante Handimatica il tema dell’intelligenza artificiale verrà approfondito in moltissime situazioni, sia di presentazioni durante gli eventi e sia da titolati studiosi».
Come è cambiato il percorso di Handimatica dagli inizi ad oggi?
«La prima edizione di Handimatica si è svolta nel 1997 e siamo alla tredicesima, è passato tantissimo tempo in termini di sviluppo delle tecnologie e di evoluzione sociale. Possiamo dire che ora esiste una maggiore diffusione degli strumenti digitali e una maggiore competenza di quanto possano essere d’aiuto per l’inclusione delle persone con disabilità. Abbiamo osservato un cambiamento di atteggiamento nei visitatori, che non cercano le “invenzioni” che risolvono problemi, ma vogliono sperimentare direttamente soluzioni e dispositivi disponibili, attraverso la visita all’area espositiva e la partecipazione ai laboratori formativi. Handimatica offre infatti un punto di vista concreto sul presente e prospettive future.Le prime edizioni della manifestazione hanno infatti anticipato quello che oggi vediamo come pratica comune e ha favorito la nascita di una rete, il GLIC (che rappresenta i Centri Ausili del nostro Paese), di cui la Fondazione ASPHI è stata promotrice. La storia di Handimatica incrocia inoltre la nascita e lo sviluppo di AssoAusili, l’Associazione che raccoglie le più importanti aziende nazionali, che producono e distribuiscono AT e ausili».