Ho conosciuto Marco Farina grazie ad una sua intervista fatta alla cara amica Angela Trevisan. Mi è piaciuto subito il suo modo pacato e tranquillo di accogliere ed ascoltare l’interlocutore. Così, senza indugiare, l’ho contattato per poter essere anche io intervistata da lui… E poi è nata l’idea di questa intervista…
Intrecci di relazioni, sintonia di anime, autenticità, immediatezza, generosità: tutto “normale” per persone come noi che del limite hanno fatto una risorsa e che provano piacere a far circolare le energie e i talenti. Torino, Sassari, Roma: il nostro “triangolo magico” si è costituito!
Marco Farina, classe 1979, sassarese, è laureato in Scienze della Comunicazione (Teorie e Tecniche dell’Informazione), è scrittore poliedrico e appassionato, è marito e papà di due ragazzi adolescenti, uomo preciso, organizzato, curioso, generoso. Ci accordiamo per una chiacchierata telefonica, con lui non si sgarra! Ha giustamente i suoi tempi e i suoi orari, ma non è affatto rigido, è sanamente organizzato e preciso: “pane per i miei denti”!
Marco, intanto grazie per la bella intervista che mi hai fatto l’altro giorno e che ora è su YouTube. Adesso rilassati e invertiamo i ruoli! Raccontami un po’ di te, chi è Marco Farina?
«Sono nato l’8 settembre del 1979 a Sassari, sono secondogenito, ho una sorella maggiore, da diversi anni sono sposato e ho due figli: Alice e Antonio. La mia è stata una vita come quella di molti ragazzi: studio, amici, moto, gruppi, attività, viaggi. Ho avuto sempre problemi di salute, sono idrocefalo e questo mi ha portato ad avere accorgimenti, come ad esempio indossare il caschetto quando facevo alcuni giochi o quando andavo in moto. Da quando ero ragazzino ho avuto la passione per la scrittura. Avrei voluto fare il giornalista, l’inviato speciale… Ho studiato da geometra ma in un istituto sperimentale dove facevamo tanti laboratori di informatica, topografia, impianti…».
Quando si verifica il grande cambiamento della tua vita?
«Al termine dell’estate del 2001, avevo 22 anni, perdo la vista e mi ritrovo a gestire la mia vita in modo chiaramente diverso rispetto a prima, ma sempre con gli stessi desideri, la volontà e la grinta, la vitalità e la voglia di non mollare.
In quel periodo conosco l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti della mia città) e mi viene proposto il corso da centralinista. Gentilmente rifiuto! Le mie aspirazioni, le mie inclinazioni e i miei desideri erano altri, chiaramente. Scrivere era viscerale per me!».
Cosa ti ha portato ad essere ciò che sei oggi?
«L’avere conosciuto negli anni giovanili della mia vita delle persone che per me sono state importanti che mi hanno trasmesso in qualche modo, un pensiero positivo: pensare a quello che c’era, a quel che avevo e non a ciò che mancava. Ricordo in modo particolare la professoressa Delogu di italiano che proveniva dal Classico, che aveva un occhio di vetro… Poi una mamma che frequentava l’Associazione Italiana Ciechi, che leggeva tantissimo per lei e per la figlia cieca. Ecco, con lei abbiamo fatto esperimenti di scrittura e canzoni. Poi ci tengo molto a citare il professor Manlio Brigaglia, personaggio importante nel panorama culturale della Sardegna: un professore che allargava la mente. Ho frequentato la sua casa, qualcosa di affascinante, su due piani, uno di questi tutto di libri… Ci tengo a sottolineare una particolare coincidenza: il professor Brigaglia scompare il 10 maggio del 2018 lo stesso giorno in cui io mi trovavo allo stand della Casa Editrice Europa Edizioni (con cui ho pubblicato il mio libro Il sole splende per tutti) presso il Salone del Libro di Torino. Ed è proprio in virtù di questa coincidenza particolare che io ho come foto profilo, quel giorno lì.
Il tempo passa, le cose cambiano, ma quel mio incontro col professore è stato veramente importante, prima all’Università e poi per le correzioni di un mio libro.
Dal 2003 al 2018 ho avuto vari ruoli ed incarichi all’interno dell’UICIU di Sassari. Ho veramente sempre cercato di fare tesoro di quel che avevo e non frignare per ciò che avevo perso. Questa mia postura mentale e comportamentale colpiva, e molte persone sono rimaste affascinate da questo modo di fare.
Fondamentalmente i miei libri, Superare gli ostacoli, Il sole splende per tutti, Ricominciare, raccontano un po’ del mio modo di vedere le cose, su come io la pensi… Mi piace valorizzare chi ho di fronte, vedere il bello delle persone. Sono convinto che certamente tutti abbiamo dei nei, ma di quante qualità abbiamo forse neppure lo sappiamo».
Cosa ha rappresentato lo scrivere per te?
«Beh, per me scrivere è stato un compromesso fra l’attività di inviato che avrei voluto fare e l’attività di scrittore/giornalista. Nello specifico nel 2005 conobbi una persona che mi parlò di una casa editrice con cui lei aveva pubblicato e questo fu uno stimolo per me».
Come sei arrivato alla creazione del tuo canale YouTube Interviste Inclusive?
«Il canale esisteva già per la divulgazione del mio libro Il sole splende per tutti. Mentre mi aggiravo online alla ricerca di notizie in merito al mio terzo libro, Ricominciare, mi sono imbattuto in vari concetti come perdersi, ritrovarsi, resilienza… È nata così la mia prima intervista con Flora Iannaci, quasi per gioco, fare interviste come un dialogo con lo scopo di fare rete. Ho scoperto che molte delle persone da me intervistate si sentono, interagiscono, possono chiedere aiuto reciprocamente, quindi questo gruppo di persone che si viene a creare non è fine a se stesso, è un gruppo vivo, attivo…».
Quindi il tuo potremmo definirlo come un obiettivo sociale?
«In un certo qual modo sì. Creare uno spazio più o meno virtuale in cui le persone che hanno avuto dei problemi, delle difficoltà, possano raccontarsi, incontrarsi, confrontarsi, dialogare. Quindi, sotto certi aspetti, mi pongo come un facilitatore di comunicazione. Le interviste inclusive posso definirle come un “percorso di sensibilizzazione” con lo scopo di fare rete».
Questa tua vita così piena, densa, forse molto più ricca di chi è vedente, come riesci a coniugarla con la tua vita familiare?
«Mi sono organizzato degli spazi e degli orari, un po’ come un’attività di ufficio. Tuttavia, svolgendo un’attività a domicilio (lavoro in casa), c’è una reperibilità di massima, nel caso di esigenze e richieste io ci sono, il mio cellulare è sempre acceso, possono far conto su di me.
È una questione di organizzazione, i miei figli e mia moglie hanno tutti le loro attività e hanno dei tempi fuori casa: scuola, sport, svaghi, come in molte famiglie».
Cosa ti tiene aperto alla vita con un taglio positivo?
«La ricerca di equilibrio mi appartiene, come mi appartiene la creatività, l’ho vista in casa con mio padre, l’ho respirata. Babbo ha fatto il grafico, dipinge, si è occupato e si occupa ancora oggi di scultura. Ho visto in concreto come possono trasformarsi degli oggetti: un foglio, un certo tipo di materiale. E quando l’equilibrio viene meno, farlo diventare creazione: una poesia, una melodia…
Esplorare, sperimentare, essere creativi, ricominciare, ripartire…».
Come ti piacerebbe concluderla questa intervista?
«È stata una sorpresa! Passando in quest’altro ruolo mi sono reso conto che sono tante le cose da dire e che non è semplice racchiuderle in una cornice. Per me è sempre un arricchimento quando qualcuno mi offre delle possibilità diverse dal solito e di questo ti ringrazio».
Grazie a te Marco per questa condivisione preziosa e costruttiva. Per tutti coloro che siano interessati alle attività e ai libri di Marco, fare riferimento al canale YouTube Marco Farina scrittore e a marco.farina79@yahoo.it.
Psicologa psicoterapeuta analitico transazionale.
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