25 novembre: per le donne con disabilità “un allarme nell’allarme”

«C’è un allarme nell’allarme ed è quello delle donne con disabilità, doppiamente penalizzate, che faticano ancor più a raggiungere l’indipendenza e per le quali le violenze fisiche, psicologiche ed economiche emergono ancora meno. È dunque indispensabile continuare a lavorare a tutti i livelli per garantire sempre più attenzione ai temi dell’accessibilità universale nei centri antiviolenza, nei servizi sanitari e un’adeguata formazione»: lo dice la ministra per le Disabilità Locatelli, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne di oggi, 25 novembre

Video su discriminazioni donne con disabilità del D.i.Re, luglio 2020

Un fotogramma del filmato “Violenza sulle donne. In che Stato siamo? – Donne con disabilità e discriminazioni multiple”, realizzato a suo tempo dall’organizzazione D.i.Re

«C’è un allarme nell’allarme – dichiara Alessandra Locatelli, ministra per le Disabilità, in una nota diffusa in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne di oggi, 25 novembre – ed è quello delle donne con disabilità, doppiamente penalizzate e che fanno ancora più fatica a raggiungere l’indipendenza e per le quali le violenze fisiche, psicologiche ed economiche emergono ancora meno. Spesso, infatti, per una donna con disabilità è più difficile denunciare, esporsi, essere creduta e avere accesso alle reti, o ai centri antiviolenza e ai servizi sanitari e di protezione. Così come è più difficile raggiungere l’indipendenza economica, la parità di accesso alla formazione, avere un lavoro e una vita autonoma. Si tratta di un fenomeno ancora meno visibile e spesso legato anche alla cura quotidiana, al bisogno di assistenza, che diventa una facile arma di ricatto e aumenta il rischio di abusi».
«È dunque indispensabile – conclude Locatelli – continuare a lavorare a tutti i livelli per garantire sempre maggiore attenzione ai temi dell’accessibilità universale nei centri antiviolenza, ai servizi sanitari e un’adeguata formazione». (S.B.)

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