Ogni anno, il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, un’occasione per riflettere, sensibilizzare e agire contro tutte le forme di violenza di genere. Tuttavia, si trascura un aspetto cruciale: la condizione delle donne con disabilità, che vivono una doppia discriminazione, sia per il genere sia per la propria condizione, e che spesso restano invisibili nel dibattito pubblico.
Nel mondo del lavoro, la violenza contro le donne assume molteplici forme, alcune più subdole di altre. Oltre alla violenza fisica e verbale, ci sono discriminazioni, molestie e abusi psicologici che colpiscono donne in ogni settore. Questi comportamenti non solo minano la dignità e l’autonomia delle lavoratrici, ma ostacolano anche il loro sviluppo professionale.
Per le donne con disabilità, le difficoltà sono ancora maggiori. Secondo dati recenti, il tasso di occupazione delle donne con disabilità è significativamente inferiore rispetto a quello degli uomini con disabilità e delle donne senza disabilità. Queste lavoratrici spesso subiscono forme di discriminazione multipla: dalla mancanza di “accomodamenti ragionevoli” sul luogo di lavoro all’esclusione dai percorsi di carriera, fino alle molestie, che possono diventare particolarmente gravi a causa della loro maggiore vulnerabilità.
Secondo il progetto VERA (Violence Emergence Recognition and Awareness, in italiano “Emersione, riconoscimento e consapevolezza della violenza”), promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), il 31% delle donne con disabilità ha subìto una qualche forma di violenza e il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio rispetto alle donne senza disabilità. Inoltre, le donne con disabilità affrontano un rischio maggiore di violenza psicologica, fisica e sessuale, spesso perpetrata da caregiver o persone di fiducia.
L’Osservatorio sulla Violenza contro le Donne con Disabilità, istituito dall’Associazione Differenza Donna, sta raccogliendo dati per mappare meglio il fenomeno e sviluppare strumenti più efficaci di prevenzione e protezione. Tra il 2020 e il 2022, sono stati registrati 230 casi di maltrattamenti domestici e 50 di violenza sessuale su donne con disabilità, ma si tratta solo della “punta dell’iceberg” di un problema molto più diffuso e sommerso.
È dunque essenziale sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare le infrastrutture di supporto, come centri antiviolenza accessibili, formazione specifica per operatori, dirigenti aziendali, disability manager, e un maggiore utilizzo di tecnologie per garantire alle donne con disabilità strumenti adeguati per proteggersi e denunciare. La collaborazione tra associazioni, istituzioni e comunità è fondamentale per ridurre le barriere culturali e sociali che alimentano questa forma di violenza.
Insieme, possiamo creare un futuro in cui ogni donna, indipendentemente dalle sue condizioni, possa vivere e lavorare in sicurezza e dignità. Oggi, e ogni giorno, agiamo per rendere questo diritto una realtà per tutte.
Ringraziamo Stefania Leone per la collaborazione.
Segretaria della FEDMAN (Federazione Disability Management).
Articoli Correlati
- Il Disegno di Legge Zan e la disabilità: opinioni a confronto Riceviamo un testo dal sito «Progetto Autismo», a firma di Monica Boccardi e Paolo Cilia, che si riferisce, con toni critici, a un contributo da noi pubblicato, contenente due opinioni…
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- La disabilità in un rapporto dell’ISTAT sulle molestie nel luogo di lavoro L’ISTAT ha di recente pubblicato il rapporto di ricerca “Le molestie: vittime e contesto. Anno 2022-2023”, nel quale si pone una specifica attenzione alle molestie sul luogo di lavoro e…