«È importante – scrive Laura Abet, responsabile del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della Federazione LEDHA, riferendosi alla violenza subita a Milano da un sedicenne con disabilità – che nel corso del procedimento giudiziario si attivi una rete di sostegno inclusiva e rispettosa del dramma subìto dal ragazzo, ascoltandolo e non sostituendosi a lui»
Non siamo soliti commentare le notizie di cronaca o le notizie che vengono pubblicate dai media di cui non abbiamo conoscenza diretta. Questa volta, però, pensiamo sia necessario fare un’eccezione.
A Milano un ragazzo di 16 anni, che dagli organi d’informazione viene presentato come una persona con disabilità fisica e cognitiva, è stato sequestrato da un ragazzo di 14 anni e di un uomo di 44 che avrebbero abusato di lui, anche sessualmente. Le violenze, inoltre, sarebbero state filmate.
Questa vicenda ci lascia esterrefatti e increduli.
Esprimiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà alla giovane vittima e alla sua famiglia. E ci mettiamo a disposizione per supportarli in tutti i modi per noi possibili.
Su questa vicenda devono essere completate le indagini da parte della polizia e si esprimerà un giudice, a tempo debito. Ed è importante che nel corso di questo procedimento si attivi una rete di sostegno inclusiva e rispettosa del dramma subìto, a tutela del ragazzo, per evitarne la vittimizzazione secondaria. In quest’ottica è necessario un lavoro sincrono e interdisciplinare, coinvolgendo le Associazioni di persone con disabilità e la rete dei servizi territoriali.
Ci auguriamo che il sedicenne venga ascoltato e che non ci si sostituisca a lui perché, come afferma la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, le persone con disabilità hanno la stessa capacità legale di tutte le persone.
*Responsabile del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH).
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