Nata con l’obiettivo di abbattere le barriere digitali per le persone con disabilità motorie gravi, attraverso l’uso delle tecnologie, l’Associazione TecnologicaMente inSuperAbili ha quali soci fondatori Gabriele D’Imporzano e Nicolò Sparesato che spiegano tra l’altro di volere «migliorare l’autonomia, l’indipendenza e la qualità della vita attraverso soluzioni tecnologiche personalizzate»
L’Associazione TecnologicaMente inSuperAbili è nata con l’obiettivo di abbattere le barriere digitali per le persone con disabilità motorie gravi, promuovendo l’indipendenza e l’autonomia attraverso l’uso delle tecnologie. In questa intervista, Gabriele D’Imporzano e Nicolò Sparesato, soci fondatori, raccontano la genesi, le sfide e i progetti di questa realtà innovativa.
Come è nata l’idea di creare l’Associazione e quali sono stati i principali ostacoli affrontati durante la fondazione?
«L’idea di TecnologicaMente inSuperAbili è nata durante la pandemia, un periodo in cui le tecnologie erano essenziali per comunicare con il mondo esterno. Nel corso dei nostri incontri virtuali, abbiamo notato che non tutti avevano lo stesso livello di conoscenza nell’uso delle tecnologie informatiche e domotiche. Così, ispirandoci al principio del mutuo aiuto, abbiamo deciso di condividere le nostre esperienze. Visto il successo ottenuto, abbiamo pensato che altre persone potessero beneficiare di queste conoscenze e abbiamo fondato l’Associazione alla metà dello scorso anno.
Il principale ostacolo è stata la nostra inesperienza nella gestione burocratica. Per superarlo, ci siamo rivolti al CSV di Milano (Centro Servizi per il Volontariato), che ci ha aiutato a redigere lo Statuto e a completare il processo di registrazione. È stato un percorso impegnativo, ma altamente costruttivo».
Qual è la missione principale di TecnologicaMente inSuperAbili e quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine?
«La nostra missione è sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni sui temi delle disabilità motorie gravi, nonché organizzare spazi fisici e virtuali per valorizzare le persone con queste disabilità. Vogliamo migliorare l’autonomia, l’indipendenza e la qualità della vita attraverso soluzioni tecnologiche personalizzate. Ogni volta che vediamo una persona riuscire a compiere azioni quotidiane in autonomia, che prima sembravano irraggiungibili, ci sentiamo travolti da una gioia immensa e da una profonda commozione. L’indipendenza, per chi vive una condizione di fragilità, è infatti una conquista straordinaria, che riaccende speranza e dignità. A volte bastano piccoli passi – come accendere una luce con un comando vocale o inviare un messaggio senza aiuto – per fare emergere un sorriso e la consapevolezza di avere il controllo della propria vita. Questa trasformazione ci emoziona e ci spinge a fare sempre di più.
Nel breve termine, puntiamo a consolidare e ad ampliare le nostre attività, coinvolgendo nuovi membri e portando sempre più persone a scoprire il potenziale delle tecnologie. Nel lungo termine, il nostro obiettivo è trasformare l’Associazione in una realtà lavorativa, creando opportunità concrete che restituiscano a tutti il diritto di essere protagonisti della propria vita e del proprio futuro, dato che spesso ci viene negata l’opportunità di lavorare a causa delle nostre disabilità».
Quali sono le principali iniziative in corso e come scegliete i progetti su cui lavorare?
«Attualmente assistiamo i soci nell’uso delle tecnologie per massimizzare le loro capacità residue. Abbiamo lanciato due iniziative principali. La prima riguarda i videogiochi, attraverso cui promuoviamo l’inclusione sociale e lavorativa e il mantenimento delle capacità funzionali. Creiamo spazi di gioco inclusivi e condividiamo esperienze su software che permettono di giocare anche con disabilità motorie gravi.
La seconda iniziativa si concentra sulla domotica, per aiutare le persone a comprenderne i benefìci e a scegliere sistemi personalizzati per le proprie esigenze. Scegliamo i progetti in base alle richieste dei soci o ai contatti ricevuti via sito e email. Durante le riunioni settimanali valutiamo l’impatto e affidiamo lo sviluppo ai membri con competenze specifiche».
Chi sono i principali beneficiari delle vostre attività? Avete storie di successo o testimonianze significative?
«I principali beneficiari sono persone con disabilità motorie gravi, sia soci che chiunque necessiti di supporto per migliorare la propria autonomia tecnologica. Sul nostro sito condividiamo storie di successo, come la personalizzazione del comunicatore Grid3 per chi usa joystick o puntatori oculari, o l’uso del cellulare con la sola voce. Ci sono anche testimonianze su come rendere accessibili videogiochi complessi».
Con quali organizzazioni collaborate e come viene finanziata l’Associazione?
«Collaboriamo con Informatici senza Frontiere per il supporto tecnologico e con Dai&Ricevi, che finanzia molte delle nostre attività. Le quote associative rappresentano un’altra fonte di finanziamento. Stiamo inoltre collaborando con l’ASPHI – organizzazione di utilità sociale -, utilizzando delle loro soluzioni per giocare ai videogiochi in autonomia, e con l’ITS di marketing sportivo Jobs Factory di Milano, oltreché con Reply Totem, uno dei principali team di e-sports in Italia, per far comprendere il valore della diversità utilizzando gli stessi nostri strumenti di accessibilità ai videogiochi a persone normodotate».
Come misurate l’impatto delle vostre iniziative e quali sono i vostri piani per il futuro dell’Associazione?
«Misuriamo l’impatto in base al numero di nuovi associati e simpatizzanti. In pochi mesi siamo passati da una decina a venti persone attive nella nostra chat e alle riunioni settimanali. Per il futuro vogliamo consolidare i progetti in corso e lavorare per acquisire le competenze necessarie a gestire autonomamente l’Associazione. Il nostro obiettivo è creare un modello in cui ognuno possa definire e realizzare il proprio progetto di vita indipendente, sia sociale che lavorativo, superando il ruolo passivo previsto dai servizi tradizionali».
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