Le contraddizioni dell’inclusione

di Giovanni Merlo*
La lettura delle pagine di “Le contraddizioni dell’inclusione”, lavoro collettivo curato da Matteo Schianchi, ci costringe a fare i conti con la forza dei meccanismi sociali e culturali che generano l’attuale situazione di esclusione delle persone con disabilità

Curato da Matteo Schianchi, Le contraddizioni dell’inclusione (mimesis, 2024) è un lavoro collettivo che raccoglie i contributi anche di Cristina Palmieri, Benedetto Saraceno, Carlo Francescutti, Stefano Onnis, Maria Turati, Edgar Contesini, Mario Paolini e di chi scrive [Giovanni Merlo].
Il libro nasce dall’esigenza di rilanciare il significato, il valore e la bellezza del lavoro degli operatori sociali con le persone con disabilità, di fronte alle frequenti situazioni di difficoltà che si riscontrano nei servizi come in àmbito formativo. Non a caso, il tema attorno a cui si sviluppano i ragionamenti degli autori è quello dell’inclusione, un concetto di per sé abbastanza chiaro («Un processo complesso che mira al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze delle caratteristiche di ciascuno/a, attraverso un’azione sugli ambienti educativi, di vita, di lavoro, tale da promuovere la piena partecipazione a tali contesti», C. Palmieri, Agire l’inclusione sociale: condizioni di possibilità e limiti del lavoro educativo, IRIS, 2018), nella Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità viene fatto equivalere alla «partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri» e affermato come diritto di tutte le persone con disabilità. Un concetto che, invece, pone non pochi problemi e ambiguità: sia quando si cerca semplicemente di inserire le persone con disabilità nei contesti ordinari della vita e, ancora di più, quando si vanno a creare contesti “dedicati”.

Il merito del lavoro curato da Schianchi è quello di fare emergere le contraddizioni del lavoro sociale. Quando non ci si può più limitare ad affermare l’inclusione, ma si deve provare a realizzarla in pratica, emerge sempre la complessità della questione. La tensione verso l’inclusione, ad esempio, non può essere semplificata in procedure e prestazioni e questo genera problemi e tensioni in organizzazioni che, negli anni, si sono sempre adeguate a standard di funzionamento.
In altre parole, la lettura delle pagine di Le contraddizioni dell’inclusione ci costringe a fare i conti con la forza dei meccanismi sociali e culturali che generano l’attuale situazione di esclusione delle persone con disabilità.
In questi anni è cambiato il linguaggio e il modo di rappresentare la disabilità: anche nel campo del welfare si sono affacciate nuove misure e nuove norme nel tentativo di rendere concreto il diritto all’inclusione. Ma leggi e proclami, questo è uno dei messaggi del libro, non sono sufficienti se non si interviene sulle dinamiche sociali che determinano l’esclusione delle persone con disabilità, in particolare dal mondo degli adulti.
In questo contesto, andremo a scoprire come l’esclusione possa prendere la forma della sostituzione delle persone con disabilità dalle scelte che riguardano la loro vita. Si potrà apprezzare il legame fra questa condizione con il processo costante e sempre presente di inferiorizzazione e di infantilizzazione delle persone con disabilità, confinate, non a caso, nei servizi nel ruolo di utenti (“i ragazzi”) o di “casi”. Un processo così radicato, normalizzato, da impedirci di riconoscere e di cogliere le tante dimensioni della discriminazione di cui sono vittime le persone con disabilità: nel mondo della scuola, del lavoro, della vita sociale, economica e politica, ma anche e soprattutto nelle relazioni più importanti, come quelle affettive e di amicizia, determinando condizioni di solitudine.
Un contesto che richiama gli operatori sociali a prendere posizione sul senso e l’orizzonte del loro lavoro: per comprendere come sia possibile oggi pensare e ripensare a interventi e servizi che, in nome della “protezione”, non si trasformino in trappole dell’esclusione da cui è difficile emanciparsi.
È un bellissimo lavoro, quello degli operatori, che rischia però di essere schiacciato da tecnicismi, procedure e burocrazia e che, al contrario, può e deve essere rilanciato nella sua bellezza: quella della relazione, della libertà, dell’emancipazione, dell’appartenenza alla stessa comunità.

*Direttore della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).

Le contraddizioni dell’inclusione. Il lavoro socio-educativo nei servizi per la disabilità tra criticità e prospettive, a cura di Matteo Schianchi, Mimesis, 2024 (collana “Minority Reports”).
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