Speaker cieco che ha prestato per professione e continua a prestare la voce per tante pubblicità, spot e audiodescrizioni filmiche, Mario Loreti si dice onorato ed emozionato per la grande opportunità che sta vivendo: quella di avere voce in capitolo su un prodotto destinato alle persone con disabilità visiva e quindi anche a lui. E recentemente ha anche vinto il “Premio Speciale Accessibilità” per il Festival del Doppiaggio “Voci nell’Ombra”
Only when it is dark enough can you see the stars
(Solo quando è abbastanza buio puoi vedere le stelle)
Martin Luther King
Ciascuno di noi, se guarda indietro nella propria esistenza, può individuare degli incontri o “chiacchierate” che più di altri gli hanno lasciato un segno indelebile nella memoria, per la loro carica di specialità e ispirazione. Oggi vorrei qui raccontare dell’ultima in ordine di tempo che ho vissuto io e che credo ispirerà anche voi.
Ho avuto il piacere di intervistare Mario Loreti, speaker cieco che ha prestato e continua a prestare la voce per tante pubblicità, spot e audiodescrizioni filmiche. Un’informale chiacchierata nella quale darsi del tu è stato naturale, soprattutto per l’ironia e la modestia che lo contraddistinguono. Insieme, abbiamo ripercorso la sua carriera lavorativa finora: com’è cominciata, come sta andando e come promette di andare nell’incertezza del futuro.
Lo speaker radiofonico, pubblicitario o di audiodescrizioni non è esattamente il primo mestiere che potrebbe saltare in mente a un bambino. Infatti, alla domanda «Che cosa volevi fare da grande?», Mario non riusciva a individuare qualcosa nello specifico, se non la sua grande passione per l’aviazione, che ancora lo accompagna. Rispondeva dunque che forse sarebbe diventato pilota, progetto che – mi ha raccontato con ironia – ha dovuto scartare per l’incolumità sua e dei passeggeri.
L’illuminazione vera e propria è arrivata con un Canta Tu, un regalo del padre. Un bel giorno, in vacanza al mare, gli disse che con un apposito cursore avrebbe potuto abbassare la musica e parlarci sopra come si fa alla radio. Da lì, l’idea di augurare un buon compleanno alla sorella, ai microfoni di Radio In 101. La spigliatezza di un Mario undicenne non passò inosservata agli occhi e alle orecchie del conduttore radiofonico, che così gli affidò un programma per bambini al telefono: tra i piccoli telespettatori, Mario non sapeva che c’era anche la sua futura ragazza.
La passione sfrenata per la radio si deve anche a un microfono per cantare, regalatogli dalla nonna: lui lo usò invece per registrare pubblicità e spianarsi la strada allo speakeraggio.
Tra le doti che lo hanno aiutato Mario Loreti nel suo percorso, c’è anche l’orecchio assoluto, ossia quella rara capacità di identificare note e frequenze all’istante – permettendogli di fatto di equalizzare in tempo reale e risolvere quei piccoli problemi di suono che potrebbero verificarsi in una sessione di registrazione.
Nel 2005 comincia ufficialmente il suo percorso professionale, con la fondazione di Radio Web Stereo. Dopo alcuni anni di esperienza e collaborazione con vari colleghi, uno di questi gli suggerì di presentarsi ad alcuni provini. Come accade spesso in questi casi, i primi non andarono a segno, ma poi il talento è stato premiato, la fortuna è arrivata e con essa anche il primo spot: fu per pubblicizzare un corso di conduzione radiofonica in Puglia. Così, un’assegnazione dopo l’altra, la carriera di Mario Loreti è decollata senza dover neanche mettere mano alla cloche di un aereo.
Ma veniamo alla parte più tecnica e – a mio avviso – affascinante della sua realtà professionale: come lavora “tecnicamente” uno speaker che non ci vede? Come “legge” le battute da recitare? Di fatto, non lo fa. Quando lavora da casa, si avvale di un piccolo studio, avendo investito le sue prime entrate in una strumentazione di qualità: una cabina insonorizzata con pannelli fonoassorbenti (che impediscono alla voce di infrangersi sulle pareti), un processore audio, un mixer, un microfono, un computer super silenzioso e una scheda audio che permetta di registrare con una qualità pari a quella degli studi tradizionali. L’insieme di questi strumenti, grazie all’uso di una sintesi vocale che legge lentamente il testo restando indietro di una frase rispetto a lui, gli permette di avere il tempo di comprendere il contesto e recitare con la giusta intonazione. Nel caso delle audiodescrizioni il copione contiene anche l’ultima parola del dialogo del film, per far comprendere a Mario il punto dopo il quale inserirsi con la voce.
Il metodo è applicabile ovviamente anche negli studi di doppiaggio: Mario ci ha tenuto infatti a sottolinearmi il grande privilegio che è lavorare in gruppo, in uno studio di registrazione, in sinergia con il direttore e i fonici di doppiaggio e mix. Lavorare da casa snellirà i tempi e le figure richieste, dal momento che sarà lo speaker a “dirigersi”, “registrarsi” e “missarsi”, ma la relazione umana, come sempre, è il valore aggiunto che rende un’esperienza degna di essere vissuta.
E abbiamo parlato tanto di umanità come valore aggiunto anche quando ho dovuto, ahimè, chiedergli se pensa e teme che un giorno l’intelligenza artificiale riuscirà davvero a erodere figure professionali. «Fermarla è impossibile – dice -, ma quanto riuscirà a erodere figure professionali dipenderà sicuramente dall’uomo». Non teme dunque particolarmente le potenzialità di questa invenzione che certamente può far paura, ma che rimane pur sempre uno strumento basato su un calcolo probabilistico, fatto di dati che gli forniamo. Oltretutto, lo scarto con la voce, l’intenzionalità e l’emotività umana rimarranno sempre e ben presenti. Ciò che, malauguratamente, potrebbe davvero portarci alla fine, sarebbe un eventuale passo indietro nella sensibilità dell’uomo: se tra dieci o vent’anni, l’orecchio umano si sarà abituato a intonazioni asettiche e avrà messo da parte il gusto, allora sarà davvero ora di dire addio alla qualità e all’audiodescrizione come forma d’arte. Diventerà l’ennesima sintesi vocale che tedierà i fruitori ciechi e ipovedenti nella loro routine, e a quel punto anche l’arte sarà morta.
Abbiamo terminato la chiacchierata parlando di un bel traguardo: la consegna del Premio Speciale Accessibilità per il Festival del Doppiaggio Voci nell’Ombra, lo scorso 1° dicembre, per aver prestato la voce al testo di Laura Giordani dell’audiodescrizione del film Netflix Sei nell’anima (2024), che ci fa scoprire l’incredibile esperienza di vita della regina del rock italiano, Gianna Nannini [di tale audiodescrizione ha scritto già ampiamente, sulle nostre pagine, Laura Giordani, a questo link, N.d.R.].
Nel ricordare la consegna di questo importante riconoscimento, Mario Loreti ha raccontato di avere vissuto emozioni contrastanti. In sala, mentre speakerava l’audiodescrizione, era convinto di star facendo il peggior turno della sua vita in termini di qualità professionale: la sera prima non era stato bene e aveva anche preso in considerazione l’idea di assentarsi. A posteriori, scoprire che quella lavorazione gli è valsa un premio così prestigioso l’ha riempito di gioia e soddisfazione, soprattutto per i complimenti ricevuti a proposito dell’emotività con cui alcune clip sono state recitate.
Mario Loreti, che speakera audiodescrizioni filmiche per professione da relativamente poco tempo, si dice onorato ed emozionato per la grande opportunità che sta vivendo: quella di avere voce in capitolo su un prodotto destinato anche a lui. Ringrazia di cuore quanti, nel settore del doppiaggio e dell’accessibilità, gli stanno offrendo l’occasione di lavorare su questo e altri progetti perché, collaborando con gli addetti ai lavori, è fiero di poter apportare con la sua sensibilità e la sua esperienza di vita quel plus che impreziosisce l’audiodescrizione – che è prima di tutto un ausilio per persone con disabilità visiva.
Solo la risorsa umana può lasciare davvero il segno, perché conosce e capisce ciò che è richiesto in un determinato settore, apportando il proprio valore aggiunto. Mario è la prova vivente che se si insiste con passione, intelligenza e cuore, ognuno può raggiungere i propri sogni: è una testimonianza di ispirazione per tutti noi. È anche grazie alla sua voce se oggi migliaia di fruitori possono apprezzare opere audiovisive nella loro interezza e impreziosite da quel che di più umano e prezioso abbiamo: l’emozione.
Adriano Celentano cantava che “l’emozione non ha voce”: ascoltando quella di Mario Loreti potrebbe ricredersi. Fatelo anche voi!
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