A chi accosta la disabilità all’incompetenza rispondiamo con la foto di una deputata spagnola con disabilità

Solo poche ore fa, nel manifestare la propria indignazione sulle nostre pagine per le affermazioni rivolte alle persone con disabilità dal Presidente degli Stati Uniti, dopo l’incidente aereo di Washington, Salvatore Nocera aveva concluso dichiarandosi certo che anche le Associazioni si sarebbero presto fatte sentire sullo stesso tema. E infatti le dure prese di posizione non sono mancate, come quelle della FISH, dell’ANFFAS e del CoorDown di cui riferiamo
Mar Galcerán
Riteniamo che la risposta migliore alle parole di chi, come il Presidente degli Stati Uniti, accosta la condizione di disabilità all’incompetenza, sia pubblicare questa immagine di Mar Galcerán, donna con disabilità e deputata del Parlamento spagnolo, qui fotografata tra i banchi del Parlamento stesso

Solo poche ore fa, sulle nostre pagine, nel manifestare la propria indignazione per le affermazioni del Presidente degli Stati Uniti dopo l’incidente aereo di Washington, Salvatore Nocera aveva concluso dichiarandosi certo che anche le Associazioni si sarebbero presto fatte sentire sullo stesso tema. E infatti le prese di posizione non sono mancate.
In una nota, ad esempio, la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con disabilità e famiglia) «ha espresso profonda indignazione e sconcerto per le dichiarazioni rilasciate da Donald Trump, secondo cui le politiche per la diversità degli Stati Uniti hanno portato all’assunzione di persone con disabilità fisiche o psichiche non qualificate per essere controllori di volo. Il Presidente degli Stati Uniti ha inoltre insinuato che solo individui “altamente intelligenti e psicologicamente superiori” dovrebbero ricoprire tali ruoli. Si tratta di affermazioni gravi, inaccettabili, da rispedire immediatamente al mittente, in quanto l’accostamento tra la condizione di disabilità e l’incompetenza non solo è falso, ma alimenta pericolosi stereotipi che minano decenni di battaglie per il riconoscimento delle competenze e del valore delle persone con disabilità nel mondo del lavoro e nella società. Le persone con disabilità hanno da tempo dimostrato di essere perfettamente capaci di ricoprire ruoli altamente qualificati e di contribuire attivamente a tutti i settori, senza alcun tipo di barriera dovuta alla loro condizione. Il pregiudizio che insinua che la disabilità sia sinonimo di incapacità è un retaggio che non ha più spazio in una società che aspira all’inclusione».
«Le cause di un incidente aereo – proseguono dalla FISH – sono sempre complesse e devono essere individuate attraverso indagini approfondite, non con accuse profonde che rischiano di colpire milioni di cittadini e cittadine in modo strumentale. In un momento storico in cui è fondamentale promuovere l’inclusione, il rispetto e valorizzare la persona nella sua interezza anche nelle diversità, ogni dichiarazione che alimenta divisioni è pericolosa e minaccia i princìpi di civiltà che abbiamo faticosamente conquistato. Le politiche di pari opportunità sono uno strumento essenziale per garantire che ogni persona, indipendentemente dalla propria condizione, venga valutata per le proprie capacità e competenze, senza alcuna forma di discriminazione. In questo contesto, il rispetto reciproco e l’uguaglianza devono essere al centro della nostra società, e anche di quella americana».
«In un mondo che deve sempre più puntare sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco – conclude Vincenzo Falabella, presidente della FISH – dichiarazioni come quelle di Trump rischiano di legittimare discriminazioni e diseguaglianze che non hanno e non devono avere spazio nella nostra società. Per questo motivo ribadiamo con fermezza che le persone con disabilità non devono più essere bersaglio di retoriche divisive e lesive dei diritti e delle pari opportunità. Ribadiamo quindi l’importanza di combattere ogni forma di discriminazione e di continuare a lavorare per una società più equa e inclusiva, dove ogni individuo possa vivere con piena dignità».

Estremamente dura anche la presa di posizione dell’ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neuurosviluppo), che nel ricordare come «il sig. Trump, nella conferenza stampa sul terribile incidente aereo di mercoledì sera sul fiume Potomac a Washington, che ha visto la morte dei 67 passeggeri, coinvolti nello schianto tra un aereo civile ed un elicottero militare, rispetto ai quali esprimiamo in nostro più vivo cordoglio, sembrerebbe essersi spinto a mettere in relazione l’incidente con il fatto che a causa del Programma DEI (Diversity, Equity and Inclusion) i suoi predecessori avessero portato all’assunzione di persone non qualificate, con disabilità fisiche o psichiche, come controllori di volo. Affermazioni gravissime che non possono passare sotto silenzio. Infatti, le stesse, anche alla luce del fatto che sono pronunciate dal “personaggio”, da molti considerato più potente del mondo, sono foriere di alimentare stigmi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità in tutto il mondo. Inoltre, da quanto si apprende dalla stampa, sembrerebbe che il Presidente degli Stati Uniti abbia deciso di mettere in congedo retribuito, in vista di un successivo licenziamento, il personale federale che si occupa di diversità, equità ed inclusione. La nostra Agenzia Nazionale Antidiscriminazione non ha alcun dubbio: se tali affermazioni fossero state pronunciate in Italia avrebbero configurato, ai sensi e per gli effetti della Legge 67/06, una vera e propria discriminazione e questo non solo nella forma della discriminazione diretta, di cui all’articolo 2, comma 2 di tale Legge. Infatti, il successivo comma 4 del medesimo articolo così recita: “Sono altresì considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti”. Per non parlare, poi, degli eventuali profili penalistici che, nel nostro ordinamento, potrebbero essere rilevanti. Ma nella evoluta e democratica America forse questi princìpi non sono così presenti, sicuramente non lo sono nei pensieri del suo Presidente, recentemente eletto. Ci chiediamo se questo signore, forse nell’intento di attaccare i suoi predecessori e “nemici politici”, abbia chiaro il danno causato dalle sue affermazioni a livello globale. Inoltre, ricordiamo che gli Stati Uniti di America sono tra i firmatari della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e pertanto ci chiediamo: in quanto tali, non sono forse tenuti a darne piena attuazione a partire dal loro Presidente?*».
«Come può il Presidente degli Stati Uniti d’America – proseguono dall’ANFFAS – non ricordare che Franklin Delano Roosevelt, storico presidente degli Stati Uniti, era una persona con disabilità o come può non essere informato del fatto che il suo attuale maggiore sostenitore Elon Mask avrebbe dichiarato di convivere da sempre con la sindrome di Asperger (classificata tra i disturbi del neurosviluppo)? Si rivolgeva anche a loro nel momento in cui additava quali responsabili del disastro persone con disabilità fisiche o psichiche, indicandole come inadatte e perfino pericolose nel momento in cui sono chiamate a svolgere un’attività lavorativa?».
«Solo pochi giorni fa – è un ulteriore rilievo dell’Associazione – abbiamo celebrato il Giorno della Memoria, legato anche alla terribile vicenda del programma Aktion T4 che vide il regime nazista decidere di procedere alla soppressione di migliaia di persone con disabilità, affermando che “Chi non è in grado di produrre pane non ha diritto di mangiare pane”: nei confronti delle persone con disabilità, che evidentemente rappresentavano per questi mostri l’esatto contrario della “purezza della razza”, veniva così predisposta e attuata scientificamente una campagna d’odio dalla quale, poi, è stato facile per i nazisti passare al vero e proprio sterminio. Non sappiamo quanto involontariamente ma temiamo che sui temi della disabilità si stia tornando molto indietro. Questa vicenda è emblematica e questo ci preoccupa non poco. Motivo per cui facciamo appello affinché, a tutti livelli, si reagisca alle inopportune affermazioni del presidente Trump, assumendo chiare posizioni e questo a partire dai massimi esponenti del nostro Governo».
«Ove Trump non provveda a rettificare e chiarire le sue affermazioni – concludono dall’ANFFAS – e anche le sue scuse sarebbero gradite, in segno di protesta la nostra Associazione valuterà se fare parte o meno della delegazione italiana che nei prossimi mesi si dovrebbe recare a New York per un incontro sui temi della disabilità, in sede ONU».

Registriamo infine anche le parole diffuse dal CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), che in un comunicato sottolinea come «dal suo insediamento a oggi, Trump abbia deciso di interrompere e ostacolare i programmi DEI (Diversity, Equity and Inclusion) e di attaccare frontalmente tutte le categorie di persone marginalizzate. Ne mancava solo una: la disabilità. Ci chiedevamo quando sarebbe arrivato il nostro turno. Non abbiamo dovuto aspettare molto! Il Presidente degli Stati Uniti, infatti, ha preso di mira e fatto bersaglio di propaganda chiunque rappresenti una diversità che non rientra nella sua visione del mondo: ha dichiarato guerra a tutte le persone immigrate senza documenti regolari, parlando di deportazioni di massa e limitando fortemente il diritto di asilo. Ha promesso di limitare i diritti sessuali e riproduttivi delle donne. Ha cancellato programmi di supporto alla salute globale per i malati di AIDS e per le persone HIV positive. Ha deciso di tagliare programmi di diritto alla salute per milioni di persone povere e vulnerabili negli stessi Stati Uniti. Ha colpito la comunità LGBTQ+ scagliandosi contro il riconoscimento delle identità di genere e smantellando politiche di inclusione in ogni Istituzione statale. Ha tolto il sostegno e licenziato i dipendenti federali coinvolti in programmi di diversità e ai loro progetti. Ha negato il ruolo delle politiche ambientali, uscendo dagli Accordi di Parigi per il clima e rigettando le preoccupazioni di chi lotta per un mondo sostenibile. Ha sminuito, infine, chi combatte per la giustizia sociale, etichettando gli attivisti pro-Palestina e i sostenitori dei diritti dei migranti come una minaccia alla sicurezza nazionale. Oggi, dunque, l’ultimo capitolo di questa escalation: le persone con disabilità».
«Dopo l’incidente aereo a Washington – proseguono dal CoorDown – che ha coinvolto un volo di linea civile e un elicottero militare provocando 67 vittime, Trump ha insinuato – senza alcuna prova e prima che iniziassero le indagini – che la colpa sia delle politiche di diversità e inclusione della Federal Aviation Administration (FAA), l’ente preposto alla sicurezza aerea. Secondo lui, l’assunzione di persone con disabilità comprometterebbe la sicurezza. Ha dichiarato testualmente: «Biden e Obama hanno assunto come controllori di volo persone non qualificate e con disabilità fisiche e psichiche». Ebbene, la scelta di usare la disabilità come capro espiatorio, di additare intere categorie di persone come causa di un evento gravissimo e doloroso, non è causale. Fa parte di una strategia consapevole ed esplicitamente diretta ad annullare conquiste e diritti, frutto di anni di battaglie delle persone con disabilità. Ma la disabilità non è un errore del sistema da cancellare».
«Queste dichiarazioni – dichiara Martina Fuga, presidente del CoorDown – non sono soltanto scioccanti, disumanizzanti e discriminatorie: rappresentano un pericoloso passo indietro, un segnale che rischia di consolidare pregiudizi ancora radicati in chi crede che la disabilità sia un limite piuttosto che una risorsa, e che l’inclusione sia un’ideologia che minaccia la meritocrazia e la qualità del lavoro. Dietro queste parole c’è una visione distorta di meritocrazia, che ignora i dati e le ricerche: le persone con disabilità che lavorano nelle istituzioni, come in ogni altro ambito, vengono selezionate e impiegate in base alle competenze, alle qualifiche e al rispetto di standard rigorosi».
«Le persone con disabilità, tutte le disabilità, insieme alle loro famiglie e comunità – concludono dal CoorDown – non accetteranno passivamente che il mondo venga disegnato da pochi per pochi. Resisteremo. È il momento di unire le nostre voci, di non indietreggiare nonostante il dolore e la rabbia. Il nostro Coordinamento, insieme a tantissime realtà, associazioni, reti, sarà in prima linea a costruire e affermare un mondo più giusto, più equo e più inclusivo». (S.B.)

*In realtà gli Stati Uniti, come correttamente sottolineato dall’ANFFAS, hanno effettivamente sottoscritto il 30 luglio 2009 la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ma non l’hanno mai ratificata, non conferendo quindi ad essa un carattere legalmente vincolante sul proprio territorio. La sola sottoscrizione, quindi, senza la successiva ratifica, non vincola uno Stato a rispettare gli obblighi enunciati nella Convenzione, pur potendolo obbligare ad astenersi dal compiere atti che possano andare contro le disposizioni contenute tra gli obiettivi e gli scopi del Trattato.

Per ulteriori informazioni, rispettivamente: ufficiostampa@fishonlus.it; comunicazione@anffas.net; ufficiostampa@coordown.it.
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