Essenziale riconoscere l’assistente all’autonomia e alla comunicazione, ma anche il tiflologo è necessario!

di Gianluca Rapisarda*
«Oltre al riconoscimento del profilo dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione – scrive Gianluca Rapisarda – è necessario anche che venga riconosciuto il profilo del pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche, operatore strategico ed essenziale per una proficua inclusione degli alunni e studenti con disabilità visiva»

 

"Ritratto di Omero", Roma, Musei Capitolini
“Ritratto di Omero”, Roma, Musei Capitolini

Chi scrive saluta con entusiasmo la recente Memoria presentata dalla FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), su richiesta della 7ª e della 10ª Commissione del Senato, nell’àmbito dell’esame del Testo Unificato AS 236, AS 793, AS 1141 (Modifiche al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, in materia di promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità) [se ne legga sulle nostre pagine a questo link, N.d.R.].
Tra le più rilevanti proposte avanzate dalla FISH nella predetta Memoria, ritengo realmente “strategiche”, ai fini di un’efficace processo d’inclusione degli alunni-studenti con disabilità, oltreché l’ormai indifferibile riconoscimento della figura professionale dell’assistente per l’autonomia e la comunicazione, con una definizione chiara del ruolo, delle competenze e della formazione necessaria, anche e soprattutto l’introduzione di specifiche aree di specializzazione per gli assistenti stessi, «includendo competenze per il supporto a studenti con disabilità visiva, sordi oralisti e con disabilità intellettive o del neurosviluppo».
Se tali sacrosante richieste della FISH fossero recepite dal Senato, infatti, si creerebbero finalmente quelle condizioni favorevoli per assicurare concretamente il passaggio dall’attuale distorta logica della “delega” al solo docente per il sostegno della presa in carico degli allievi con disabilità a quella del “sostegno diffuso”, che è il reale pilastro portante della nostra vigente normativa inclusiva. E a mio modesto avviso, ciò sarà possibile soltanto garantendo contesti veramente “flessibili”, dotati di ambienti, strumenti e materiali resi accessibili anche grazie alla presenza costante di figure educative di riferimento.

Proprio per tale motivo, avendo ricoperto il ruolo di direttore scientifico dell’IRIFOR dell’UICI (Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), come ho scritto nel mio ultimo libro Breve storia della Tiflologia (Erickson), ho recentemente rielaborato una proposta formativa cui ho contribuito insieme agli esperti del NIS (Network per l’Inclusione Scolastica) dell’UICI, basata su Master Universitari di Primo e Secondo Livello, per fornire un’efficace e appropriata preparazione rispettivamente agli assistenti alla comunicazione e ai pedagogisti esperti in Scienze Tiflologiche, nell’auspicio di poterla esportare nei principali Atenei italiani e attivare un’apposita laurea triennale in Scienze Tiflologiche.
Tale proposta formativa è scaturita dall’amara considerazione che attualmente gli assistenti alla comunicazione (previsti dall’articolo 13, comma 3 della Legge 104/92) e i tiflologi operano in condizioni di precarietà di ruolo, funzionale e di formazione, a causa del loro mancato riconoscimento giuridico all’interno del nostro Sistema Nazionale di Istruzione. Ma mentre per il riconoscimento dell’assistente alla comunicazione, dopo ben trentatré anni di estenuante e spasmodica attesa, con il succitato Disegno di Legge pare che il Ministero stia cercando ultimamente di dare risposta, definendo una bozza di nuovo profilo (come tra l’altro previsto dall’articolo 3 del Decreto Legislativo 66/17), per l’inquadramento del tiflologo la strada sembra invece ancora lunga, a causa dell’assenza di una norma specifica che ne disciplini il ruolo e il percorso formativo.
Come se non bastasse, in seguito alla perdurante crisi dell’Istituto Augusto Romagnoli di Roma – unica scuola di metodo tiflologico del nostro Paese – paghiamo oggi pure lo scotto della mancanza di una vera e propria “generazione” di esperti in Tiflologia, cui occorre porre necessariamente rimedio.
La soluzione può e deve consistere solo nell’“istituzionalizzazione” della nuova figura professionale dell’esperto in Scienze Tiflologiche il quale – integrandosi con quella altrettanto preziosa dell’assistente alla comunicazione, e salvaguardando e sanando le conoscenze e competenze acquisite in questi anni dagli operatori degli Istituti dei Ciechi e dei Centri di Consulenza Tiflodidattica della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi e della Biblioteca per i Ciechi Regina Margherita di Monza – possa essere maggiormente al passo con i tempi e possedere una formazione più adeguata e idonea a promuovere il processo di inclusione degli alunni/studenti con disabilità visiva.

A questo punto l’appello accorato che rivolgo al presidente della FISH Falabella e all’amico Nocera è che – in sede di discussione al Senato del citato Testo Unificato AS 236, AS 793, AS 1141 -, si possano effettuare interventi correttivi al predetto provvedimento, affinché venga riconosciuto pure il profilo del pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche, operatore strategico ed essenziale per una proficua inclusione degli alunni e studenti con disabilità visiva.
Anche in vista dell’imminente Giornata del Braille del 21 febbraio, sottolineare l’esigenza di riconoscere il pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche non significa certo voler eliminare i docenti per il sostegno o ridimensionare l’insostituibile ruolo “inclusivo” dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, quanto piuttosto riproporre e riaffermare definitivamente la necessità della specificità tiflologica nel processo di educazione e di istruzione delle persone con disabilità visiva. Ed è certamente questa la nuova e più esaltante sfida che si presenta innanzi alla scuola italiana, per garantire un’inclusione davvero di qualità ai ciechi e agli ipovedenti del Terzo Millennio.

*Dirigente scolastico con disabilità visiva.

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