Grandi istituti, assistenza integrata a domicilio, piccole case famiglie, progetti di vita personalizzati: sono i temi di riflessione proposti da Salvatore Nocera, prendendo spunto da alcuni interventi apparsi in Superando. E sulle risorse finanziarie necessarie, per riuscire ad applicare concretamente il progetto di vita delle persone con disabilità, previsto dal Decreto 62/24, Nocera chiede «un ampio dibattito, prima che quello stesso Decreto diventi operativo e generalizzato dal 2026»
Ho letto in Superando l’interessante articolo di Marta Migliosi su violenze e soprusi nelle RSA (Violenze e soprusi nelle RSA: non un fatto eccezionale, ma sistemico), un contributo interessante perché non difende né il “dogma” della piena tutela dei diritti delle persone fragili da assistere a domicilio, né quello opposto della necessità di sussistenza delle RSA e RSD (Residenze Sanitarie Assistite e Residenze Sanitarie Disabili). Migliosi giustamente osserva che si può anche avere segregazione in forme di assistenza domiciliare che non siano rispettose dei bisogni, dei desideri e delle aspirazioni delle persone da assistere, come invece prevede il progetto di vita “personalizzato e partecipato” previsto dal Decreto Legislativo 62/24, sul quale ho scritto a suo tempo un lungo commento pubblicato anche su queste pagine [“Progetto di Vita: anatomia di un Decreto”, N.d.R.].
Contemporaneamente, Migliosi stigmatizza i danni e le violazioni dei diritti che avvengono troppo frequentemente in talune RSA ed RSD. Mi ha comunque colpito una sua frase, che riporto: «D’altra parte, se sostenessimo le persone con disabilità assumendo una prospettiva emancipatoria, tale che possano vivere nei contesti dai quali ora vengono – veniamo – esclusi, questi servizi si svuoterebbero, venendo meno il loro mandato principale e quindi la ragione stessa della loro esistenza». Ma è proprio vero che la “tesi emancipatoria” non sia totalmente realizzabile con la vita a domicilio o in piccole case famiglia? È proprio vero che non sia possibile la deistituzionalizzazione totale con la chiusura degli istituti? Ovviamente, realizzata tramite assistenza integrata domiciliare ove possibile, e assistenza in piccole case famiglia sostenute l’una e l’altra dalla rete territoriale dei servizi di cui abbiamo letto recentemente in un interessante approfondimento di Fausto Giancaterina pubblicato su queste stesse pagine [“Ragionando su quel progetto di vita personalizzato”, N.d.R.].
La permanenza dei grandi istituti, purtroppo, genera patologicamente casi di violenza agli “ospiti” da parte di taluni operatori. Né le nuove funzioni del Garante Nazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, istituito con il Decreto Legislativo 20/24, potranno garantire la cessazione di tali terribili episodi. Infatti, il Garante, tra i vari poteri, ha anche quello di poter visitare senza preavviso e a qualunque ora le istituzioni “segreganti”, ma di quanti “vigilanti” avrebbe bisogno per poter intervenire su tutti questi grandi istituti purtroppo ancora esistenti in Italia? Potrebbe il solo fatto di sapere che l’Ufficio del Garante ha tali poteri costituire una remora al ripetersi degli episodi disumani frequentemente oggetto di cronaca? Certo che no, data la notoria esiguità di personale che l’Ufficio stesso avrà a disposizione. Inoltre, data la scarsità di risorse finanziarie destinate attualmente ai servizi sociali e i crescenti tagli alla spesa sanitaria e a quelli ulteriormente previsti a causa del possibile aumento delle spese militari, nutro dei dubbi circa la piena e immediata attuazione generalizzata dei bellissimi progetti di vita previsti dal citato Decreto Legislativo 62/24, che diverrà pienamente operativo nel 2026.
A tal fine, da taluni viene prospettata l’ipotesi di destinare ad incremento del “budget di progetto” di ciascun interessato la riconversione della costosa retta attualmente pagata dagli Enti Locali per la degenza nelle RSD e nelle RSA. Solo così, si pensa, si potrebbe avere per ciascuno un budget di progetto sufficiente.
Certamente, tutto questo è oggetto di riflessione da parte di molti. Ma potrebbe anche diventare oggetto di dibattito su queste stesse pagine, specie da parte delle organizzazioni aderenti alla FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), prima che il Decreto 62/24 divenga operativo nel 2026?
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