Rita Consiglio, in arte “Esmeralda”, artista a tutto tondo dal cuore gitano

di Laura Giordani*
Cantante, attrice e scrittrice, Rita Consiglio ha scelto di chiamarsi “Esmeralda” per la sua visione dell’artista, quella di una gitana, anima errante in giro per il mondo, “libera libera libera”, come recita la sua ultima canzone. Con lei abbiamo parlato di arte, cinema e anche della sua cecità, scendendo poi nell’affascinante quanto essenziale mondo delle audiodescrizioni
Rita Consiglio ("Esmeralda")
Rita Consiglio (“Esmeralda”)

A prescindere dalla modalità con cui uno lavori, la professione acquisisce valore aggiunto se ti permette di entrare in contatto con personalità arricchenti. Io, che da più di quindici anni audiodescrivo per professione, non dimentico mai di fare la conoscenza e ascoltare il parere dei veri fruitori dei miei copioni: gli spettatori ciechi e ipovedenti che fieramente rivendicano un cinema accessibile. Tra i tanti amici, fruitori delle mie audiodescrizioni, molti mi testimoniano con le loro esperienze di vita che ogni ostacolo è sormontabile se accompagnato da passione e talento.
La persona che vorrei presentare oggi, di passione e talento ne ha da vendere: è Rita Consiglio, in arte “Esmeralda”, cantante, attrice e scrittrice. Questo suo nome d’arte – racconta lei stessa – nasce dalla visione che ha dell’artista, ovvero quella di una gitana, anima errante in giro per il mondo, “libera libera libera”, come recita la sua ultima canzone.
Esmeralda, che è la gitana per eccellenza, cela in sé un significato molto importante, ovvero quello della “speranza” e della “rinascita”. Concetti che Rita rivendica ardentemente con la sua produzione e la sua esperienza di vita. L’ho intervistata per Superando: abbiamo parlato di arte e cinema, scendendo poi nell’affascinante quanto essenziale mondo delle audiodescrizioni.

Come ti sei accostata al mondo della musica, della recitazione teatrale e della scrittura?
«Tutto è avvenuto gradualmente. Mio padre mi ha iscritta a una scuola di canto di Palermo, dopo essersi reso conto che in macchina cantavo continuamente le canzoni di Celine Dion o Barbra Streisand. L’ho approfondito nel conservatorio di Carini, con quella che è ancora la mia insegnante che mi segue e supporta nel mio percorso artistico.
La passione per il teatro l’ho coltivata fin da piccola durante le recite scolastiche. Nel 2019 ho frequentato un corso di dizione e lettura espressiva prima e un corso di teatro vero e proprio poi. Il mondo della voce in tutte le sue sfaccettature mi ha sempre affascinato: già da piccolina ascoltavo con molta attenzione i doppiatori, cercando di imitarne il modo di parlare e divertendomi a cambiare voce e tono a seconda delle situazioni.
Alla scrittura, invece, mi sono avvicinata più tardi, dopo il Covid. Improvvisamente, ho sentito l’esigenza di buttare fuori quello che avevo dentro non solo con il canto, ma anche con la scrittura. Ho pubblicato alcune opere in una collana antologica e due libri di poesie, di cui uno interamente mio. Trovo che tutte queste discipline siano intrinsecamente collegate, tant’è che con la poesia autobiografica La regina scalza, ripercorro il mio primo giorno sul palco come “Esmeralda” – poesia che mi è valsa il secondo posto al Premio Internazionale Ovidio».

Quali sono i traguardi artistici di cui vai più fiera?
«In primis la pubblicazione del mio primo singolo Libera libera libera, pubblicato lo scorso 18 dicembre con la Tilt Music Production. Ne vado fiera perché è un brano arrivato dopo anni di studio, sacrificio e dedizione: qualcuno finalmente si è accorto di Esmeralda e di quello che voleva regalare al mondo. Da questo brano, scaturirà il mio primo concerto, Esmeralda love musical, a Cherasco (Cuneo) il 21 febbraio, un traguardo che riempie il mio cuore di gioia.
C’è inoltre la passione per il flamenco: il look di Esmeralda è prettamente gitano, andaluso, e mi aiuta a esprimere ciò che sento quando sto sul palco. Con la mia maestra di ballo sono già riuscita a fare due saggi: c’è ancora molto da lavorare, ma è bellissimo poter fare anche questo.
Infine, una delle emozioni più belle del 2024 è stata la vincita del Premio Unica Voce a Forlì. Per un’artista che ha fatto della sua voce il suo mondo, credo non ci sia premio più bello.
Un’altra soddisfazione è un romanzo a cui sto lavorando attualmente, nel quale denuncio la Grande Retata dei Gitani – un fenomeno storico di deportazione e persecuzione accaduto nel XVIII secolo di cui ancor oggi nessuno parla e che invece ha destato il mio interesse, vista la passione che ho per il mondo andaluso».

Singolo "Libera, libera, libera" di Esmeralda
La copertina del singolo “Libera, libera, libera”

Hai mai vissuto la cecità come un vincolo nella realizzazione della tua carriera?
«Sì, mi è capitato più volte. Mai per causa mia: sono sempre stata disposta ad adattarmi e ad imparare perché l’arte è il mio mondo. È stato per causa d’altri: in primis, alcuni insegnanti delle superiori che mi impedirono di fare teatro per “non prendersi responsabilità”. Oggi posso dire con soddisfazione che sia nella compagnia teatrale in cui recitavo l’anno scorso sia in quella attuale sono l’unica ad avere una disabilità. Gli stolti si incontrano ovunque. Diciamo che parto sempre un po’ prevenuta, in maniera che qualora arrivi un “no” sono già preparata psicologicamente».

Qual è il tuo rapporto con il cinema e la televisione? Fruisci spesso di audiodescrizioni?
«Ho sempre guardato la televisione, fin da piccola. I miei genitori sono sempre stati appassionati di film e serie televisive, delle quali spesso mi descrivevano le immagini. È per questo che ho cominciato a usufruire delle audiodescrizioni solo più avanti. Sono particolarmente appassionata di gialli e film d’azione, per i quali non è sempre facile audiodescrivere, per la frenesia delle clip su schermo. Tra le audiodescrizioni più belle che ho ascoltato, ricordo con piacere quelle del Commissario Montalbano».

Dal tuo punto di vista, come valuteresti la situazione delle audiodescrizioni in Italia, in termini di quantità, ma soprattutto di qualità?
«Quantitativamente la situazione potrebbe essere migliore: i cartoni animati, per esempio, scarseggiano. Per un bambino affetto da cecità è praticamente impossibile usufruirne, a meno che gente vedente non si metta lì a spiegargli per filo e per segno ciò che succede. Questo è spesso impraticabile, dal momento che anche i cartoni sono sempre meno parlati.
Qualitativamente, per me una buona audiodescrizione parte anche e soprattutto dalla dizione di chi speakera, dal suo timbro vocale. Capita spesso negli audiolibri di sentire lettori inascoltabili o carenti di empatia. Lo stesso vale anche per le audiodescrizioni. Da qui, la necessità e l’urgenza di investire di più nelle audiodescrizioni. Adeguarsi al mondo che corre significa anche non lasciare indietro chi ha voglia di correre, ma è costretto ad andare un po’ più piano».

Quando guardi un film o un episodio, che cosa apporta a te un’audiodescrizione che reputi ben fatta?
«Un’audiodescrizione ben fatta apporta qualcosa in più a chi sta guardando: dà completezza alla fruizione con quel tassello mancante di cui si sentiva il bisogno. È bello poter guardare un film sapendo di non dipendere da chi è con te, che spesso non sa neppure quale sia il modo giusto per descriverti ciò che vede. Ricordo che spesso, da piccola, è capitato che mia madre mi dicesse: “Dunque, aspetta, e come te lo posso spiegare?”. Non sempre chi guarda con te, seppur vivendo tutti i giorni la situazione, sa come approcciarsi al giusto modo per descrivere: serve una figura professionale. Credo sia importante dare la propria testimonianza, collaborare affinché le audiodescrizioni siano fatte sempre meglio. I suggerimenti da parte di chi vive il problema della cecità possono essere un contributo importante per chi si troverà a descrivere».

Credo che questa intervista con l’artista Esmeralda sia stata certamente capace di apportare un esempio più che positivo a quanti possono avere intenzione di fare, ma che per questo o quel motivo ancora attendono o ci ripensano. D’altro canto, il dialogo con la Rita fruitrice non ha mancato di fornire importanti spunti per capire quale sia la visione dell’audiodescrizione e che cosa si possa fare per migliorare questo ausilio che aspetta già da troppo tempo un riconoscimento ufficiale per dare tanto ai professionisti quanto ai fruitori il valore che meritano. Nel frattempo, abbandoniamoci all’ascolto di questo nuovo singolo di Esmeralda: Libera, libera, libera.

*Adattatrice di dialoghi, audiodescrittrice, docente universitaria, attualmente al lavoro al suo quinto libro. Ne segnaliamo anche, sempre sulle nostre pagine (a questo, questo e questo link), i recenti contributi intitolati “La buona audiodescrizione di un ‘teen drama’”, “L’audiodescrizione del film ‘Sei nell’anima’, che racconta l’ascesa di Gianna Nannini” e “Accessibilità al quadrato: l’audiodescrizione di ‘All Blinds – Il baseball come non lo avete mai visto’”.

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