Il diritto all’inclusione non è una concessione, ma un principio fondamentale che riguarda tutti e tutte

di Attiva-Mente*
«Desideriamo esprimere la nostra solidarietà – scrivono dall’Associazione sammarinese Attiva-Mente – alle persone con disabilità degli Stati Uniti, che da queste settimane vivono con molte meno certezze riguardo alle tutele dei loro diritti. E lo facciamo gridando con fermezza che il diritto all’inclusione non è una concessione, ma un principio fondamentale che riguarda tutti e tutte. Difenderlo significa costruire una società più giusta e rispettosa della diversità»
Ed Roberts
L’americano Edward (Ed) Verne Roberts (1939-1995) è stato la prima persona con grave disabilità a frequentare l’Università di Berkeley in California ed è riconosciuto come uno dei “padri” del movimento mondiale per i diritti e la vita indipendente delle persone con disabilità

Desideriamo esprimere la nostra solidarietà alle persone con disabilità degli Stati Uniti, che da queste settimane vivono con molte meno certezze riguardo alle tutele dei loro diritti.
Da decenni, il Programma DEI (Diversity, Equity and Inclusion) rappresenta un pilastro della sicurezza sociale americana, sia a livello nazionale che internazionale. Si tratta di un insieme di strumenti concreti per garantire pari opportunità e abbattere le barriere che limitano milioni di cittadini negli Stati Uniti e, attraverso l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), per sostenere le comunità più vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo. Oggi, queste comunità si ritrovano improvvisamente senza sostegni fondamentali persino per la loro sopravvivenza. A loro va tutta la nostra solidarietà.
Le iniziative del DEI, da cui per altro dipendono migliaia di funzionari e impiegati, mirano a ridurre le disuguaglianze sistemiche in settori fondamentali come l’istruzione, la sanità e l’occupazione, fornendo soluzioni mirate alle diverse esigenze delle comunità.
Tutto questo è gravemente minacciato. Il 20 gennaio scorso, infatti, nel suo primo giorno in carica, il presidente degli Stati Uniti Trump ha emesso un ordine esecutivo che smantella significativamente questi strumenti e, successivamente, un altro che congela (si spera momentaneamente) i fondi federali a favore dell’inclusione delle persone statunitensi con disabilità.

Questa notizia sconcerta e desta molta preoccupazione, se pensiamo che proprio negli Stati Uniti sono partite le rivendicazioni per i diritti delle persone con disabilità, portate avanti con grande coraggio sin dagli Anni Settanta – come le storiche proteste all’Università di Berkeley in California per la Vita Indipendente –divenute poi vere e proprie leggende, modelli di riferimento globale per l’inclusione e l’accessibilità.
Non solo: Trump ha insinuato che le politiche di inclusione lavorativa possano avere influito sul recente incidente aereo avvenuto a Washington, attribuendolo – senza alcuna prova – alla presenza di controllori di volo con disabilità.
Così facendo, non si fa altro che alimentare intenzionalmente i pregiudizi e distorcere il dibattito sull’inclusione, trasformando chi chiede pari opportunità in un facile bersaglio.

La storia ci insegna che le persone con disabilità sono spesso le prime vittime delle politiche discriminatorie e dei regimi autoritari. Lo storico tedesco naturalizzato statunitense Henry Friedlander sottolineava come l’esclusione nazista non nacque all’improvviso, ma si sviluppò progressivamente, attraverso una sistematica opposizione all’uguaglianza. La strategia era chiara: insinuare l’idea che alcune vite fossero un peso per la società, fino a giustificarne la marginalizzazione.
Solo pochi giorni fa, in occasione del Giorno della Memoria del 27 gennaio, avevamo pubblicato una riflessione sul valore della dignità umana. Ricordavamo come la negazione della dignità sia sempre il primo passo verso l’esclusione e la discriminazione. Oggi ci troviamo di fronte a un nuovo vergognoso attacco a questo principio fondamentale.

Le barriere che incontrano le persone con disabilità non sono solo fisiche, ma anche culturali ed economiche. Abbatterle significa eliminare i pregiudizi attraverso politiche concrete: investire in accessibilità, fornire strumenti adeguati, garantire ambienti inclusivi per la scuola, il lavoro, la socialità, la vita pubblica e così via. Piuttosto che affrontare seriamente queste sfide, si preferisce invece creare alibi, per eludere le responsabilità e trasformare la questione in una disputa politica.
L’indignazione, tuttavia, sembra essere merce rara. Salvo poche eccezioni, infatti, ancora più allarmante è il silenzio che accompagna questo doppio attacco del Presidente degli Stati Uniti. Un silenzio che, purtroppo, si riflette anche nella nostra realtà sammarinese, dove abbiamo atteso che qualcuno intervenisse, confidando che almeno su temi di tale rilevanza si levasse una voce di denuncia da parte della politica, dei sindacati, e da parte di chi, a qualsiasi livello, dovrebbe difendere i principi di uguaglianza e giustizia sociale.
Sottovalutando vicende di questa natura, si rischia di invertire il cammino verso una società realmente inclusiva e non abilista, consentendo ai pregiudizi di radicarsi ancora di più.
Pertanto, nel ribadire la nostra solidarietà, gridiamo con fermezza che il diritto all’inclusione non è una concessione, ma un principio fondamentale che riguarda tutti e tutte. Difenderlo significa costruire una società più giusta e rispettosa della diversità.

*Attiva-Mente è un’Associazione della Repubblica di San Marino (contatto@attiva-mente.info).

Sui temi trattati dal presente contributo di riflessione, segnaliamo, sulle nostre pagine, i seguenti testi:
° Una diffamazione collettiva di tutte noi persone con disabilità di Salvatore Nocera.
° “Vite indegne” e “silenzio assordante”, due pericolosi ossimori di Stefania Delendati.
° A chi accosta la disabilità all’incompetenza rispondiamo con la foto di una deputata spagnola con disabilità.
° L’Unione Europea finanzi le organizzazioni di persone con disabilità colpite dai tagli USA!
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° L’Unione Europea non può colmare il vuoto lasciato da altri.
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