Gulp, fumetti in Superando

di Gianni Minasso
Sono le onomatopee dei fumetti (e non solo) le protagoniste del nuovo contributo di Gianni Minasso alla sua rubrica “A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia)”, spazio che ormai da dodici anni siamo ben lieti di ospitare, fatto di pungente ironia, di grottesco e talora della comicità più o meno involontaria che, come ogni altra faccenda umana, può riguardare anche il mondo della disabilità. Sono le onomatopee, naturalmente, che si possono cogliere nei pressi delle persone con disabilità…

In genere la teoria è sempre più complessa della pratica e alla regola non sfuggono le onomatopee, definite pomposamente dalla linguistica come «modi di arricchimento delle capacità espressive mediante la creazione di elementi lessicali che suggeriscono acusticamente, con l’imitazione fonetica, l’oggetto o l’azione significata». Caramba! Però, più semplicemente, se esclamo “Gulp” (dall’inglese “to gulp”, deglutire) tutti capiranno subito che all’improvviso mi sono trovato davanti a una sorpresa. Nel mondo dei fumetti (ma non solo) le onomatopee vengono infatti utilizzate di frequente per caratterizzare alcuni personaggi e per rendere più vivaci le storie illustrate, aumentando al contempo la partecipazione dei lettori alle singole vicende.
Come avrete già immaginato, anche questa volta mi sono fatto mordere dalla tarantola della curiosità e, nel seguente deliquio, ho sognato quali potrebbero essere i versi e i rumori prodotti dalle persone con disabilità poste di fronte alle più disparate circostanze.
Ecco dunque alcune possibili “peculiarità onomatopeiche” che si possono cogliere nei loro pressi.

Realizzazione grafica di Gianni Minasso con persona in carrozzina circondata da onomatopee
Realizzazione grafica di Gianni Minasso

Wow, Clap clap
Commento e applauso che, esprimendo sbalordimento misto ad ammirazione, dovrebbero essere seguiti da un punto esclamativo (come quasi tutte le altre voci di questo articolo).
Si sentono (molto) di rado provenire dai portatori di handicap, poiché vengono utilizzati nel caso delle (sempre scarse) novità positive, come, ad esempio, l’avvenuto finanziamento del progetto di Vita indipendente.

Vroom, Roar, Skreek, Rumble, Clang, Bonk, Thump, Stock, Crash
Serie di rumori inerenti rombi di motore, accelerate, stridii di gomme, scossoni, colpi, tonfi, urti e, dulcis in fundo, schianti.
Sovente salire a bordo di un mezzo attrezzato e compiere anche brevi percorsi cittadini su di esso, non è poi un’impresa così agevole (e soprattutto distensiva) per chi ha il sederuccio delicatamente appoggiato sul cuscino di una carrozzina. In effetti, a parte lo stato precario e il lontano anno di nascita dei pulmini in questione, i patemi nascono dal tipo di guida assegnata dal destino (com’è risaputo, cinico e baro): temerari ragazzi del Servizio Civile o tremebondi volontari anziani sono in grado di procurare senza risparmio torsioni improvvise e botte ad arti, capocce e colonne vertebrali dei malcapitati passeggeri ruotati.

Yuk yuk
Verso ripetuto che indica sorpresa e approvazione.
Accompagnato da sguardi lubrici e salivazioni a palla, rappresenta l’adeguato commento di un soggetto con bisogni speciali che sta assistendo a un convegno su sesso e disabilità.

Uff, Mmmm
Interiezioni grazie a cui si manifestano impulsi d’impazienza, stizza, fastidio e noia.
Questo poker di sensazioni, riunite sotto tale paio di onomatopee, ben descrive quanto un disabile provi nell’udire per l’ennesima (e infruttuosa) volta la parola “Inclusione”. Notabene: i due monosillabi acquisteranno efficacia se verranno pronunciati gonfiando le guance, sbuffando e roteando gli occhi.

Bip bip, Frr, Miaooo, Ciac, Porc, Ahia, Thud
Nell’ordine: suono dell’accensione di un’apparecchiatura elettronica, lieve fruscio caratteristico dei propulsori elettrici, miagolio addolorato di un felino domestico, rumore sordo di un oggetto morbido schiacciato, imprecazione trattenuta a stento, urlo di dolore prettamente umanoide, versione acustica di una collisione.
Nell’ordine, quello che entra nelle orecchie di un disabile (e degli astanti) in procinto di partire con la sua carrozzina e poi quando si sposta con essa. Riassumendo: mette in funzione il mezzo, procede con in sottofondo il ronzio dei motori, sale sulla coda di un gatto addormentato, calpesta la cacca incustodita di un cane, evita per un pelo la bestemmia, transita con le ruote sul piede di un bipede soprappensiero e infine, distratto da un giovane elemento del sesso opposto al suo, va a sbattere contro un lampione.

Grrr, Grunt, Snort
Perfette riproduzioni di ringhi e borbottii simulanti la rabbia.
Elementi vocali costanti nella vita di ogni buon invalido che si rispetti, vengono emessi a turno ogniqualvolta un governo (di destra, di sinistra, di centro, di su o di giù) emana una nuova legge finanziaria per cui, nel maldestro intento di regolare la disastrosa politica economica del nostro (povero) Paese, delude ogni aspettativa su: incremento degli assegni mensili e dei fondi per la disabilità, aggiornamento dei LEA, finanziamenti della Vita indipendente, miglioramento dell’assistenza e delle prestazioni sanitarie, bonus, agevolazioni, detrazioni e via via facendo ciao ciao con la manina.

Aaargh
Strillo di disperazione che annuncia un disastro appena avvenuto.
Indipendentemente dalla gravità dell’handicap del proprio figlio, le pericolose mamme dei soggetti fragili vanno fronteggiate con tutte le precauzioni possibili. Nel malaugurato caso in cui scappasse anche un larvato rimprovero alla loro adorata prole, ecco, allora si udirebbe chiara e forte questa onomatopea.

Gasp
In presenza di stupore e/o timore, è l’effetto acustico derivato dal restare senza fiato.
Risulta l’unica risposta sensata di un qualsiasi “disabile normale” (se mi si passa l’ossimoro) davanti a chi gli propone di curarsi grazie a: delfinoterapia (stare a mollo con i pronipoti di Flipper), ippoterapia (fare il cowboy seduti in groppa, chissà come, a Furia), onoterapia (frequentare asini, come si fa già abitualmente anche senza ricorrere a questo specifico trattamento con i ciuchi), arteterapia (come se non ci fossero già abbastanza installazioni astruse in giro), clownterapia (ma pochi hanno voglia o riescono ancora a ridere), ortoterapia (con quel che costa oggi la verdura, potrebbe pure essere una buon affare), velaterapia (ma in genere la bagnarola della vita di un non autosufficiente sta già andando a fondo), mototerapia (tuttavia è difficile dimostrare dei miglioramenti sgommando e piegando in curva) e, purtroppo, eccetera.

Sob, Sigh
In inglese “to sob” significa singhiozzare e to sigh sospirare, quindi con questa coppia di verbi s’intende palesare tristezza e sconforto.
La scenetta è costituita da un labrador retriever in fase di guida, accarezzato e distratto per l’ennesima volta da un passante: allora questa coppia di onomatopee può essere emessa dal padrone non vedente del cane che, trascurando il disturbo e il rischio arrecatigli, è deluso solo per non aver ricevuto un ferocissimo rottweiler addestrato.

Tara-ta-zum, Para-pa-zum
Imitazioni della tipica melodia di una fanfara o di una banda che sfilano.
Seppur raramente, è possibile udire questi versi nei dintorni dei disabili che stanno festeggiando:
1. l’uscita della loro (sgrammaticata) autobiografia;
2. l’annuncio che la propria fisioterapista andrà in vacanza per un mese;
3. l’aver finalmente capito cos’è il Terzo Settore;
4. la vincita delle cuffiette alla tombola natalizia della propria organizzazione di volontariato;
5. il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che nel nuovo anno prevede di non abbassare le pensioni di invalidità (per il loro aumento invece… vedremo nella prossima vita!);
6. lo schivare pietismo e abilismo di un nostro amico che, interpretando pienamente lo spirito dell’inclusione, ci fancula senza misericordia.

Gulp! Ho riletto questo articolo e Pfui! Bleah! Mi sa che ho scritto un mucchio di cavolate…

Karl Tony Animati

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