A 16 anni dalla ratifica della Convenzione ONU non ci si può accontentare di un’inclusione formale

Il 3 marzo 2009, ossia esattamente 16 anni fa, veniva approvata la Legge 18/09, con la quale la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità diventava una Legge dello Stato Italiano. «La Convenzione – sottolineano dalla Federazione FISH – è un documento che ha tracciato la strada e a distanza di anni molti traguardi sono stati raggiunti. E tuttavia sono ancora diverse le criticità e gli ostacoli che impediscono alle persone con disabilità di vivere una vita piena e inclusiva»
18^ Conferenza degli Stati Parte della Convenzione ONUu sui Diritti delle Persone con Disabilità (New York, giugno 2024)
Un’immagine della 18^ Conferenza degli Stati Parte della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (New York, giugno 2024)

Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità: questo il titolo della Legge 18/09, approvata il 3 marzo 2009, ovvero esattamente sedici anni fa, con la quale la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità diventava una Legge dello Stato Italiano. «La Convenzione ONU – si legge a tal proposito in una nota della FISH (già Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, oggi Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) – è un documento che ha tracciato la strada per garantire pari opportunità e piena partecipazione nella società alle persone con disabilità. A distanza di anni molti traguardi sono stati raggiunti, ma sono ancora diverse le criticità e gli ostacoli che impediscono alle persone con disabilità di vivere una vita piena e inclusiva».

«Secondo i dati ISTAT – sottolineano ad esempio dalla Federazione -, il tasso di occupazione delle persone con disabilità è fermo al 34,5%, a fronte di una media del 58,1% per il resto della popolazione e di contro, anche il tasso di disoccupazione è ancora molto alto rispetto all’intera popolazione. Un quadro, questo, che evidenzia una chiara difficoltà di accesso al mercato del lavoro. Per quanto poi riguarda il mondo della scuola e dell’università, nonostante i progressi normativi, restano gravi problemi di accessibilità e supporto, cosicché l’inclusione scolastica è spesso compromessa da carenze di insegnanti specializzati, barriere nei percorsi di studio e una diffusa mancanza di cultura inclusiva».

«Alla luce di quanto detto – concludono dalla FISH – è necessario ribadire ancora una volta che le persone con disabilità devono poter partecipare pienamente alla vita sociale, culturale, politica del Paese. Non basta infatti garantire l’accesso fisico a luoghi pubblici e ad eventi culturali: serve un cambiamento culturale profondo che porti a una vera valorizzazione della diversità e delle potenzialità di ciascuno. Chiediamo quindi un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile, per tradurre in azioni tangibili i princìpi sanciti dalla Convenzione ONU».

«Non possiamo accontentarci di un’inclusione formale – sottolinea dal canto suo il presidente della FISH Vincenzo Falabella -: servono interventi strutturali per abbattere le barriere, garantire l’accesso al lavoro, rendere la scuola davvero inclusiva e promuovere una cultura davvero inclusiva. A distanza di anni, infatti, il principio di pari opportunità resta ancora un obiettivo più che una realtà e le persone con disabilità sono ancora troppo spesso escluse dalle decisioni che le riguardano, con le politiche pubbliche che non sono sufficientemente incisive per garantire un cambiamento reale». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.
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