Lorenzo e Nicolas, vittime civili della guerra

di Martina Dei Cas*
Lorenzo Bernard, che ha inaugurato il medagliere italiano alle Paralimpiadi di Parigi dello scorso anno, e l’amico Nicolas Marzolino, recentemente insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere, sono due vittime civili della seconda guerra mondiale e questa è la loro storia
Lorenzo Bernard e Nicolas Marzolino alle Paralimpiadi di Parigi 2024
Lorenzo Bernard (a sinistra) e Nicolas Marzolino alle Paralimpiadi di Parigi 2024

«Quando penso alla guerra provo rabbia, per tutte le persone che perdono la vista. Vengono mutilate. Muoiono»: a dirlo è il canottiere e paraciclista piemontese Lorenzo Bernard, classe 1997, che nell’estate dello scorso anno a Parigi ha aperto il medagliere paralimpico italiano con la medaglia di bronzo nell’inseguimento individuale 4.000 metri. La medaglia numero 600 per l’Italia, da quando, nel 1960, andarono in scena a Roma i primi Giochi Paralimpici. Un bronzo prezioso, che però non può non portare alla mente altri metalli, altre schegge. Come quelle che vengono usate per rendere granate e bombe ancora più letali. Lorenzo Bernard, infatti, non è nato cieco né lo è diventato a causa di una malattia. Ma è una vittima civile della seconda guerra mondiale che – seppur finita ottant’anni fa – continua a reclamare il suo tributo in termini di vite e sangue.
«Era un sabato pomeriggio del marzo 2013 – racconta – e, assieme a due amici, stavamo preparando un campo vicino a casa, in Val di Susa, per piantare le patate». Bernard, allora quindicenne, era con gli amici Nicolas Marzolino e Stefano, suoi coetanei. Marzolino dice: «Volevamo mettere in pratica le conoscenze apprese all’Istituto Agrario per poi rivendere le patate alla fiera del paese. L’idea era di usare il ricavato per comprare il motorino». A un certo punto, la zappa ha cozzato contro qualcosa di rosso. «Ho preso in mano lo strano oggetto per capire cosa fosse e in pochi secondi quello è esploso, accecandomi e portandomi via una mano». Bernard, che gli era accanto, ha perso la vista. Stefano, che si trovava più indietro, ha riportato ferite superficiali. Solo più tardi, i tre adolescenti avrebbero capito che si trattava di un ordigno risalente alla seconda guerra mondiale.
«I mesi successivi – continua Bernard – furono difficili. Dentro e fuori dagli ospedali, con tante operazioni da affrontare. Io e Nicolas, però, eravamo sempre insieme. Ci facevamo forza a vicenda e potevamo contare sulle nostre famiglie e su un gruppo di amici che ci hanno sempre trattato con normalità, aiutandoci a credere che si potesse andare avanti anche così».
Il padre di Marzolino propone di tornare a fare sport. «Ci ha messi sugli sci, facendoci scoprire il mondo dello sport paralimpico. Vedere la felicità di quegli atleti ci ha dato una grande carica».

Negli anni, Bernard ha praticato diverse discipline, lo sci alpino, l’atletica leggera, con il lancio del disco, del peso e i 100 metri. E poi il canottaggio. Lì, capisce di avere i numeri per partecipare alle Paralimpiadi e – dando tutto se stesso – ci riesce.
Nel 2019, partecipa alla Quattro con mix (due ragazze, due ragazzi con timoniere) ai Mondiali in Austria e si qualifica per le Paralimpiadi di Tokyo. Poi arriva il Covid. «Parlando con altri atleti, possiamo dire di aver vissuto quella Paralimpiade in Giappone in bianco e nero. La pandemia e la conseguente necessità di stare chiusi dentro il villaggio, di non poter contare sul calore del pubblico hanno sbiadito lo spirito olimpico». Torna a casa con un quinto posto e l’obiettivo di andare a medaglia in occasione dei successivi giochi a cinque cerchi.
Nel frattempo, si appassiona al ciclismo e intraprende una nuova avventura in tandem, con la guida Davide Plebani. «Ci siamo conosciuti a un ritiro nazionale e abbiamo instaurato in un tempo breve un rapporto quasi fraterno». Ed ecco che, insieme, nel marzo 2024, arrivano le prime medaglie mondiali e la convocazione a Parigi.
«Questa volta lo spirito olimpico si percepiva eccome e, sugli spalti, c’era tutta la mia famiglia e anche il mio amico Nicolas a sostenermi. Aprire il medagliere per l’Italia con la 4.000 di inseguimento su pista è stata per me e Davide una grande emozione. E, una volta tornato in Val di Susa, ho trovato ad aspettarmi davanti a casa tutto il paese, che aveva organizzato una festa a sorpresa».

Ora, il campione punta a Los Angeles 2028 e, nel frattempo, si allena per gli imminenti Mondiali su Pista, in questo mese di marzo, e per quelli su strada nel prossimo mese di settembre. Senza trascurare l’impegno con l’ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra), di cui sia lui che Marzolino sono parte attiva. Quest’ultimo – che nel frattempo ha intrapreso una carriera nella massofisioterapia e si sta specializzando in osteopatia – ricopre la carica di consigliere e presidente della Sezione Valle d’Aosta e Piemonte dell’Associazione e proprio nei giorni scorsi è stato insignito dal presidente ella Repubblica Mattarella del titolo di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica”, per il suo impegno di sensibilizzazione con l’ANVCG stessa.
«Il nostro incidente – spiegano i due – sembra assurdo. E invece non è un caso isolato. Solo l’anno scorso, in Italia, cinque persone sono morte e otto sono rimaste ferite a causa di ordigni risalenti al primo o al secondo conflitto mondiale».
I due portano spesso la loro testimonianza nelle scuole e invitano i giovani a far propri i valori della pace e dello sport, come la cooperazione, il concetto dell’aiutare e del farsi aiutare e il rispetto reciproco. «Noi – concludono – abbiamo vissuto parte della guerra sulla nostra pelle. Eppure, nella tragedia, siamo stati fortunati. Abbiamo potuto essere curati, ci siamo ricostruiti una vita. Ma cosa sarebbe successo se dopo l’incidente fossimo stati operati senza anestesia? E, una volta dimessi, non avessimo più avuto una casa o una famiglia a cui tornare, perché entrambe erano state distrutte da un bombardamento, come succede ai tanti civili vittime dei conflitti oggi aperti nel mondo?».

*Il presente contributo è già apparso nella testata «Oltre gli Ostacoli” e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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