«Da questa mia chiacchierata con Laura Raffaeli – scrive Savio Tanzi – ho capito che Blindsight Project, l’Associazione da lei fondata, merita prima di tutto un’attenzione a tutto tondo, perché a tutto tondo è l’azione che si prefigge nell’assistenza alle persone con disabilità sensoriale e lo fa con un approccio personalissimo, tutto da scoprire, con il fine ultimo di “contagiare” all’inclusione e alla democrazia»

Nei miei precedenti contributi pubblicati da Superando, ho parlato di audiodescrizione filmica e ho intervistato figure importanti che ne hanno tracciato inevitabilmente il progresso, come la mia ex docente Laura Giordani, nonché dialoghista AIDAC (Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivie audiodescrittrice) e Mario Loreti, che da fruitore delle audiodescrizioni ora è fonico e anche speaker di talento. Oggi voglio rendere conto di un’interessantissima chiacchierata che ho avuto il piacere di fare con un’altra grande personalità, anche lei penna affermata di questa rivista: si tratta di Laura Raffaeli, fondatrice dell’Associazione Blindsight Project.
Il sottoscritto, traduttore audiovisivo e audiodescrittore appassionato di cinema, inizialmente aveva pensato di intervistarla per parlare di audiodescrizione filmica e artistico-museale, due ausili sui quali Blindsight Project ha apportato un importante contributo. Ciò nonostante, più ascoltavo, più capivo che Blindsight Project merita prima di tutto un’attenzione a tutto tondo, perché a tutto tondo è l’azione che si prefigge nell’assistenza alle persone con disabilità sensoriale: lo fa con un approccio personalissimo, tutto da scoprire.
Da anni, ad affiancare Laura Raffaeli nella sua attività di volontariato e associazione di categoria, c’è la vicepresidente Simona Zanella, anche lei cieca acquisita, responsabile della Campagna Nazionale per i Cani Guida.
Blindsight Project – mi racconta Laura Raffaeli – nasce nel 2006, pochi anni dopo un evento che le cambia la vita. In seguito a un incidente stradale, ha perso completamente il senso della vista e parzialmente quello dell’udito. Lei, che all’epoca non sapeva nulla della cecità, di come sia la vita di chi è cieco in Italia e di quale sia il nostro contesto nazionale in materia di accessibilità, si ritrova a fare i conti con la sua nuova condizione. Capisce subito di non essere l’unica: lo stesso senso di smarrimento e abbandono a livello statale e sociale lo avvertivano anche gli altri. Da lì, l’idea di fondare l’Associazione, non solo con l’obiettivo di supportare le persone con disabilità sensoriale, dando loro la forza di reagire, ma anche e soprattutto per informare e sensibilizzare le persone vedenti e udenti su cosa siano realmente le disabilità sensoriali, e anche per combattere il cosiddetto “abilismo”, così tragicamente diffuso tra chi non ha disabilità. Per esempio, cosa fare, o non fare, quando si incontra un cane guida; come usare le giuste parole – rifuggendo dalle negazioni non vedente e non udente, abolite anche dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità– o aprire quelle “porte blindate” che spesso impediscono a una persona con disabilità sensoriale di avere una vita sociale o ambire a ricoprire figure professionali di un certo livello.
Blindsight Project nasce quindi sì per assistere gli appartenenti a una determinata categoria sociale, ma ha anche come spirito motore quello di predisporre il mondo che ci circonda – e, ovviamente, chi lo abita – all’accoglienza e all’inclusione.
Negli anni, tutto è stato ideato e realizzato con l’obiettivo principale di assistere chi ha bisogno: in questo senso, un’altra importante attività della quale Blindsight Project si fa carico è la gestione di un Ufficio Legale per ogni discriminazione subita, in particolar modo per le donne cieche o sorde vittime di violenza, perché non sempre esse vengono messe nelle condizioni di essere assistite in un contesto rispettoso delle proprie esigenze. A tal proposito, da anni l’Associazione ha ratificato il Manifesto delle Donne e delle Ragazze con disabilità del Forum Europeo sulla Disabilità. Proprio per questo suo intento, Laura Raffaeli confessa di non aver mai avuto paura che qualcuno potesse “rubare” o “copiare” un’idea o un’attività realizzata presso Blindsight Project, perché il fine ultimo è sempre stato quello di “contagiare” all’inclusione e alla democrazia, diffondendo una mentalità e – diremmo oggi – normalizzando questa o quell’attività atta a includere tutti e tutte, non solo per il beneficio immediato di chi ne fruisce, ma anche per dimostrare agli scettici o ai pigri di cuore che farlo è possibile, che non si tratta di un’utopia, e che spesso non servono nemmeno molti fondi.
Tutto ciò è stato messo in campo con numerosi eventi che si sono succeduti negli anni e agendo in più settori della vita quotidiana: quello dell’assistenza sociale, della beneficenza, dell’istruzione, della formazione, della tutela dei diritti civili e dello sport, della ricerca sugli ausili informatici e dell’accessibilità a internet, dell’autonomia nella mobilità e del tempo libero, ponendosi come obiettivo ultimo la piena integrazione nel mondo cosiddetto “normodotato” – spettacolo, arte e cultura compresi. Infatti, sottolinea Laura Raffaeli, «rendere accessibili il cinema e le arti in generale non è una semplice azione volta all’intrattenimento: è soprattutto cultura e inclusione, perché è ciò di cui la persona con disabilità sensoriale percepisce maggiormente la mancanza, con gli inevitabili risvolti psicologici e sociali che ne conseguono, soprattutto tra i giovani».
Quando le chiedo quali siano i traguardi di cui va più fiera in ambito di audiodescrizione filmica, non ha dubbi: ricorda con gioia la realizzazione del primo festival del cinema accessibile in Europa: il Rome Fiction Fest del 2009, a cui hanno fatto séguito dal 2010 anche numerose edizioni della Festa del Cinema di Roma. Inoltre Blindsight Project portò per la prima volta in un festival MovieReading – l’app italiana gratuita per audiodescrizioni e sottotitoli – e fu un altro successo. Da lì, i traguardi sono fioccati uno dopo l’altro: dal primo spettacolo teatrale italiano accessibile nel 2010 ma anche la raccolta firme per modificare la Legge sul Cinema 220/16. Per questo importante obiettivo, infatti, l’Associazione depositò in Senato una serie di modifiche proposte insieme a poche altre organizzazioni, successivamente approvate e inserite nella Legge. Tra le altre, l’obbligo di rendere accessibile un’opera audiovisiva se realizzata con i fondi pubblici. A tal proposito, Blindsight Project lanciò anni fa delle proprie Linee Guida sull’audiodescrizione filmica.
Oggi, ammette Laura Raffaeli, «non mi batto più per la quantità, ma per la qualità delle audiodescrizioni, perché questo ausilio si sta diffondendo, spesso, però, a discapito della qualità e della sensibilità verso i fruitori. Siamo pieni di audiodescrittori, ma pochi sono davvero formati». Con rammarico, denuncia poi che «i contenuti audiodescritti risultano essere tuttavia molto pochi se paragonati all’offerta generale, e che in RAI le persone cieche italiane pagano come tutti, nonostante il canone sia obbligatorio per questa rete televisiva. Lo stesso accade in altre reti il cui abbonamento è facoltativo: a volte, qui, non esiste proprio accessibilità».
L’audiodescrizione, tuttavia, non riguarda esclusivamente cinema o teatro, bensì anche i musei e tutta l’arte in generale. Blindsight Project, infatti, è stata una vera e propria pioniera dell’audiodescrizione artistico-museale. Raffaeli ha coniato a tal proposito il termine ADAM (AD Artistico-Museale), coerentemente a quanto si fa con l’abbreviazione AD per l’audiodescrizione.
Un po’ come nell’AD filmica, l’ADAM descrive alle persone cieche e ipovedenti: lo fa con dei tour virtuali audiodescritti e con un metodo unico, grazie ai quali chiunque può “vedere” le opere in autonomia, in qualsiasi momento e luogo, superando ostacoli di mobilità e barriere sensoriali. «La vera sfida” – afferma la Presidente di Blindsight Project – sta nel fatto che, a differenza dei vincoli di tempo posti dai dialoghi nell’AD filmica, nell’audiodescrizione artistico-museale si ha l’illusione di avere tanto tempo da riempire, ma non è così, anche perché c’è sempre la scadenza per la consegna al committente». Questo presuppone innanzitutto la conoscenza della disabilità per cui si va a realizzare un ausilio, ma anche l’adozione di specifiche Linee Guida che possono essere apprese presso Blindsight Project. In linea di massima, bisogna trovare l’equilibrio giusto tra la descrizione, l’informazione e il cenno storico, senza confondere il fruitore.
Proprio in seno all’AD artistico-museale, il progetto di cui Laura Raffaeli – mi conferma con entusiasmo – va più fiera è l’iniziativa Talking Italy© – L’Italia Parlante, che ha iniziato a “dare la voce” al vastissimo e prezioso patrimonio artistico di cui godiamo. E così, a partire da giugno 2022, ha reso accessibile l’intero Parco dei Mostri di Bomarzo, così come Villa d’Este e altri luoghi e musei.
Ma non solo parchi, musei e ville storiche: anche mostre fotografiche la più importante delle quali è stata finora Ballata sensuale, un’esposizione con foto dello storico Archivio Alinari e un video, entrambi resi accessibili, sul tema delle problematiche sessuali legate alle terapie oncologiche.
Tutta l’attività legata a questa iniziativa non serve solo all’obiettivo immediato di rendere accessibile l’arte e i patrimoni artistici, ma è servita anche per l’obiettivo più lungimirante di creare un metodo per descrivere, il “metodo Blindsight”, affinato e studiato negli anni soprattutto da chi non vede. Ci si è poi preoccupati di rendere tutto questo facilmente fruibile online, in primis da chi usa uno screenreader. Perché non basta fare bene un’audiodescrizione, è fondamentale che essa poi sia fruibile.
L’auspicio è che, anche grazie a organizzazioni come Blindsight Project, ogni aspetto della vita quotidiana – e quindi anche sociale e culturale – delle persone con disabilità sensoriali possa presto vedere colmato ogni scarto con quella dei propri amici e parenti cosiddetti “normodotati”. Inoltre, parlare di quanto sia importante l’accessibilità alla cultura non fa altro che ribadirne il ruolo essenziale che riveste per ognuno di noi. Laura Raffaeli, nel parlarmi delle conseguenze di tale inaccessibilità, mi descrive la sensazione di una “botta al cuore” ricevuta ogni volta che ci si rende conto che non è stato possibile fruire di qualcosa allo stesso modo dei vedenti. Con questo articolo, dunque, non solo la ringrazio per avermi letteralmente “aperto un mondo”, ma cerco anche – con umiltà – di unirmi al coro di quanti rivendicano un miglioramento sociale sempre più rapido e pervasivo.
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