Le Federazioni FAIP, FAIS e FISH lanciano un appello per una revisione urgente della modifica all’articolo 59 del “Codice degli Appalti”, per garantire che il diritto alla libertà di scelta dei presìdi sanitari, da parte delle persone con disabilità, e in particolare per quelle stomizzate o cateterizzate, resti al centro del processo decisionale
La libertà di scelta per le persone con disabilità di individuare i presìdi sanitari e gli ausili più adatti alle proprie esigenze è un diritto sancito dal sistema normativo italiano, in particolare dall’Allegato 11 (Modalità di erogazione dei dispositivi medici monouso) al Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) del 12 gennaio 2017 che ha fissato i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Tale documento stabilisce infatti che le persone con disabilità, tra cui quelle stomizzate e cateterizzate, abbiano il diritto di ricevere dispositivi medici personalizzati, in grado di rispondere alle loro necessità cliniche specifiche. E tuttavia, con l’introduzione della recente modifica all’articolo 59 del cosiddetto “Codice degli Appalti” (Decreto Legislativo 36/23), questo diritto fondamentale potrebbe essere messo in discussione, con conseguenze gravi sulla qualità della vita delle persone di cui si è detto.
L’Allegato 11 al DPCM del 12 gennaio 2017, dunque, era stato concepito per garantire che le persone con disabilità potessero scegliere liberamente i presìdi sanitari necessari per la propria cura. La norma sottolineava infatti l’importanza di garantire che le scelte in àmbito sanitario non fossero limitate a opzioni standardizzate o imposte, ma bensì basate sulle esigenze cliniche e personali del paziente. Un diritto, questo, di valenza fondamentale per la dignità del paziente, poiché ogni persona ha esigenze specifiche legate alla propria condizione fisica, alle preferenze personali e alla qualità della vita che intende preservare.
Ad esempio, nel caso delle persone stomizzate, la scelta del presidio giusto non è solo una questione di efficacia terapeutica, ma anche di comfort e prevenzione di complicazioni, quali infezioni o irritazioni cutanee. Lo stesso discorso vale per coloro che praticano il cateterismo, per i quali l’utilizzo di un dispositivo inadeguato può compromettere la salute, portando a conseguenze anche molto gravi.
Ebbene, il nuovo “Codice degli Appalti”, con l’introduzione dell’articolo 59 modificato, ha imposto l’obbligo di stabilire percentuali rigide di aggiudicazione delle forniture in tutti gli accordi quadro con più operatori economici.
Sebbene l’intento della norma sia quello di garantire maggiore trasparenza e prevedibilità nelle procedure di appalto, il risultato potrebbe invece essere un ostacolo significativo per il diritto dei pazienti di scegliere liberamente il presidio sanitario più adatto. L’obbligo di definire le percentuali di affidamento rischia infatti di ridurre la libertà di scelta, costringendo le persone a rivolgersi a determinati fornitori anche se i presìdi offerti non sono i più adeguati alle loro esigenze. Questo scenario potrebbe pertanto portare a situazioni in cui il paziente è costretto a utilizzare dispositivi che non rispondono alle sue specifiche necessità cliniche, con conseguente peggioramento della qualità della vita e, in alcuni casi, come già accennato, all’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Inoltre, la gestione delle percentuali di affidamento per ciascun operatore economico potrebbe introdurre un’eccessiva burocratizzazione del sistema, con ritardi e inefficienze che sarebbero di ostacolo all’accesso tempestivo ai necessari dispositivi sanitari.
Vale dunque la pena di ribadirlo con forza: modificare nel senso indicato l’articolo 59 del DPCM del 12 gennaio 2017 potrebbe compromettere gravemente la qualità della vita delle persone con disabilità, in particolare quelle stomizzate o cateterizzate. La libertà di scelta, infatti, non è solo una questione teorica, ma, come detto, un aspetto pratico e fondamentale per il benessere del paziente. In altre parole, fornire un presidio sanitario inappropriato, o limitare appunto la possibilità di scelta, significa negare un diritto inalienabile che garantisce a ogni individuo il miglior trattamento possibile in base alle proprie necessità fisiche e psicologiche. E questo perché un’errata gestione delle forniture, basata su logiche economiche e percentuali di aggiudicazione, rischia di trasformare il paziente in un numero, anziché mettere al centro la sua salute, all’insegna di un approccio che potrebbe minare il principio di appropriatezza nelle cure, portando a un sistema sanitario incapace di rispondere alle reali esigenze di chi necessita di trattamenti personalizzati.
In conclusione, riteniamo senz’altro che l’introduzione di percentuali rigide di aggiudicazione, pur mirando ad aumentare la trasparenza, rischierebbe di compromettere un principio fondamentale del nostro sistema sanitario, ossia l’appropriatezza delle cure.
Come FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane di Persone con Lesione al Midollo Spinale), insieme alla FAIS (Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati) e alla FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), cui le stesse FAIP e FAIS aderiscono, lanciamo dunque un appello per una revisione urgente della modifica all’articolo 59 del “Codice degli Appalti”, per garantire che il diritto alla libertà di scelta dei presìdi sanitari resti al centro del processo decisionale. È essenziale, infatti, che le normative sugli appalti in àmbito sanitario vengano ripensate, per preservare la centralità del paziente e assicurare che le persone con disabilità possano sempre accedere ai dispositivi più adatti alle loro esigenze, senza limitazioni imposte da logiche di mercato o rigidità burocratiche.
Solo così si potrà continuare a garantire che le stesse persone con disabilità possano avere una vita dignitosa, con accesso a trattamenti personalizzati che rispondano alle loro reali necessità, in pieno rispetto dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.
La salute dei cittadini non può essere messa a rischio da regolamenti che non tengono conto della variabilità delle condizioni di salute e della necessità di una cura individualizzata!
*Presidente della FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane di Persone con Lesione al Midollo Spinale) e della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).
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