San Bernardino (Nuovo Messico), come Montericco (Verona)?

di Alessandra Corradi
«In molti – scrive Alessandra Corradi – hanno collegato l’episodio dell’anziana coppia veronese le cui salme, ormai mummificate, sono state ritrovate casualmente in provincia di Verona, con quanto accaduto negli Stati Uniti al noto attore Gene Hackman e alla moglie. Qui da noi, però, non si è andati oltre al dato di fatto della solitudine dell’anziana coppia e nessuno ha una riflessione al tema del peso che grava su ogni familiare che assiste un proprio caro malato o non autosufficiente»
"Stress del caregiver" (immagine trattat dal sito del Centro di Psicologia InTetrapia)
“Stress del caregiver” (immagine tratta dal sito del Centro di Psicologia InTerapia)

Molto clamore e sbigottimento ha suscitato l’episodio dell’anziana coppia veronese le cui salme, ormai mummificate, sono state ritrovate casualmente a Montericco di Negrar (Verona). In molti hanno subito collegato questo episodio con quanto accaduto al noto attore Gene Hackman e alla moglie Betsy Arakawa negli Stati Uniti. Là, sui giornali, è stato subito un fiorire di articoli sul tema dei caregiver familiari e sull’assenza di una rete di assistenza, qui da noi non si è andati oltre al dato di fatto della solitudine della nostra anziana coppia.
Nessuno, comunque, ha dedicato qualche riflessione al tema del burden cioè al peso che grava su ogni familiare che assiste un proprio caro malato o non autosufficiente (come chi è affetto da una di quelle patologie che dissolvono le capacità cognitive o le facoltà motorie o entrambe).

Abbiamo, in letteratura, una variegata casistica che porta il caregiver ad uccidere l’assistito e poi a suicidarsi, ma in Italia questa letteratura e questo approccio non sono manco contemplati. Poi ci sono quei casi in cui il caregiver, colto da malore, muore, e l’assistito, impossibilitato a muoversi o a capire quello che sta succedendo, è condannato a morire di stenti dopo pochi giorni. E se queste persone vivono sole, come spesso accade, non è raro che siano ritrovate mesi dopo il decesso.

Siamo un popolo che invecchia senza avere ricambi, poiché la natalità è ormai sottozero e quindi ogni anno cresce il numero di persone che rimangono sole, con le patologie tipiche dell’età ed irrimediabilmente progressive e ingravescenti, che richiedono assistenza ad hoc.
Qualche passetto in avanti nelle politiche per la terza età è stato fatto con l’approvazione della Legge 33/23 la cosiddetta “Legge Delega per gli anziani”, ahinoi carente anche nei Decreti Attuativi e quindi ancora lontana dal garantire una gestione efficiente del problema.

Stanziare 60 milioni di euro (dal Fondo PNRR), come ha annunciato entusiasticamente l’assessora veneta Lanzarin, per aiutare i caregiver degli anziani, benché atto degno di lode, non è una soluzione, ma solo una toppa su un buco troppo grande, cui nessuno ha mai pensato di far intervenire qualcuno del mestiere che rammendasse a dovere, rinforzando anche la stoffa. In tal senso, dai comunicati si apprende che verranno erogati, a poco più di 12.000 caregiver, 200 euro mensili. Se pensiamo che il “Bonus Caregiver Familiare””, erogato dallo Stato al Veneto (bonus che comprendeva tutte le tipologie di caregiver e non solo quelli di anziani) ammontava a 400 euro mensili per un totale di 2 milioni e mezzo di euro e una platea di 700 beneficiari (in tutta la Regione Veneto), qualche domanda dovremmo iniziare a farcela. Soprattutto perché la platea dei caregiver familiari ammonta a 500.000 persone nel solo Veneto, stando alle stime della CISL. Pensiamo a ogni Regione d’Italia, se finalmente si facessero i conti (e le conte) di fondi stanziati e platea di beneficiari!
Basta poi guardare gli articoli recenti sulla crisi, in Veneto come nel resto del Paese, delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e di tutto il comparto: non esistono abbastanza posti, le rette sono stellari e pure il personale latita. per tacere di tutti gli episodi di maltrattamenti e abusi che si consumano in queste strutture.
Non esiste nemmeno una nuova cultura di settore per cui si scavalchi l’ormai obsoleta soluzione di avere “ricoveri per anziani” e si creino le famose reti di servizi, al domicilio della persona, finalmente valorizzando e sostenendo il ruolo e il lavoro dei caregiver familiari o dei semplici caregiver (figure, queste, professionali e retribuite) laddove i familiari non ci siano.

Una soluzione potrebbe essere una Legge Regionale, che ora ha iniziato i primi passi dell’iter presso il Consiglio Regionale del Veneto, ma i testi presentati sono tre e non è stata interpellata alcuna Associazione sul territorio, mentre il Partito Democratico, depositario di uno dei tre progetti, inspiegabilmente si fa aiutare da un’Associazione dell’Emilia Romagna…
Manca la Legge a livello nazionale e pare che si sia davvero molto lontani, non dico dalla fine ma persino dalla partenza; chi scrive segue infatti i lavori in Parlamento e da quando si è insediato l’attuale Governo, nel 2022, nulla è stato fatto se non la produzione di ben dodici testi di legge e svariate audizioni di chiunque, tranne che, paradossalmente, dei diretti interessati e cioè i caregiver familiari.
Se manca la Legge a livello nazionale è difficile, a livello regionale, licenziarne una buona, soprattutto una che davvero sia utile ai caregiver familiari, senza gravarli di ulteriori oneri burocratici o dotarli di servizi tanto inutili quanto fumosi e, in ultima istanza, inesistenti.
L’augurio, quindi, è che un evento così tragico come quello citato inizialmente della coppia di Montericco dia l’abbrivio ad una riflessione corale e ad un’azione concreta da parte dell’amministrazione politica, a ogni livello, per comporre una questione mai affrontata davvero e cioè la gestione della popolazione anziana e non autosufficiente e dei relativi familiari, ove presenti.

*Presidente dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti.

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