Nato ormai quasi trent’anni fa a Bologna, il GLIC, la Rete Italiana dei Centri di Consulenza sugli Ausili Tecnologici per le Disabilità, ha quale nuovo presidente da alcuni mesi Francesco Zanfardino. Ne presentiamo un’ampia intervista per far conoscere meglio identità e lavoro del GLIC, ma anche per averne un panorama più generale in tema di rapporto tra tecnologie e disabilità in questa stagione in cui entrambi i termini godono di molto interesse

Francesco Zanfardino è da alcuni mesi il nuovo presidente del GLIC, la Rete Italiana dei Centri di Consulenza sugli Ausili Tecnologici per le Disabilità, nata ormai quasi trent’anni fa a Bologna, nel 1997 per la precisione, su iniziativa delle prime esperienze pionieristiche italiane nel campo delle tecnologie informatiche legate alla disabilità, sviluppatesi a partire dai primi Anni Ottanta (SIVA Fondazione Don Gnocchi Milano, Ausilioteca dell’AIAS di Bologna, ASL di Arezzo, ASPHI, Comunità Piergiorgio di Udine, ITD CNR Genova, Associazione La Nostra Famiglia).
Lo affiancano nel lavoro del Consiglio Direttivo della Rete Angela Riccio, psicologa dell’Ausilioteca per Riabilitazione Assistita con Tecnologia dell’Istituto Santa Lucia di Roma e Paolo Boscarato, fisioterapista dell’IRCCS Medea dell’Associazione La Nostra Famiglia di Pieve di Soligo/Conegliano (Treviso).
Francesco Zanfardino è nato a Napoli e da oltre quindici anni si occupa di tecnologie assistive per migliorare l’accessibilità e l’inclusione delle persone con disabilità. Lavora come formatore e consulente, ha collaborato con il Ministero dell’Istruzione per l’introduzione di tecnologie a supporto della didattica inclusiva. Come presidente del GLIC si occupa della gestione e sviluppo di progetti.
Lo abbiamo intervistato per far conoscere meglio identità e lavoro della rete, ma anche per avere da lui un panorama più generale in tema di rapporto tra tecnologie e disabilità in questa stagione in cui entrambi i termini godono di molto interesse.
Partiamo da te: come sei arrivato ad occuparti di disabilità e tecnologie e attualmente, al di là del tuo impegno per il GLIC, qual è il tuo lavoro?
«Il mio percorso nell’àmbito delle tecnologie assistive è iniziato al tempo degli studi universitari, quando ho avuto l’opportunità di supportare gli studenti con disabilità dell’Università di Napoli alla Federico II. Da allora mi dedico all’innovazione sociale, approfondendo il ruolo delle tecnologie assistive nel promuovere l’inclusione e migliorare la qualità della vita.
Sono socio fondatore del Centro Ausili Manè (socio GLIC) che ha sedi a Bari e a Napoli, lavoro nella formazione, consulenza e valutazione di soluzioni tecnologiche, collaborando con enti pubblici e privati per favorire l’accessibilità e l’autonomia delle persone».
Una domanda di sfondo. Il lavoro del GLIC si colloca ad un ideale crocevia in cui sanitario, sociale, educativo e tecnologico si incontrano e cercano di contaminarsi e interagire. Quali sono i risultati e quali le fatiche di questo processo? E anche quali le differenze, se esistono, tra i vari profili professionali?
«I Centri GLIC affrontano questa sfida complessa attraverso un modello di lavoro basato su équipe multidisciplinari, composte da professionisti con competenze diverse – ingegneri, terapisti, educatori, logopedisti, psicologi e assistenti sociali – che collaborano per accogliere le istanze degli utenti da più punti di vista. Questo approccio permette di sintetizzare le proposte di tecnologie assistive non come soluzioni isolate, ma come strumenti inseriti in un progetto di vita più ampio, che tenga conto delle esigenze personali, educative, lavorative e sociali di ciascun individuo.
I risultati di questo processo sono significativi: si è passati da un modello di intervento incentrato sull’ausilio tecnologico in sé a una visione più globale, in cui la tecnologia diventa un mezzo per l’autonomia e la partecipazione. Tuttavia, questo percorso presenta anche delle difficoltà. La diversità dei linguaggi professionali può infatti rendere complessa l’integrazione tra i diversi àmbiti (sanitario, educativo, sociale e tecnologico), e non sempre esistono percorsi formativi che preparino adeguatamente a questa visione interdisciplinare. Inoltre, la frammentazione normativa e la variabilità dei finanziamenti possono creare difficoltà nell’accesso alle soluzioni assistive.
In questo stesso solco si sta muovendo anche il Legislatore, con un’attenzione crescente alla costruzione di percorsi personalizzati per le persone con disabilità. Negli ultimi anni si è affermato il principio del “progetto di vita”, che mira a superare un approccio meramente sanitario per integrare dimensioni educative, lavorative e sociali, riconoscendo il ruolo centrale delle tecnologie assistive in questo processo».
Il GLIC è fatto da Centri aderenti, grandi e piccoli potremmo dire, da Centri collegati in attesa di aderire, da partner scientifici. Qual è l’utilità di questa miscela e nel tempo sono cambiate le caratteristiche di chi chiedeva di entrare nella rete?
«La diversità dei Centri aderenti al GLIC rappresenta sia una sfida che un’opportunità. Da un lato, la presenza di realtà molto diverse per dimensione, storia e àmbiti di intervento rende sfidante l’armonizzazione delle pratiche e delle risorse. Dall’altro, questa varietà permette di confrontare modelli alternativi di intervento, stimolando un continuo scambio di esperienze e competenze.
Proprio per rendere più omogenea l’esperienza degli utenti e fornire linee guida condivise, nel 2016 il GLIC ha elaborato un modello di Centro Ausili, che definisce i criteri e le funzioni essenziali di un centro all’interno della rete. Questo modello aiuta a garantire una base comune nella valutazione e nell’erogazione dei servizi, pur rispettando le specificità dei singoli Centri.
Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse verso il GLIC da parte di Centri che non si occupano solo di ausili tecnologici in senso stretto, ma che operano in un’ottica più ampia di accessibilità e inclusione, segno di come il settore stia evolvendo. Per favorire la formazione continua e il confronto tra i centri, dal 2018 il GLIC organizza ogni anno una School, estiva o invernale, un’occasione di approfondimento su nuove tematiche e di dialogo tra i soci, i Centri in attesa di adesione e i partner scientifici».
Visto da fuori, colpiscono del GLIC due elementi: da una parte un’attenzione sempre viva alla verifica del proprio lavoro e al darsi degli standard (di struttura e di operatività) condivisi e misurabili, dall’altra la relativizzazione del “potere salvifico” delle tecnologie, il rifuggire dal “mirabolante”. Nell’epoca dell’enfasi sull’intelligenza artificiale e su quanto le tecnologie promettono ai desideri di “autonomia, indipendenza, inclusione, autodeterminazione, progetto di vita” delle persone con disabilità, è ancora possibile questo equilibrio o serve progettarne ulteriori?
«Mantenere un equilibrio tra l’entusiasmo per le innovazioni tecnologiche e una valutazione realistica del loro impatto è sempre stato un tratto distintivo del GLIC. Questo approccio nasce dalla consapevolezza che le tecnologie assistive, pur rappresentando strumenti fondamentali per l’autonomia e l’inclusione, non sono mai soluzioni miracolose: il loro successo dipende dal contesto, dalle competenze di chi le utilizza e dal supporto che le accompagna.
Essere cauti è essenziale per evitare di creare false aspettative negli utenti e nelle loro famiglie, che potrebbero aspettarsi risultati immediati e universali da strumenti che, invece, devono essere adattati alle esigenze specifiche di ciascuno. Al tempo stesso, però, c’è un rischio opposto: quello di trasmettere un’eccessiva sfiducia nelle tecnologie assistive, scoraggiando chi potrebbe trarne reale beneficio. Trovare il giusto equilibrio significa quindi informare in modo trasparente, mostrando il potenziale degli strumenti tecnologici, ma anche i loro limiti e le condizioni per il loro efficace utilizzo.
L’intelligenza artificiale è solo l’ultima di una lunga serie di innovazioni che promettono di superare ogni barriera. Come in passato con altri strumenti, la sfida è distinguerne le reali opportunità dagli slogan e dalle semplificazioni. Se da un lato l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove prospettive nel riconoscimento vocale, nella comunicazione alternativa e nel supporto alle autonomie, dall’altro non sostituisce il lavoro educativo, sociale e riabilitativo che è alla base dell’effettiva inclusione.
Più che progettare un nuovo equilibrio, dunque, serve continuare a coltivare un approccio critico e responsabile, capace di accogliere l’innovazione senza perdere di vista la realtà concreta delle persone che utilizzano queste tecnologie».
Il GLIC e i Centri aderenti partecipano, anche con ruoli di coordinamento, a numerosi network italiani, europei e internazionali. Cosa “porta a casa” il GLIC di replicabile e cosa, per la realtà italiana, è destinato invece a restare nei “desiderata”?
«La diffusione e il radicamento dei Centri GLIC sul territorio italiano sono influenzati anche dalle differenze tra le Amministrazioni Sanitarie regionali, che determinano modelli organizzativi e possibilità di accesso ai servizi non sempre uniformi. Questa disparità si riflette in modo particolare tra Nord e Sud Italia: mentre in alcune Regioni settentrionali esistono servizi strutturati di valutazione degli ausili all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, nel Mezzogiorno questi servizi sono spesso assenti, costringendo le persone con disabilità e le loro famiglie a rivolgersi a realtà private o a spostarsi in altre Regioni per ottenere una valutazione adeguata.
A livello internazionale, il GLIC è membro dell’AAATE (Association for the Advancement of Assistive Technology in Europe) e ha collaborato con realtà come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNICEF, partecipando a tavoli di lavoro e progetti sulla diffusione delle tecnologie assistive e sull’accessibilità globale. Questi confronti hanno portato in Italia condizionamenti positivi, aiutandoci a rafforzare il nostro approccio multidisciplinare e a strutturare meglio modelli di intervento e valutazione.
Allo stesso tempo, la partecipazione del GLIC a reti internazionali ha anche permesso di portare all’estero le esperienze più avanzate della legislazione italiana, in particolare in àmbito di inclusione scolastica, dove il nostro Paese rappresenta ancora oggi un modello di riferimento.
Il confronto internazionale, quindi, è per il GLIC un’occasione sia di apprendimento che di condivisione, in un equilibrio continuo tra adattamento delle buone pratiche e valorizzazione delle nostre specificità, senza perdere di vista la necessità di colmare i divari territoriali ancora esistenti nel nostro Paese
Attualmente, la rete è impegnata in diverse attività e progetti che riguardano l’analisi, la diffusione e lo sviluppo delle tecnologie assistive per le persone con disabilità. I progetti spaziano dalle attività legate all’offerta di servizi di consulenza alla formazione, dalla documentazione alla ricerca, contribuendo a migliorare l’accesso agli ausili tecnologici.
Tra i progetti transnazionali ne abbiamo appena terminato uno con l’UNICEF Serbia, dove abbiamo curato la formazione degli operatori dei “Centri Risorse” istituiti in quel Paese, di cui una parte si occupa anche di tecnologie, e abbiamo anche implementato una piattaforma online con un catalogo delle risorse tecnologiche attualmente disponibili sempre in Serbia.
Di contro, invece, siamo alla fase di partenza di un altro importante progetto con partner polacchi, della Macedonia del Nord, di Cipro e Malta che si chiama Voice Kids e, sintetizzando, si occupa di “barriere comunicative” tramite la creazione di un Hub digitale che raccolga strumenti formativi e software basati su voci sintetiche personalizzate. E ancora, in campo informativo e documentativo, al recente G7 su Inclusione e Disabilità in Umbria, abbiamo presentato la traduzione italiana curata dalla nostra rete della sintesi del Global Report on Assistive Technology sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della sanità e dall’UNICEF, affiancandola anche con una scheda di presentazione dello stesso [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Infine, a livello nazionale, siamo da quest’anno invitati permanenti all’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e ci stiamo impegnando per una partecipazione che sia fruttuosa».
In grossa sintesi le attività e i progetti seguiti attualmente dal GLIC si intrecciano con il ruolo che svolgono i tre partner scientifici: il CNR, l’INAIL, l’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia)…
«Sì, un elemento fondamentale del GLIC è la collaborazione con tre partner scientifici di rilievo, vale a dire il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), con cui vengono sviluppati studi e ricerche sulle tecnologie assistive emergenti, valutando l’impatto delle soluzioni tecnologiche in diversi àmbiti della disabilità. L’INAIL, che supporta progetti volti a migliorare l’integrazione e la riabilitazione delle persone con disabilità, con un focus sulle soluzioni per il reinserimento lavorativo e l’autonomia personale; l’ IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), che contribuisce con innovazioni nel settore della robotica e dell’intelligenza artificiale applicata agli ausili assistivi».
È possibile riassumere anche alcuni macrodati di attività del complesso dei Centri coinvolti?
«La Rete GLIC riunisce circa 30 soggetti, tra Centri e partner, che ogni anno forniscono migliaia di consulenze personalizzate (circa 5.200 utenti nel 2023, con un totale di 7.300 prestazioni svolte) a persone con disabilità, caregiver e professionisti sanitari. Inoltre, vengono organizzati numerosi eventi formativi, pubblicazioni e attività di sensibilizzazione per promuovere la conoscenza e l’uso delle tecnologie assistive.
L’obiettivo principale rimane quello di favorire lo scambio di esperienze e competenze tra i diversi attori coinvolti, promuovendo una visione integrata e innovativa dell’assistenza tecnologica per l’autonomia e la qualità della vita delle persone con disabilità».
Una domanda, poi, riservata al lessico e all’evoluzione di esso. “Protesica, informatica, ausili, domotica, tecnologie assistive, internet delle cose, telemedicina, robotica, intelligenza artificiale…”. Per i profani è impossibile starci dietro e a molti sembreranno forse quasi sinonimi. Nella realtà italiana si prova a governare il vocabolario o per ora siamo alla “Babele”?
«Hai ragione: la “Babele terminologica” può essere davvero incomprensibile per l’utente, soprattutto per chi si trova a dover navigare tra termini complessi come “tecnologie assistive”, “domotica” o “telemedicina”, mentre affronta già sfide legate alla salute o alla disabilità. Questo caos lessicale rischia di aggiungere ulteriori difficoltà a chi ha già bisogno di supporto, creando barriere burocratiche e confusioni che possono scoraggiare l’accesso ai servizi. Proprio per questo, è fondamentale semplificare non solo il linguaggio, ma anche l’accesso ai servizi. Un punto di accesso unico, chiaro e ben organizzato potrebbe fare la differenza. Immagina un portale o uno sportello dedicato dove chi ha bisogno di ausili o tecnologie assistive possa trovare informazioni chiare, guide passo-passo e supporto personalizzato, senza dover decifrare termini tecnici o perdersi in labirinti burocratici.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di mettere al centro l’utente, riducendo al minimo gli ostacoli e garantendo che le tecnologie e i servizi siano accessibili a tutti, indipendentemente dalla loro familiarità con il lessico tecnico. In questo modo, si potrebbe migliorare non solo l’efficienza del sistema, ma anche la qualità della vita di chi già affronta sfide quotidiane legate alla salute o alla partecipazione sociale. La semplificazione, quindi, non è solo una questione di linguaggio, ma di rispetto e inclusione».
Un’ultima, ma importante domanda: come fare per rimanere in contatto con le attività del GLIC?
«Nel nostro sito, nel quale alcune sezioni sono attualmente in fase di aggiornamento, è possibile trovare tutte le informazioni relative alle attività, ai centri aderenti (esiste una mappa suddivisa per Regioni) e i contatti telefonici e mail (info@centriausili.it).
Lo strumento più utile è la nostra Rassegna stampa su ausili e tecnologie assistive che viene prodotta mensilmente e diffusa gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta. Ne sono già usciti 18 numeri che hanno diffuso oltre 750 notizie attinenti tutti gli aspetti connessi al tema; sono circa una trentina i “capitoli” in cui la rassegna è potenzialmente suddivisa, compresi alcuni dedicati alle attività del GLIC e dei Centri aderenti. È un panorama completo di quello che accade in questo settore, compresa la realtà internazionale e le nuove frontiere, come l’intelligenza artificiale, la robotica e il ruolo delle tecnologie nei Progetti di vita.
Siamo una rete, per questo abbiamo privilegiato questo strumento che favorisce lo scambio, la collaborazione, la diffusione dei saperi, piuttosto che una newsletter promozionale solo sulle nostre attività. Esiste un form nell’home page del nostro sito per iscriversi e un archivio dei numeri già editi.
*Francesco Zanfardino è il presidente del GLIC (presidente del GLIC Rete Italiana dei Centri di Consulenza su Ausili Tecnologici per le Disabilità).
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