“In viaggio con mio figlio”: il sostegno della FIA per un cambiamento culturale sull’autismo

a cura di Carmela Cioffi
«Autismo viene dal greco “stare nel proprio mondo”. Non voglio che stia nel suo mondo, io lo voglio in questo mondo»: questa frase cattura l’essenza di “In viaggio con mio figlio”, film diretto da Tony Goldwyn, sostenuto dalla FIA (Fondazione Italiana per l’Autismo). Il 16 aprile, al Cinema Quattro Fontane di Roma, si terrà un’anteprima il cui incasso sarà devoluto in beneficenza alla Fondazione. Ne parliamo con Serafino Corti, membro del Consiglio di Amministrazione della FIA
Una scena del film in cui Stan (Robert De Niro) fa finta di fare a pugni con il nipote Ezra e alle spalle c'è Max, il padre del ragazzo interpretato Bobby Cannavale
Una scena del film “In viaggio con mio figlio”

«Autismo viene dal greco “stare nel proprio mondo”. Non voglio che stia nel suo mondo, io lo voglio in questo mondo»: con queste parole, e non solo, il nuovo film diretto da Tony Goldwyn, In viaggio con mio figlio, è un invito a riflettere sull’autismo e sull’importanza dell’inclusione.
La FIA (Fondazione Italiana per l’Autismo) ha scelto di sostenere questa pellicola, che intreccia con sensibilità e ironia le vicende di un padre, un figlio con autismo e un nonno. In questa intervista a Serafino Corti, membro del Consiglio di Amministrazione della FIA, designato dalla Fondazione Sospiro, emergono i motivi di questo sostegno: una rappresentazione autentica della vita delle persone con autismo, l’importanza del supporto collettivo e il ruolo centrale delle famiglie. Come ha sottolineato Corti, «le difficoltà non sono necessariamente sinonimo di fallimento, ma possono essere superate grazie a un impegno condiviso».

Quali valori e quale messaggio del film In viaggio con mio figlio hanno spinto la FIA a sostenere questa iniziativa?
«In viaggio con mio figlio veicola diversi valori che hanno spinto la FIA a sostenere questa importante iniziativa cinematografica. Possiamo identificare almeno tre aspetti di particolare rilevanza che hanno motivato questo supporto. In primo luogo, il film comunica un messaggio universale: la vita è una scoperta continua e le difficoltà che incontriamo nel viverla fanno parte integrante della nostra esperienza umana. Questo film mostra in modo autentico come, se ci mettiamo in gioco e ci facciamo accompagnare da chi ci ama, possiamo affrontare ogni difficoltà.
Il secondo valore essenziale riguarda la rappresentazione della vita delle persone con autismo. Il film mostra come questa sia oggettivamente più complessa rispetto a quella delle persone “a sviluppo tipico”, ma evidenzia anche come questa maggiore difficoltà non si traduca automaticamente in fallimento. Al contrario, la narrazione richiama all’importanza di un impegno collettivo maggiore da parte di tutti: le persone con autismo stesse, i loro familiari e l’intera società civile. Solo attraverso questo impegno condiviso è possibile garantire che le maggiori difficoltà siano sostenute da supporti appropriati e personalizzati.
Infine, il terzo elemento significativo che ha attratto il sostegno della FIA è l’attenzione che il film dedica alle famiglie. In viaggio con mio figlio riconosce infatti che anche la vita dei familiari delle persone con autismo è più complessa rispetto a quella di genitori con figli a sviluppo tipico. Il film valorizza l’idea che sostegni adeguati e una comunità più supportiva possano fare una differenza sostanziale sulla qualità della vita di queste famiglie».

Serafino Corti
Serafino Corti

Oltre all’anteprima e alle proiezioni dedicate, ci sono delle aspettative della FIA riguardo all’impatto del film sulla consapevolezza e sull’accettazione delle persone con disturbo dello spettro autistico?
«Aumentare la consapevolezza di cosa sia l’autismo e di quali siano le caratteristiche di funzionamento delle persone con autismo, i loro bisogni e i loro diritti non è certamente un’impresa facile o semplice. La FIA è pienamente consapevole che un singolo film non potrà, da solo, modificare radicalmente questa visione nella società. Tuttavia, le aspettative della Fondazione riguardo all’impatto di In viaggio con mio figlio si inseriscono in una strategia più ampia e articolata.
La FIA, essendo una realtà che unisce fondatori con storie e prospettive diverse relativamente all’autismo – dalle Associazioni di persone con autismo alle Associazioni di familiari, dai professionisti della ricerca e della clinica agli Enti del Terzo Settore – crede fermamente che non esista una ricetta magica in grado di risolvere tutte le sfide legate all’autismo. L’approccio della Fondazione si basa invece sulla convinzione che per fare la differenza siano necessarie azioni costanti e multicomponenziali.
La FIA si aspetta dunque che il film possa fungere da catalizzatore per un cambiamento culturale più ampio, un passo significativo all’interno di un percorso di sensibilizzazione che richiede tempo e impegno costante.
Non si tratta di risolvere tutto con una singola iniziativa, ma di contribuire a costruire, attraverso diverse azioni complementari, una società più inclusiva e consapevole.
In definitiva, attraverso questo film, si punta a seminare idee e prospettive che, insieme ad altre iniziative educative, scientifiche e sociali, possano gradualmente trasformare la percezione dell’autismo nella nostra società».

Più in generale, in quale modo FIA sostiene concretamente le famiglie e le persone con autismo?
«La Fondazione ha sviluppato un approccio concreto e strategico per sostenere le persone con autismo e le loro famiglie, concentrandosi su un elemento fondamentale che può generare cambiamenti duraturi e significativi: il finanziamento della ricerca scientifica. La FIA, infatti, si dedica con particolare impegno al finanziamento della ricerca sull’autismo perché è profondamente convinta che questa rappresenti il vero punto di svolta, il “pivot” essenziale per determinare un salto culturale nella clinica e nei sostegni reali destinati alle persone con autismo».

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