«Non chiederti cosa puoi fare per me. Chiediti cosa io posso fare per te»: è il messaggio che l’AIPD (Associazione Italiana Persone con Sindrome di Down) ha deciso di trasmettere per il Primo Maggio di quest’anno, facendolo coincidere con una specifica campagna che racchiude il senso e il valore dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità e nello specifico di quelle con sindrome di Down
«Non chiederti cosa puoi fare per me. Chiediti cosa io posso fare per te»: è questo il messaggio che l’AIPD (Associazione Italiana Persone con Sindrome di Down) ha deciso di trasmettere per il Primo Maggio e che racchiude il senso e il valore dell’inclusione lavorativa. «Per le persone con sindrome di Down, il lavoro – sottolineano infatti dall’Associazione – non è solo un diritto, ma soprattutto è lo strumento per offrire il proprio contributo alla società. E a lanciare il messaggio per l’occasione sono cinque uomini e donne, giovani e adulti, con sindrome di Down. Tra loro, Massimiliano Padovan, cinquantatreenne che vive a Roma, che frequenta l’AIPD da quando era molto giovane e che da trent’anni lavora al McDonald’s di Piazza Don Luigi Sturzo, locale gestito dalla Società Arialuce. Quest’ultima lo ha recentemente premiato come “dipendente dell’anno”, «per la costanza e l’impegno nell’eseguire i compiti affidati, per la volontà di assumere sempre nuove mansioni, ma soprattutto perché è un esempio di perseveranza e resilienza».
A raccontare il proprio impegno lungo trent’anni è lo stesso Massimiliano Padovan, in questa intervista curata dall’Ufficio Comunicazione dell’AIPD Nazionale.
Come sono stati i primi giorni di lavoro, ormai trent’anni fa?
«Ero contento e preoccupato».
Chi ti ha aiutato a imparare il mestiere?
«Mi ha aiutato Giovanni Lodico. Mi piaceva molto fare i panini: ero il più bravo. Io e Giovanni una volta alla settimana offrivamo i cornetti ai colleghi».
Quali sono state le cose più difficili da imparare?
«È tutto facile, meno la cassa».
Qual è oggi la cosa che più ti piace fare al lavoro?
«Mi piace fare l’Happy Meal perché ci sono i giocattoli per i bambini».
Come ti trovi con i tuoi colleghi? Quali momenti passate insieme?
«Con i miei numerosi colleghi mi trovo molto bene e a volte con alcuni di loro ridiamo e scherziamo».
Come è cambiato il lavoro in questi trent’anni?
«Il mio lavoro è rimasto quasi invariato, anche se ora ci sono nuovi macchinari e non sempre sono accessibili per me».
Se non avessi avuto il lavoro in questi anni, cosa avresti fatto tutto il tempo? Pensi che saresti diverso?
«Il lavoro per me è importante perché sto sempre con i miei colleghi e prendo lo stipendio. Prima prendevo un assegno e andavo da papà in banca a cambiarlo, ora ho la carta Genius. Con lo stipendio compro quello che mi piace: vestiti, computer, cellulare, DVD… Poi faccio colazione con mamma tutti i giorni al bar, posso permettermi il maestro di chitarra e altre attività. Faccio una chiacchierata con il mio amico Roberto una volta a settimana. Io non spendo tutti i soldi perché in estate voglio andare in ferie».
Un consiglio per i giovani che stanno per iniziare a lavorare?
«Bisogna essere responsabili, volonterosi e ascoltare sempre i consigli del direttore, dei manager e dei colleghi».

«La storia di Massimiliano Padovan – dichiara Gianfranco Salbini, presidente nazionale dell’AIPD – è la dimostrazione di quanto il lavoro sia un valore globale, rispetto al quale non è possibile alcun passo indietro. Abbiamo voluto rilanciare questa storia positiva, in occasione del Primo Maggio, per offrire la nostra testimonianza e prendere posizione ad esempio nei confronti di quei “dazi” che Trump vorrebbe imporre anche sull’inclusione lavorativa. L’America “grande” per noi è questa: la globalizzazione può essere luogo e strumento di diritti e di partecipazione. La nostra Associazione da oltre trent’anni realizza tirocini e inserimenti lavorativi con aziende di tutto il mondo, anche grazie al progetto ValueAble. In occasione della Festa dei Lavoratori, quindi, , ribadiamo che la strada è questa e dobbiamo andare avanti, non possiamo tornare indietro. La globalizzazione dell’inclusione non è negoziabile».
I dati più recenti sui lavoratori e le lavoratrici con sindrome di Down provengono dall’indagine Non uno di meno, condotta congiuntamente nel 2022 da Censis e AIPD, secondo la quale in Italia si stima che circa il 13% delle persone con sindrome di Down abbia un lavoro da dipendente o collaboratore. Nonostante i progressi, quindi, oltre l’85% delle persone con sindrome di Down non è occupato. «Da parte nostra – sottolineano dall’AIPD – abbiamo avanzato diverse proposte concrete, per migliorare il sistema e la normativa per l’inserimento lavorativo tra cui la semplificazione delle procedure per l’accertamento della disabilità, previsto dalla Legge 68/99 come necessario per l’iscrizione alle liste di collocamento mirato; l’istituzione di fondi e incentivi destinati ai tirocini, oggi a carico delle aziende; il potenziamento del Servizio per l’inserimento lavorativo; infine, il coinvolgimento delle Associazioni. Queste richieste sono state recentemente inviate anche al Governo, sotto forma di sette proposte».
La storia di Massimiliano Padovan, dunque, coincide con la campagna di comunicazione lanciata dall’AIPD in occasione del Primo Maggio di quest’anno, sia sul proprio sito che sui canali social (Facebook e Instagram), allo scopo di mettere in luce il valore positivo del lavoro delle persone con sindrome di Down, inteso appunto come “ciò che posso fare io per voi”. La campagna è stata realizzata grazie alla collaborazione dell’Agenzia Anema District e con le foto di Valerio Polici.
Insieme a Padovan, gli altri protagonisti e protagoniste dell’iniziativa sono Chiara Brizzolari trentenne di Roma che ha frequentato il Liceo Alberghiero e dopo avere concluso il suo percorso di studi, ha svolto molti tirocini presso ristoranti e alberghi con mansioni di sala o di addetta ai piani. Poi è stata assunta con contratto a tempo determinato dall’Albergo Rome hello in Roma. Ora lavora come hostess alla Fondazione Roma ed è molto contenta del proprio impiego, anche «perché si svolge al centro di Roma in un palazzo storico insieme a colleghe giovani che mi vogliono bene».
Chiara spera di essere confermata alla fine del suo contratto, che scadrà a novembre. Il suo attuale progetto è andare a vivere insieme alle sue amiche in una casa tutta loro in autonomia.
Quindi Francesca De Giorgi, ventitreenne di Brindisi, che ha frequentato l’Istituto Professionale Alberghiero e i cui hobby sono il ballo e la recitazione. Ha svolto un tirocinio formativo di un anno e mezzo presso Leroy Merlin e vorrebbe iniziare nuovi e coinvolgenti esperienze lavorative.
E ancora, Andrea D’Andrea, ventisettenne di Teramo, che ha frequentato l’Istituto Alberghiero. I suoi hobby sono la musica, la pallacanestro e lo judo. Vuole lavorare «per essere indipendente». Dopo avere svolto un tirocinio di sei mesi, con mansioni di segreteria, è ora in attesa di collocamento nell’àmbito di un progetto regionale di un anno.
Infine, Paolo Catinari, ventiseienne di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), che ha frequentato l’Istituto Professionale Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera, conseguendo l’attestato di frequenza. Il suo sogno nel cassetto è di poter avere una casa in campagna con vari animali da cortile e da compagnia e di avviare qui un piccolo bed & breakfast e un ristorante familiare. Questo suo sogno ha iniziato a muovere i primi passi, grazie anche all’AIPD, che sta aiutando Paolo a realizzarlo.
Nel frattempo, svolge un tirocinio nella Cooperativa Sociale Casa da Sergio, di cui è socio attivo, a Marina Palmense di Fermo, un laboratorio di pasta fresca con cucina in cui vengono realizzati piatti con le materie auto prodotte e, in estate, con i frutti del proprio orto. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficiostampaaipd@gmail.com.
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