Nel cuore dell’emergenza umanitaria causata dal conflitto in Ucraina, un gruppo di professionisti sanitari italiani ha deciso di intervenire direttamente per supportare i colleghi ucraini. Nel 2023 è nata così l’International Rescue Programme ODV, organizzazione di volontariato impegnata a fornire assistenza medica concreta, attraverso la consegna di strumenti chirurgici essenziali e la promozione di programmi di formazione congiunta. Ci racconta tutto il dottor Mauro Migliore, promotore dell’iniziativa

Nel cuore dell’emergenza umanitaria causata dal conflitto in Ucraina, un gruppo di professionisti sanitari italiani ha deciso di intervenire direttamente per supportare i colleghi ucraini. Guidati dal dottor Mauro Migliore, anestesista presso l’Ospedale dell’Angelo di Mestre (Venezia) e uomo di grande sensibilità, insieme ai colleghi strumentisti Andrea Gasperini e Angela Levorato, nel 2023 hanno fondato l’International Rescue Programme ODV, organizzazione di volontariato che conta oggi più di 200 tra medici e infermieri specializzati in chirurgia e che si impegna a fornire assistenza medica concreta, attraverso la consegna di strumenti chirurgici essenziali e la promozione di programmi di formazione congiunta.
Dottor Migliore, come è nata l’idea dell’International Rescue Programme ODV?
«L’idea ha preso forma nel 2023, con dei trasporti di pazienti pediatrici dalla Polonia all’Italia. Con l’urgenza poi di fare qualcosa di concreto di fronte alla crisi umanitaria senza precedenti in Ucraina, assieme ai colleghi Andrea Gasperini e Angela Levorato, abbiamo deciso di unire le nostre competenze per supportare direttamente i medici ucraini».
Qual è stata la risposta da parte della società civile alla vostra raccolta di fondi?
«Abbiamo riscontrato fin da subito un grande entusiasmo, concretizzatosi prima nel raggiungimento dell’obiettivo di crowdfunding [raccolta fondi nel web, N.d.R.] e successivamente attraverso l’organizzazione di eventi, uno tra tutti, il viaggio in moto da Palermo a Kyiv (Kiev), un percorso di oltre 3400 chilometri, svoltosi proprio la scorsa settimana e che ha visto la partecipazione dell’AMRI (Associazione Motociclisti Rotariani Italiani) e del Gruppo Motociclisti della Polizia di Stato, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla guerra in Ucraina e portare un sostegno umanitario».
Quali strutture ospedaliere ucraine avete coinvolto?
«Abbiamo collaborato con l’Istituto Nazionale di Chirurgia e Trapiantologia A.A. Shalimov di Kyiv, il Centro Nazionale di Riabilitazione Unbroken di Leopoli e l’Ospedale Clinico Regionale di Odessa. Queste strutture sono state selezionate per la loro importanza strategica e per la capacità di fornire cure chirurgiche avanzate».

Oltre alla fornitura di attrezzature, avete avviato programmi di formazione?
«Sì, abbiamo promosso programmi di scambio interculturale tra operatori sanitari italiani e ucraini, con l’obiettivo di migliorare le competenze cliniche attraverso la formazione congiunta e l’adozione di pratiche mediche avanzate».
Qual è stato l’impatto di queste iniziative?
«Ogni kit di strumenti chirurgici, il cui costo si aggira attorno ai 2800 euro, può contribuire a salvare fino a 8-10 persone al giorno. Il nostro intervento ha avuto un impatto significativo, non solo in termini di vite salvate, ma anche nel rafforzare la collaborazione tra professionisti sanitari di diversi Paesi».
Quali sono i prossimi passi per l’International Rescue Programme ODV?
«Continueremo a supportare i medici ucraini, sia attraverso la fornitura di attrezzature mediche, che con programmi di formazione e affiancamento. Stiamo inoltre pianificando nuove missioni per valutare ulteriori necessità e rafforzare le collaborazioni esistenti».
Per il dottor Migliore e i suoi collaboratori aiutare significa anche contribuire alla ricostruzione delle competenze professionali, in un’ottica di rafforzamento strutturale e duraturo del sistema sanitario ucraino. Il loro lavoro testimonia come la medicina possa essere, anche in tempo di guerra, uno strumento di pace, di connessione e di speranza. In un contesto devastato, dove ogni bisturi, ogni pinza, ogni compressa può fare la differenza tra la vita e la morte, il gesto di chi si mobilita per sostenere altri professionisti della salute acquista un valore capace di andare ben oltre la solidarietà: diventa un atto di responsabilità globale.
Con il suo lavoro instancabile, il dottor Migliore continua così a percorrere questa strada, dimostrando che è possibile, partendo da un reparto ospedaliero italiano, raggiungere un Paese ferito e offrire, insieme agli strumenti medici, anche una presenza, un legame, una promessa di umanità.
Per ulteriori informazioni e per conoscere i futuri progetti dell’International Rescue Programme è possibile visitare il sito dedicato (a questo link).
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