Abilismo: quella squisita pratica sociale che trasforma la vita delle persone con disabilità in una “gita all’inferno”

di Simona Lancioni*
Per una persona con disabilità buttarla sul ridere è una delle possibili strategie di sopravvivenza alle micro e macro aggressioni quotidiane a cui la espone una società ancora profondamente abilista. È un po’ questa la filosofia di “Abilisti fantastici e dove trovarli”, l’ultima fatica letteraria di Marina Cuollo, che già in precedenti lavori aveva scelto uno stile ironico per parlare di disabilità

Marina Cuollo, "Abilisti fantastici e dove trovarli"Il disegno di una donna in sedia a rotelle, ritratta di spalle, leggermente di lato, mentre solleva un braccio e con la mano mostra il dito medio: l’illustrazione di copertina di Abilisti fantastici e dove trovarli (Fandango Libri, 2025) è abbastanza esplicita, e chi compra (o regala) questo testo ha ben presente che non si tratta di un’opera “in guanti bianchi”. E d’altra parte l’autrice è Marina Cuollo, classe 1981, «napoletana, cinica, spietata, simpaticissima. Non in quest’ordine e non per tutti», nonché «scribacchina molesta», come scherzosamente ha scelto si presentarsi sul suo sito personale (a questo link).
Ma, ovviamente, Cuollo non scherza e basta. Infatti ha anche una laurea in Scienze Biologiche, è dottoressa di ricerca in Processi Biologici e Biomolecole, è scrittrice, TEDx speaker, conduttrice, editorialista e consulente D&I; collabora con diverse testate, tra cui «Vanity Fair», si occupa di rappresentazione della disabilità in àmbito mediale ecc.

Abilisti fantastici e dove trovarli, è la sua ultima fatica letteraria che, per stile narrativo, un po’ richiama il suo testo d’esordio, A Disabilandia si tromba (Sperling & Kupfer, 2017). Diciamo che per una persona con disabilità (quale è anche Cuollo) buttarla sul ridere è una delle possibili strategie di sopravvivenza alle micro e macro aggressioni quotidiane a cui la espone una società ancora profondamente abilista. Ed infatti il tema portante dell’opera è proprio l’abilismo, che, «per chi non lo sapesse, è quella sottile e squisita pratica sociale che trasforma la vita delle persone con disabilità in una gita all’inferno. Non è che qualcuno si svegli la mattina e decida di farlo apposta, per carità. È più un riflesso pavloviano, un’abitudine culturale che si perpetua con la stessa naturalezza con cui ci si sciacqua la faccia appena svegli», argomenta Cuollo.

Gli “Abilisti fantastici” non sono creature mitologiche. In genere sono dei “normodotati”, che Cuollo ribattezza “dotati di norma” (sebbene non si sappia cosa sia la norma), che però non sono tutti uguali e possono essere tipizzati. Dunque c’è l’Homo misericordiosus, altrimenti detto “Il Pietoso”, «spesso intriso di buoni sentimenti e infarcito di bontà, più di un babà col limoncello»; poi c’è l’Homo indifferens, che aiuta chiunque abbia una disabilità a trasformarsi «in un ornamento, meno visibile della tappezzeria e più anonimo del linoleum di un ospedale»; al Quoque, invece, basta vedere o nominare una persona con disabilità che subito ti snocciola «una serie di parenti e/o conoscenti e/o passanti e/o programmi televisivi», che non hanno nulla in comune con la persona con disabilità in questione, «ma gli ricordano che al mondo i problemi non sono solo di stipsi»; interessante è anche la Femminista™ (Trade Mark, ovvero marchio non registrato): Cuollo osserva come il femminismo, storicamente, abbia sempre «lottato per abbattere le oppressioni, ma chissà perché le donne disabili non sono mai riuscite a farsi spazio nelle discussioni. Forse perché sono sempre state viste come l’equivalente di una pianta grassa: adatte a fare colore, ma facilmente ignorabili finché non c’è bisogno di innaffiarle – cioè, dare loro spazio, quindi mai». Altre varianti di Abilisti fantastici sono il Tuttologo, il Ti Stimo&Ammiro, il Punisher, il Diversamente ipocrita, il Timoroso, il Pasce Lesso, l’Artista Illuminato.

Ma la disamina dell’abilismo non finisce qui. Ridendo e scherzando si parla di ausili per persone con disabilità e non, delle persone con disabilità nella storia (riflettendo sulle persone con disabilità di oggi, ad esempio, l’Autrice osserva: «Non ci ammazzano più – quasi –, ma a volte fa male uguale»), di viaggi, lavoro, relazioni, sessualità, persone con disabilità VIP, stagioni della vita (adolescenza, giovinezza, vecchiaia).

L’ironia e il sarcasmo sono la scelta vincente per contrastare l’abilismo? Possiamo convenire che non esiste una modalità che funziona in tutte le circostanze, una sorta di ricetta magica. Ma tutto ciò che può aiutare a rompere quelle cristallizzazioni mentali che hanno portato – e ancora portano – a svalutare, inferiorizzare o escludere alcune persone sulla base di una loro caratteristica (che sia la disabilità, l’etnia, o un’altra ancora, poco importa) è benaccetto. Le scelte stilistiche non sono mai fini a se stesse. Ed infatti la stessa Cuollo precisa che la sua scelta di scrivere di disabilità con leggerezza non significa che lei «non prenda la questione sul serio. È solo che se passassi ogni momento a rimuginare sull’idiozia del mondo, rischierei di sviluppare un’ossessione per le patatine alla paprika o di rosicchiarmi compulsivamente le pellicine fino a trasformare le dita in carta vetrata. Preferisco ridere. Certo, a volte neanche una risata ti protegge dagli Abilisti fantastici, ma almeno ti aiuta a scordarli più in fretta».

*Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel sito del quale è già apparso il presente testo, che viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

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