«Riteniamo che questo sia un grave passo indietro, che ripropone una dinamica purtroppo frequente: discutere di disabilità senza le persone con disabilità, una dinamica che svuota di senso parole come partecipazione, accessibilità e inclusione»: lo dichiara Daniele Romano, presidente della FISH Campania, denunciando il fatto che il convegno del 5 giugno a Napoli sulla “Città Metropolitana inclusiva e accessibile” non avrà spazi di intervento per le persone con diabilità e per le organizzazioni che ne rappresentano le istanze
«La Città Metropolitana di Napoli ha organizzato per il prossimo 5 giugno il convegno La Città Metropolitana inclusiva e accessibile. Esempi di buone pratiche e traiettorie di sviluppo [a questo link il programma completo, N.d.R.]. L’iniziativa, che vedrà la partecipazione di importanti rappresentanti istituzionali, ha l’ambizione di riflettere sul futuro delle politiche sociali e urbane nel territorio metropolitano. Ma a mancare, ancora una volta, saranno proprio le persone con disabilità e le organizzazioni che ne rappresentano i diritti e le istanze. Le Associazioni, infatti, sono state semplicemente invitate ad assistere, senza alcuno spazio di intervento, confronto o co-progettazione»: a denunciarlo è la FISH Campania (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), volendo ribadire «un principio che è fondamento di ogni processo democratico e inclusivo, ovvero Nulla su di Noi senza di Noi, che non è uno slogan, ma un criterio imprescindibile per ogni intervento che intenda davvero promuovere autonomia, cittadinanza attiva e pari opportunità per tutte e tutti. Chiediamo dunque alle Istituzioni un reale cambio di passo, a partire dal riconoscimento del ruolo delle Associazioni delle persone con disabilità come interlocutori attivi e necessari nella costruzione delle politiche pubbliche».
«Per noi si tratta di un grave passo indietro – commenta Daniele Romano, presidente della FISH Campania -, che ripropone una dinamica purtroppo frequente: discutere di disabilità senza le persone con disabilità, una dinamica che svuota di senso parole come partecipazione, accessibilità e inclusione».
«Quando si esclude chi vive quotidianamente la disabilità – aggiunge – si rischia di perpetuare una visione parziale, che ignora bisogni reali, diritti e prospettive fondamentali. È una distorsione della realtà che finisce per legittimare chi non ha competenza esperienziale come detentore di un sapere che in realtà non possiede». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: fishcampania@gmail.com.
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