«Con questo progetto invitiamo ad aprire uno sguardo nuovo, fatto di inclusione e rispetto»: lo dice Rodolfo Dalla Mora, disability manager del Comune di Treviso, a proposito di “Guardare oltre“, iniziativa di educazione all’inclusione e alla cittadinanza attiva, avviata all’interno dell’Istituto Penale per Minorenni di Treviso, e che lo stesso Dalla Mora condurrà, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani detenuti al valore della diversità, accompagnandoli in un percorso formativo e umano

«Con Guardare oltre invitiamo questi giovani ad aprire uno sguardo nuovo, fatto di inclusione e rispetto. È un progetto in cui crediamo molto e che siamo certi possa contribuire a creare nuova consapevolezza, anche e soprattutto nelle nuove generazioni»: così Rodolfo Dalla Mora, disability manager del Comune di Treviso e presidente della SIDIMA (Società Italiana Disability Manager), si esprime sul progetto Guardare oltre, iniziativa di educazione all’inclusione e alla cittadinanza attiva avviata nei giorni scorsi all’interno dell’Istituto Penale per Minorenni della città veneta, voluta allo scopo di sensibilizzare i giovani detenuti al valore della diversità, accompagnandoli in un percorso formativo e umano alla scoperta dell’altro e di se stessi.
A guidare i giovani sarà lo stesso Dalla Mora, attraverso incontri tematici, testimonianze e attività esperienziali pensate per abbattere stereotipi e pregiudizi, sviluppare empatia e promuovere una visione positiva della disabilità come elemento di arricchimento della comunità.
All’evento di apertura hanno partecipato Barbara Fontana, direttrice dell’Istituto Penale per Minorenni di Treviso, Gloria Tessarolo, assessora alla Città Inclusiva del Comune di Treviso, Luigi Caldato, consigliere comunale e presidente della Commissione Sociale e Salvatore Pellicano, sostituto commissario coordinatore Salvatore Pellicano.
«Questo progetto – ha dichiarato per l’occasione Tessarolo – è un esempio concreto di come la rieducazione possa passare attraverso il riconoscimento dell’altro. Parlare infatti di diversità in un contesto come l’Istituto Penale per Minorenni significa restituire ai giovani detenuti strumenti per abbracciare la cultura della civiltà, del rispetto e della responsabilità. La vera inclusione nasce dalla consapevolezza che ogni persona, con le proprie fragilità e unicità, ha un valore».
Da ricordare in conclusione che l’iniziativa è stata resa possibile grazie al supporto di Maria Concetta Bonetti, coordinatrice scolastica del CPIA Alberto Manzi di Treviso (ove CPIA sta per Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti), nell’àmbito di una rete tra l’Istituto Penale per Minorenni, il Comune di Treviso e la CPIA stessa, fondata sulla collaborazione istituzionale e sull’impegno condiviso per la crescita personale e sociale dei giovani coinvolti. (S.B.)
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