Ambientato nella Germania dei primi anni dell’XI secolo, il libro di Maria Giulia Cotini “Hermannus Contractus. Lo smeraldo di pietra“ fa riflettere sull’importanza dell’ambiente in cui la persona con disabilità è inserita, in questo caso nel Medioevo, ma naturalmente anche per le persone con disabilità di oggi per le quali è fondamentale essere inserite in contesti ricchi di possibilità, di relazioni umane che siano di supporto nello sviluppo delle potenzialità di ognuno
Hermannus Contractus. Lo smeraldo di pietra (Dalia edizioni, 2019) è un libro scritto da Maria Giulia Cotini che racconta una storia di accoglienza, coraggio e condivisione.
Ambientato nella Germania dei primi anni dell’XI secolo, il racconto, la cui lettura è molto scorrevole e piacevole, narra la vicenda di Hermannus, figlio del conte Wolferad di Altshausen: nato con una grave disabilità, viene rifiutato dalla famiglia, solo la madre gli dà un po’ d’amore. È considerato una persona poco intelligente e passa i primi anni della sua vita isolato da tutti e da tutto.
Ancora bambino, viene rinchiuso nel monastero di Reichenau, dove passerà il resto della sua vita; sarebbe potuta essere davvero la fine per Hermanus, se i monaci, in primis l’abate che lo accolse, non fossero andati al di là delle parole del Conte – che lo aveva presentato come del tutto incapace di comprendere la realtà che lo circondava e di interagire con gli altri – e non avessero scoperto le capacità, l’intelligenza di questo bambino, così limitato nel fisico.
Hermannus inizia così un percorso tutt’altro che facile: studierà, lotterà col suo corpo che oltre a gravi impedimenti, spesso gli causa forti dolori, ma riuscirà a fare cose impensabili, come cantare nel coro o, divenuto monaco, sostituire il suo maestro nell’insegnamento. Diventerà musico e astronomo, stupirà papi e imperatori, sarà l’orgoglio del monastero di Reichenau.
Al di là dell’ambientazione medioevale, l’autrice, anche lei persona con disabilità, affronta un tema quanto mai attuale e cioè l’importanza che venga data a ciascuno, al di là delle condizioni di partenza, la possibilità di sperimentarsi, anche di cadere e di fare fatica, di scontrarsi con i propri limiti che a volte sono davvero insuperabili, altre volte, invece, aggirando l’ostacolo si possono superare, scoprendo così potenzialità insperate.
È un libro che fa riflettere sull’importanza dell’ambiente in cui la persona con disabilità è inserita: come la vita di Hermannus avrebbe potuto essere del tutto diversa se fosse rimasto a casa sua, in un ambiente privo di stimoli, che non gli offriva alcuna opportunità, così anche per le persone con disabilità di oggi è fondamentale essere inserite in contesti ricchi di possibilità, di relazioni umane che siano di supporto nello sviluppo delle potenzialità di ognuno.
Maria Giulia Cotini ha fatto emergere anche i vari sentimenti che Hermannus prova nel suo percorso: la paura di aprirsi agli altri, al confronto che evidenzia – a volte impietosamente – i propri limiti, la gioia di nuove relazioni, il dolore per la perdita di un giovane amico. C’è anche il tema dell’assistenza, l’imbarazzo iniziale che sia Hermannus, sia chi lo aiuta prova in certi momenti in cui la cura riguarda la sfera più intima e personale; imbarazzo che poi col tempo lascia il posto alla confidenza e all’amicizia.
Non viene taciuta nemmeno la difficoltà, lo scoramento spesso provato a doversi confrontare con un corpo che non è come vorremmo che fosse, che non ci permette di fare tutto quello che desidereremmo, con cui dobbiamo giungere a dei compromessi.
*Il presente contributo è già apparso nel sito della Federazione LEDHA e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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