«I dati più recenti – scrive Cristina Finazzi – evidenziano come l’autismo sia diffuso in tutte le fasce scolastiche e sottolineano l’importanza di interventi educativi personalizzati e specifici in ogni ordine e grado e di una programmazione strutturale della scuola adeguata, che sappia organizzarsi in anticipo per l’ingresso degli studenti con autismo, evitando atti discriminatori di non accettazione delle iscrizioni o si mostri impreparata quando l’anno scolastico è già avviato»
Noi famiglie con figli nello spettro autistico denunciamo da anni le difficoltà di inserimento e inclusione scolastica, segnalando casi concreti di esclusione e discriminazione.
La scuola, da luogo di crescita e accoglienza, è percepita sempre più come ambiente punitivo e respingente per gli studenti con disabilità e le loro famiglie e quando viene meno la fiducia nelle istituzioni scolastiche, le famiglie stesse sono costrette a rivolgersi anche alla magistratura, con il rischio che esse, stanche di lottare, rinuncino al diritto allo studio dei figli, soprattutto dopo l’obbligo scolastico.
Assistiamo costantemente alla sostituzione dell’alleanza educativa scuola-famiglia con logiche burocratiche e di tutela di meri interessi corporativistici e delle istituzioni, in un contesto scuola teso a valorizzare titoli e competenze, ma che manca spesso di una reale capacità relazionale ed empatica da parte degli adulti, oltre a una specifica formazione sulle diverse modalità di apprendimento e di conseguenza, sulle diverse strategie e approcci di insegnamento.
L’Italia viene spesso citata come esempio di scuola inclusiva, grazie alla Legge 517/77, che ha reso stabile la figura dell’insegnante di sostegno, trasformandola da ruolo itinerante e temporaneo, come previsto dal precedente Documento Falcucci del 1975, a una presenza fissa e imprescindibile nelle classi con alunni con disabilità. Questa scelta, se da un lato ha garantito una continuità e un supporto concreto, dall’altro ha innescato un meccanismo di delega e deresponsabilizzazione della comunità educante nel suo complesso. L’insegnante di sostegno, infatti, è diventato spesso l’unico riferimento per lo studente con autismo, mentre gli insegnanti curricolari e l’intero ambiente scolastico tendono a scaricare su di lui la responsabilità dell’inclusione. Questo modello rischia di ghettizzare lo studente, riducendo la sua partecipazione attiva alla vita della classe e alimentando un isolamento educativo e sociale, ben lungi, dunque, dall’intento normativo di avere figure educative e di sostegno destinate all’intera classe.
La situazione si aggrava ulteriormente per gli studenti con disturbi dello spettro autistico, che rappresentano oggi circa il 32% degli alunni con disabilità nelle scuole italiane, con una crescita esponenziale negli ultimi anni.
Le caratteristiche specifiche dell’autismo — difficoltà comunicative, comportamenti ripetitivi, resistenza al cambiamento — richiedono competenze specialistiche e una didattica flessibile e personalizzata, che spesso mancano a causa di una formazione insufficiente e non specifica del personale scolastico.
Secondo dati recenti, su circa 246.000 insegnanti di sostegno, ben 67.000 non hanno una preparazione specialistica adeguata ad affrontare le esigenze degli studenti autistici. La mancanza di risorse, di supporti tecnologici e di ambienti strutturati e prevedibili, unita a una scarsa interazione con le famiglie e i servizi territoriali, produce esperienze educative frammentarie e poco efficaci.
Nel dettaglio, la distribuzione degli studenti autistici nelle scuole italiane, secondo stime aggiornate, è la seguente:
° Scuola dell’infanzia: una quota significativa degli alunni con disabilità in questa fascia presenta disturbi dello sviluppo psicologico, inclusi i disturbi dello spettro autistico. Circa il 57% degli alunni con disabilità in questa fascia ha disturbi dello sviluppo.
° Scuola primaria: il 41,9% degli studenti con autismo presenta anche disabilità intellettiva. Gli alunni con autismo rappresentano una quota importante degli studenti con disabilità in questa fascia, con una crescita costante negli ultimi anni. Circa il 42% degli studenti con disabilità intellettiva si trova nella scuola primaria.
° Scuola secondaria di primo grado: il 49,8% degli studenti con autismo presenta disabilità intellettiva. Anche qui l’autismo è una delle disabilità più frequenti, con una percentuale rilevante di studenti con disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione.
° Scuola secondaria di secondo grado: la presenza di studenti con autismo è inferiore rispetto ai gradi precedenti, ma comunque significativa, con una quota di studenti con disabilità intellettiva che arriva al 48%.
Pertanto, in termini numerici complessivi, gli studenti con autismo rappresentano circa il 32% del totale degli alunni con disabilità nelle scuole italiane.
Questi dati evidenziano dunque come l’autismo sia diffuso in tutte le fasce scolastiche, con una maggiore concentrazione nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado, e sottolineano l’importanza di interventi educativi personalizzati e specifici in ogni ordine e grado e di una programmazione strutturale della scuola adeguata, che sappia organizzarsi in anticipo per l’ingresso degli studenti con autismo, evitando atti discriminatori di non accettazione delle iscrizioni o si mostri impreparata quando l’anno scolastico è già avviato.
Per superare queste criticità, è per noi fondamentale introdurre in modo strutturato la figura del supervisore ABA come consulente stabile del plesso scolastico (come già si fa per lo psicologo o il pedagogista in molte scuole). Questo professionista, altamente specializzato e con formazione specifica in Applied Behavior Analysis (ABA, appunto, ossia “Analisi applicata del comportamento”), coordina e supervisiona i programmi educativi personalizzati, supportando non solo l’insegnante di sostegno, ma l’intero gruppo docente, dirigenze scolastiche incluse, il personale scolastico, la famiglia e persino i compagni di classe.
Grazie alle nuove tecnologie e ai mezzi di comunicazione — come video, piattaforme digitali e sistemi di monitoraggio a distanza — il supervisore ABA può intervenire efficacemente anche a distanza, offrendo formazione continua, consulenza personalizzata e monitoraggio costante degli interventi. Questo approccio consente di adattare tempestivamente le strategie educative alle esigenze specifiche dello studente con autismo, migliorando la qualità dell’inclusione e la coesione del team educativo.
Quali possono essere, quindi, le proposte per un cambiamento reale?
° Rafforzare la formazione specialistica di tutto il personale scolastico, non solo degli insegnanti di sostegno, con percorsi mirati sulle caratteristiche dell’autismo e sulle strategie educative basate su evidenze scientifiche come l’ABA.
° Promuovere una responsabilità condivisa tra tutti i docenti e il personale scolastico, superando la logica della delega al solo insegnante di sostegno e coinvolgendo attivamente la classe e la comunità scolastica.
° Integrare stabilmente la consulenza del supervisore ABA nel plesso scolastico, utilizzando le tecnologie digitali per garantire un supporto continuo e multidisciplinare.
° Creare ambienti strutturati e prevedibili, con spazi adeguati, materiali didattici personalizzati e supporti visivi e tecnologici, per ridurre l’ansia e facilitare l’apprendimento.
° Favorire la continuità didattica, evitando cambi frequenti di insegnanti e delle figure educative di riferimento, per costruire relazioni di fiducia fondamentali per gli studenti con autismo.
° Costruire una rete integrata tra scuola, famiglia, servizi sanitari e sociali, per garantire un percorso coerente e multidisciplinare.
° Sensibilizzare la comunità scolastica e promuovere una cultura inclusiva che valorizzi la diversità come risorsa, contrastando pregiudizi e isolamento.
Solo così riteniamo che la scuola potrà trasformarsi in vero spazio di crescita, partecipazione e inclusione per tutti gli studenti, garantendo il diritto allo studio e alla piena cittadinanza a tutti gli alunni, inclusi quelli con autismo.
*Madre di un ragazzo con disturbo dello spettro autistico, componente del Comitato Uniti per l’Autismo, organizzazione unitaria lombarda nata nel 2018, comprendente cinquanta Associazioni per l’autismo e migliaia di famiglie lombarde, rappresentandola con una sola voce nei confronti delle Istituzioni regionali e nazionali.
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