Secondo quanto segnalato da varie persone con disabilità e confermato anche dall’Ente Regionale, da quest’anno, in Veneto, spettano all’utente le varie spese legate alla manutenzione e alle riparazioni delle carrozzine a motore elettrico (batterie, joystick, motore). L’Ente Regionale stesso dice di «volersi attivare per definire un percorso regionale che includa anche queste prestazioni essenziali», ma cosa sta accadendo nelle altre Regioni?

Appare decisamente grave quanto si legge in un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal «Fatto Quotidiano», a firma di Renato La Cara, che riprendendo le segnalazioni di varie persone con disabilità, spiega come da quest’anno in Veneto spettino all’utente le varie spese legate alla manutenzione e alle riparazioni delle carrozzine a motore elettrico, pensando segnatamente alle batterie, al joystick e al motore stesso delle carrozzine.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, per altro, come da successivo aggiornamento curato sempre da La Cara, la Regione Veneto e l’assessora alla Sanità Manuela Lanzarin hanno diffuso una nota in cui dichiarano di avere applicato le norme entrate in vigore da pochi mesi: «L’entrata in vigore del Nomenclatore Allegato 5 al DPCM 12/2017 – si legge in tale nota -, avvenuta il 30 dicembre 2024 con l’approvazione delle Tariffe dell’Elenco 1, ha determinato la revoca dell’efficacia del DM n. 332/1999 su tutto il territorio nazionale. Il nuovo Nomenclatore (Allegato 5 – DPCM 12/2017) non prevede più i codici relativi alle riparazioni e sostituzioni per gli ausili rientranti nel codice ISO 12.23 (carrozzine a motore elettrico). La Regione del Veneto ha recepito la normativa nazionale attraverso la DGR n. 1587 del 30 dicembre 2024 e le Aziende Sanitarie ne hanno dato informazione agli assistiti. Nell’ottica di una presa in carico completa dei pazienti con disabilità, la Regione del Veneto si sta attivando per affrontare questa problematica e definire un percorso regionale che includa anche queste prestazioni essenziali».
A quanto pare, tuttavia, Associazioni e attivisti, come viene ancora riportato nell’articolo del «Fatto Quotidiano», negano di essere stati informati dalle Aziende Sanitarie.
Seguiremo naturalmente gli sviluppi di tale questione, chiedendoci anche, però, come stiano le cose nelle altre Regioni del nostro Paese. (S.B.)
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